Atti osceni in luogo privato, di Marco Missiroli

Creato il 24 marzo 2015 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Non avevo letto nulla di Missiroli prima di questo libro (e in parte mi dispiace) né, come mio solito, ho voluto sapere in anticipo di cosa trattasse la sua nuova opera: semplicemente, una persona che stimo lo ha definito “un buon narratore” e questo mi è bastato. Leggere storie ben narrate, oggi, non è scontato: spesso le buone trame sono sepolte da mucchi di informazioni inutili, da ingenuità narrative che un buon editor dovrebbe stroncare (e dove sono i buoni editor? Ma questo è tutto un altro discorso). Oppure trame inconsistenti si reggono grazie alla fama pregressa o alla bravura dell’autore nell’infiocchettare il nulla. Ho iniziato a leggere, quindi, senza preconcetti e le pagine sembravano rispondere alla mia aspettativa: la narrazione era fluida, la prosa pulita, insomma il libro non solo si faceva leggere, ma lasciava sempre quel senso di speranza ed attesa che i lettori conoscono bene. La voglia di riprendere la lettura al più presto.

Tuttavia, un piccolo tarlo si è insinuato nella mia pacifica lettura e sapete come fanno i tarli: rosicchiano e non smettono mai. Così, ho iniziato a trovare sgradevole il tirare in ballo autori, da Salinger a Faulkner, da Hemingway a John E.Williams, sassolini che marcano la crescita di un ragazzino che detesta leggere e non capisce il sesso, e che invece arriva ai piaceri dell’eros e della lettura attraverso colei che sarà il suo Virgilio e la sua musa per tutto il libro: una bibliotecaria (ma dai…?). Ho trovato infantile l’ostentazione dei titoli, lezioso a volte il linguaggio (tant pis non significa “con pazienza”, comunque), mi ha fatto sobbalzare la scelta di “adultità”, mi ha seccata la riduzione del complesso concetto di “négritude” alla mera bellezza carnale di Lunette.

Ma insomma, nonostante il tarlo e i suoi rodimenti, ho percorso velocemente e persino con gusto le evoluzioni della vita di Libero Marsell. Si passa dai primi turbamenti, dalle masturbazioni furtive, al sesso tanto desiderato, atteso, concluso, per arrivare poi agli amori, all’amore; il tutto narrato in prima persona, non in tono diaristico, piuttosto come un resoconto asettico, come se i sentimenti, le emozioni –persino quelle erotiche!- di cui tanto e con tale dovizia di dettagli si riferisce restassero fuori dalle pagine e dalla prosa. E l’unico momento in cui l’autore/narratore davvero c’è, in pelle, carne e brivido, il momento in cui Libero spinge la ragazza che ama nelle braccia di un altro, resta lì immotivato e mai approfondito, una possibilità di riflessione sulle complicazioni del desiderio lasciata cadere nel vuoto. Di colpo gli “atti osceni” perdono di oscenità ed interesse, restando solo “atti”, fino alla fine della narrazione.

Se mi chiedessero com’è il libro di Missiroli, probabilmente consiglierei di leggerlo, soprattutto per conoscere le impressioni altrui. A me ha lasciato la deludente impressione di prodotto attraente e ben confezionato, ma a sorpresa vuoto, come un enorme, soffice, invogliante marshmallow che si sciolga senza indugi sulla lingua lasciando scoprire quel che in effetti è: un po’ di zucchero colorato.


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