“Killer Joe” nasce dalla sagace penna del premio Pulizer Tracy Letts, dramma teatrale prima, film oggi. Sullo schermo il sicario ha il volto dell’affascinante Matthew McConaughey, da qualche settimana già nei cinema con “Magic Mike”, che ora si presenta ai nostri occhi perennemente con occhiali da sole a goccia, abiti scuri dal taglio impeccabile e accessori coordinati sino al più inutile dettaglio, ma anche il temibile Joe Cooper ha un punto debole: come tutti noi è umano e… s’innamora.
Le cose però sono ben più complicate di come possano apparire. Joe è un poliziotto che arrotonda ammazzando su commissione e Dottie, l’oggetto dei suoi desideri, è una “caparra” in attesa del saldo per l’omicidio richiestogli dal di lei bizzarro parentado. La vita metodica e senza imprevisti dello spietato protagonista di questa storia verrà, così, in un attimo, scombinata dai membri della sgangheratissima famiglia Smith.
I personaggi sono caricaturali, la cura per il dettaglio è maniacale, la fotografia sottolinea degrado, sudiciume e umidità. La regia è di polso, decisa, dura, ogni inquadratura incornicia una situazione che va dall’esilarante, al divertente sino talvolta al grottesco. Trascorriamo la maggior parte del tempo in casa Smith, una sorta di baracca nonostante il televisore al plasma troneggi in soggiorno, costante punto di incontro dei protagonisti. Chris le prende tutto il tempo, il padre Ansel viene sempre preso per scemo da tutti e Sharla crede di essere diversa ma alla fine, come gli altri, è solo una perdente. In questo casino Dottie vive in una bolla sino all’incredibile, geniale, inatteso epilogo.
Voto 8. Film che ti fa sentire il profumo di thriller, di fatto è un family drama, rappresentato in stile molto grothesque ed impreziosito da perle splatter.