“Parole Fuori” è stato presentato sabato 19 maggio al Salone del Libro a Torino, in un’arena che andava via via gremendosi per l’arrivo, di lì a poco, di un personaggio televisivo popolarissimo a cavallo fra gli anni ’70 e ’80: Henry Winkler, alias Arthur Fonzarelli, ovvero Fonzie. È una raccolta di racconti nata da un’intelligente idea dell’editore “Il Castoro”, che ha chiesto a dodici autori della letteratura per ragazzi italiana di scrivere una breve storia su uno dei sentimenti che adulti, ragazzi e bambini hanno modo di provare nel corso della loro vita. Ad ogni autore è stato assegnato un sentimento o uno stato d’animo, senza possibilità di scelta: amore, colpa, coraggio, desiderio, disperazione, dolore, gelosia, gioia, odio, paura, timidezza, vergogna. Obbligo comune: mai citare la parola guida all’interno del racconto. Dieci scritti e due fumetti, questo il risultato del progetto, ognuno con uno stile diverso e distintivo, alcuni più lunghi, altri più corti; nessuno banale. Alcune storie toccheranno follemente il cuore, altre lasceranno qualcuno perplesso. Qualche racconto piacerà maggiormente ai ragazzi, altri alle loro compagne. Tutti faranno pensare e saranno lo spunto per discutere di certi stati d’animo che, a partire dai tredici anni, sembrano diventare tabù. Durante la presentazione molti degli autori si sono augurati che questo libro possa diventare per gli insegnanti un nuovo modo di iniziare la lezione: una lettura che potrà far scaturire un dialogo tra adolescenti e adulti. Dopo essere stata al Salone per tre giorni e aver presenziato a numerosi incontri con gli autori ed a qualche reading, mi preme evidenziare una deriva, a mio modo di vedere negativa, che i giovanissimi manifestano verso gli avvenimenti a cui partecipano. In queste giornate ho più volte visto piccoli di tre anni attenti e interessati a quanto loro proposto, che fosse un filmato o una lettura animata, bambini di sei/sette anni ascoltare diligentemente chi si trovava sul palco per porgli domande precise al termine dell’intervento, ragazzini di dieci/undici anni seguire gli incontri con un interesse sufficiente a sapere rispondere alle domande poste loro nel corso delle varie presentazioni. Infine, ho osservato i quattordicenni, anno più anno meno: salvo piacevoli eccezioni, questi ragazzi hanno parlato contemporaneamente con l’amico seduto vicino ma anche con quello alcune file più avanti, hanno navigato e giocato con lo smartphone, e hanno preso come pretesto per creare caos ogni timido applauso proveniente dalle prime file. Interesse per quanto stava accadendo sul palco non ne hanno mai mostrato: sia che si trattasse di un autore poco noto come di un personaggio famoso. Fra i tre e i quindici anni l’attenzione per i libri, le storie che essi contengono e i loro autori sembra andare gradualmente scemando. Mi domando dunque: cosa cambia nel rapporto con i libri e la letteratura da una certa età in poi? Quanti di questi ragazzi disinteressati torneranno ad avvicinarsi alla lettura in età adulta? Iniziare la giornata di scuola con la lettura collettiva di un racconto avvincente o di qualche pagina di un grande romanzo, come auspicato più volte da numerosi autori, anche durante altri incontri, può essere una mossa tattica per far sì che i giovani non perdano mai l’interesse per il mondo del bel scrivere? Ad onor del vero devo dire che il pubblico presente in sala durante la presentazione di “Parole Fuori” è stato cortese e silenzioso, seppur in gran parte interessato soltanto a mantenere il posto per l’incontro successivo. Età media dei presenti: quarant’anni. Chiara Del Tufo
Nella foto a partire da destra: Beatrice Masini, Ludovica Cima, Domenico Baccalario, Eros Miari, Renata Gorgani, Luisa Mattia, Fabrizio Silei, Antonella Ossorio.