Ora vi starete chiedendo: Ale ma di che parli, chi è? Guarda che non ci hai mai parlato di Maricla! E invece si, solo che tutti la conosciamo con uno pseudonimo, lei è l’autrice di “Fino all’ultimo respiro”
Ritorna oggi tra le nostre pagine per parlarci di una nuova raccolta..
- Ciao Maricla, prima di tutto grazie per essere tornata tra le nostre pagine. Come stai?
Benissimo, grazie. E grazie a voi di ospitarmi di nuovo.
- La tua associazione… stai andando avanti, racconti di cosa vi occupate e come lo fate?
Certo. La mia associazione si occupa di offrire supporto sociale e occasioni di confronto fra coetanei ad adolescenti e giovani adulti (13 – 24 anni) da tutta Italia che hanno o hanno avuto il cancro attraverso supporto on-line, giornate di svago nelle zone in cui abbiamo gruppetti di ragazzi, gite e mini-vacanze in Toscana, esperienze internazionali, l’invio di pacchi sorpresa con materiale di svago a misura di adolescente e altre iniziative volte a far sì che nessun ragazzo debba più affrontare il cancro da solo. Abbiamo anche realizzato la raccolta digitale “Attimi di noi – storie di adolescenti con tumore” (scaricabile gratuitamente) che racchiude le storie di diciannove dei nostri ragazzi che si sono trasformati in scrittori in erba per raccontare la malattia e tutto ciò che le ruota intorno. Lo scopo principale della raccolta è quello di dare voce agli adolescenti e ai giovani adulti – una categoria cui non pensiamo spesso quando parliamo di oncologia – ma anche quello di dar forza alle persone che, per qualunque motivo, stanno affrontando un momento difficile.
Ho fondato l’associazione perché gli adolescenti e i giovani adulti spesso si ritrovano in
Accettiamo tutti i ragazzi che pensano di beneficiare di quello che facciamo non importa dove abitano, lo stadio della malattia o il tipo di reparto in cui sono o sono stati curati. Ci tengo a dire che l’iscrizione alla nostra associazione e tutte le attività sono gratuite.
- Parlare di cancro non è facile, e se aggiungi poi la parola adolescenti diventa quasi un tabù, ma tu lo fai con un sorriso e con quell’ottimismo che ti distinguono. Come ci riesci?
E’ grazie ai ragazzi. Loro sono una fonte inesauribile di ottimismo e sorrisi, e anche di saggezza. Sono anche esseri umani, ovviamente, con i loro momenti di vulnerabilità ma in linea di massima affrontano la malattia con forza, coraggio e con il sorriso sulle labbra. Non so spiegarlo a parole, ma l’energia e la positività di questi ragazzi è qualcosa che ti trascina. Inoltre, penso anche che uno degli scopi sia far passare i messaggi dei ragazzi, in primis l’amore per la vita. Che senso avrebbe gestire un’intera associazione e di conseguenza la sua pagina Facebook e il suo sito con toni tristi e colori cupi? Il cancro fa male, fa schifo, non dovrebbe esistere, certo, ma purtroppo esiste e colpisce anche i bambini e i ragazzi. Allora, viviamo. Impariamo da gravi difficoltà come una malattia oncologica in età adolescenziale, e sorridiamo. La nostra associazione si basa sull’amicizia, sulla condivisione, sul divertimento e sul vivere nuove esperienze. Naturalmente ci sono anche i momenti difficili e di tristezza, ad esempio quando qualcuno dei ragazzi non ce la fa, ma credo che condividere i messaggi di questi ragazzi sia d’importanza fondamentale ed è dimostrato anche dal seguito su Facebook, piuttosto numeroso visto che siamo aperti da poco più di un anno. Credo che la gente abbia bisogno di ottimismo, positività, forza e anche di qualche “lezione di vita” da questi giovani e che quindi rivolgendoci alle persone con il sorriso, la forza e la voglia di fare possiamo coinvolgerne sempre di più, e così facendo possiamo, fra le altre cose, aumentare la sensibilizzazione riguardo al cancro nell’adolescenza.
Una raccolta… com’è nata questa idea? Chi ha partecipato? Sarà tradotta in altre lingue?
L’idea della raccolta è nata da una piccola casa editrice che ce l’aveva proposta, purtroppo poi la pubblicazione con loro non è stata possibile per varie ragioni, ma l’idea restava valida. Ho già sperimentato l’auto pubblicazione con i miei romanzi, così ho deciso di raccogliere le storie dei ragazzi interessati a diventare degli scrittori in erba, e di distribuire la raccolta gratuitamente per permettere a chiunque di leggerla. Hanno partecipato diciannove ragazzi; scrivere la propria storia non è semplice, significa mettersi a nudo e anche rivivere quell’esperienza, pertanto molti ragazzi non se la sono sentita, ma questi diciannove hanno accettato la sfida e si sono raccontati in queste pagine. Sono ragazzi e ragazze fra i 16 e i 25 anni, due ragazze hanno ricevuto la diagnosi da bambine, mentre tutti gli altri l’hanno ricevuta durante l’adolescenza. Alcuni di loro hanno vinto, altri stanno ancora combattendo e c’e’ anche la storia di un ragazzo con cui sono entrata in contatto quando quella dell’associazione era solo un’idea nella mia mente, un ragazzo che purtroppo non ce l’ha fatta, e la storia di una ragazza inglese che mi ha dato diversi consigli quando muovevo i primi passi nell’apertura dell’associazione e con la quale sono rimasta in contatto. No, la raccolta non sara’ tradotta in altre lingue. Ci tengo sempre a ringraziare tutti i ragazzi che si sono messi in gioco perché, per i motivi che ho detto prima, e magari anche per altri, non e’ semplice raccontarsi, eppure questi ragazzi l’hanno fatto con l’obiettivo primario di aiutare gli altri, altri giovani che ci stanno passando, certo, ma anche persone che stanno affrontando un momento difficile per altre ragioni.
- Quali sono gli obiettivi che hai per la tua associazione?
Voglio che cresca sempre di più perché il mio obiettivo primario è quello di supportare tutti i ragazzi che pensano di poter beneficiare di quello che facciamo e allo stesso tempo quello di offrire sempre nuove esperienze e di portare avanti quelle già avviate. Come ho detto prima, l’associazione non ha alcuno scopo medico, siamo qui per raggruppare questi ragazzi e per offrire loro attività ricreative che li aiutino a fare amicizia, ad annullare il senso d’isolamento ma anche a (ri)trovare la propria sicurezza in sé e a sfidare i propri limiti. Spero che, con il tempo, il programma delle gite in barca, appena avviato, diventi sempre più conosciuto per offrire queste occasioni a tanti gruppi di ragazzi. Direi che l’obiettivo è semplicemente quello di esserci perché, a dispetto di dove abita, del tipo di reparto in cui è o è stato curato, ogni ragazzo possa contare su altri giovani in situazioni simili che possano capirlo appieno.
- Il tuo prossimo libro?
Quando avrò tempo J Adesso fra il lavoro, l’associazione e un po’ di sano tempo libero non ho proprio il tempo materiale. A volte, quando ho tempo, scrivo solo per me. Credo infatti che non dovremmo pubblicare un libro dietro l’altro ma scegliere con cura che cosa pubblicare, e dovrebbe trattarsi di quei libri che ti rendono orgoglioso, almeno secondo me. Il mio prossimo obiettivo sara’ quello di far uscire la seconda edizione, vogliamo chiamarla così, di “Fino all’ultimo respiro”, romanzo che ho auto-pubblicato nel maggio del 2014 e che racconta la storia di un’amicizia fra due adolescenti scozzesi, di cui una malata di leucemia. Durante la stesura di quel romanzo, grazie alle ricerche che ho svolto, sono venuta a conoscenza delle problematiche dei ragazzi colpiti da tumore, e quindi mi ha dato la spinta per provare a fare qualcosa per migliorare il supporto sociale a loro dedicato qua in Italia ed e’ nata l’associazione. In quella prima versione, il libro è narrato in prima persona da un’unica voce, quella della ragazza sana, che racconta anche la malattia dell’altra, perché non me la sentivo di dare voce a un’adolescente malata. Dopo l’avvio dell’associazione, ho riscritto tutto il romanzo seguendo lo stesso filone ma nella seconda edizione le voci delle due protagoniste si alternano. Adesso voglio concentrarmi sulla raccolta contenente le storie dei ragazzi ma spero, alla fine di quest’anno o all’inizio del 2017, di poter pubblicare nuovamente “Fino all’ultimo respiro” in questa sua versione aggiornata. Sono contenta delle critiche positive che ha ricevuto la prima edizione, e non intendo dire le quattro o cinque stelline, ma come, grazie al romanzo, diverse ragazzine e non solo abbiano scritto di essersi fermate a riflettere e di apprezzare molto di più la vita. Credo che i romanzi possano aiutare le persone ad avvicinarsi a temi che li spaventano, come può essere una malattia potenzialmente letale, a piccoli passi, perché sanno che la storia raccontata, per quanto basata su ricerche ecc, è fittizia. E può essere un passo importante per avvicinarle a questa realtà.
- Grazie per essere stata con noi, per averci dato la possibilità di conoscere realtà come questa… ti siamo affezionate e lo sai bene.
Grazie a voi per il supporto che mi avete dato sin dall’inizio, anch’io vi sono affezionata e grazie davvero.
Vi lascio i link utili per saperne di più e per seguirci:
www.facebook.com/adolescentiecancro
Noi abbiamo già scaricato questa raccolta, e voi?
Buona lettura
Alessandra