Mi sono chiesto, guardando le fotografie in bianco e nero, se fosse così insolita quella sensazione che prende alla gola quando si percepisce l'occultamento della verità. E invece no, non tornava nuova. Attilio Manca, il 12 Febbraio del 2004, è sdraiato, abbattuto sul suo letto, ucciso da due siringhe di droga e sonniferi, con il setto nasale deviato e così tanto sangue da attraversare il materasso e formare una pozza. Ha sbattuto il viso sul telecomando, così hanno detto. Un urologo di ottima fama, un giovane di talento, nato a San Donà di Piave ma di origini siciliane, nove anni fa è stato trovato morto in un appartamento perfettamente in ordine e vuoto di impronte, senza che questo destasse sospetti. Le siringhe che sono state rinvenute erano incappucciate e riposte, dopo una dose letale di droga, senza nemmeno una traccia delle dita. Un mancino naturale, con due buchi nel braccio sinistro. Le persone che lo conoscevano non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio. Poteva davvero trattarsi di un raptus, di un momento di follia autodistruttiva? Nessun ricordo, nessun frammento della vita di questo giovane medico sembra ricondurre ad una volontà suicida così agghiacciante. C’è un momento chiave in questa vicenda, un momento che necessiterebbe di prove più evidenti che non siano soltanto coincidenze. Il momento è quello che lega la permanenza di Attilio a Marsiglia, proprio nel periodo in cui un certo Gaspare Troia arriva nella città francese per un importante intervento chirurgico alla prostata nel Luglio del 2003. Quel vecchietto che entra nell’ospedale francese è in realtà Bernardo Provenzano, il capo mafia super latitante. Certo, può essere un caso, ma nelle parole del pentito Ciccio Pastoia, trascritte da alcune intercettazioni poco tempo prima che si impiccasse in carcere, veniva menzionata la presenza di un medico siciliano in sala operatoria. Attilio Manca non era un urologo qualsiasi, era uno dei migliori.
Durante le perizie nel bagno della casa dove è stato trovato il corpo, è stata identificata l’impronta del cugino di Attilio, Ugo Manca. Stando alle dichiarazioni rilasciate dal cugino, quella traccia risalirebbe ad una visita effettuata durante il Dicembre del 2003. Ugo Manca ha un passato giudiziario poco limpido e nella sua storia giudiziaria compaiono diversi nomi legati al traffico di droga nella città di Barcellona Pozzo di Gotto. Inoltre, stando alle dichiarazioni della madre di Attilio, l’appartamento era stato pulito personalmente da lei durante i giorni della vigilia di Natale del 2003, e questo escluderebbe la presenza di una impronta datata al mese di Dicembre.
La vicenda di Attilio Manca è stata raccontata e sviscerata molte volte. Purtroppo tutte queste analisi sono arrivate tardi e non sono servite a concentrare gli sforzi e l’attenzione necessaria per sciogliere il filo che avvolge un mistero vergognoso. L’ennesimo, nella storia italiana, l’ennesimo puntualmente macchiato di casualità che non si riescono a spiegare, e dove l’ombra mafiosa sembra seguire pedissequamente i passi lenti dello Stato. Se davvero Attilio ha assistito all’intervento di Bernardo Provenzano, in quel momento è diventato un personaggio scomodo, e la rete di protezione del boss ha potuto benissimo pensare di dover eliminare un possibile testimone.
Vicino al corpo di Attilio Manca, c’era Maus, il fumetto di Art Spiegelman. Me lo ha fatto notare Ornella Gemini, la mamma di Niki Aprile Gatti. Scuotendo la testa ha ripetuto che non era davvero possibile scegliere di morire in quel modo, e che quella storia disegnata, vicino al corpo senza vita di Attilio, ne era a suo modo una prova. La tragedia dell’Olocausto, vissuta attraverso una testimonianza rivisitata in modo completamente originale, vede raffigurati gli ebrei come topi. Costantemente in fuga, alla ricerca di aiuti e di nascondigli, costretti a camminare sui cadaveri dei propri amici nei campi di concentramento. Attilio non doveva nascondersi, non aveva fatto nulla, ma, probabilmente, era finito in una trappola. Art Spiegelman disegna i nazisti coi tratti di gatti meccanici, dal nero dell’inchiostro emergono gli occhi carichi di malvagità. Ecco, forse quello che non riesce a trovare lo spazio definito nella narrazione di questa vicenda è il contorno preciso di una responsabilità visibile, l’immagine che proietti nella nostra coscienza il confine mal tracciato tra la malavita e le istituzioni che dovrebbero difenderci da essa.
Oggi pomeriggio, a Barcellona Pozzo di Gotto,verrà ricordato Attilio. Verrà celebrata una messa da Don Ciotti, e si terrà un incontro-dibattito con numerosi ospiti, per non spegnere la luce della memoria su un caso che si è voluto chiudere a tutti i costi, in modo approssimativo e frettoloso, nonostante tutte le contraddizioni.
Alessio MacFlynn