Per le vie di Calcutta
Uno degli ingressi del New Market
Downtown è un buon posto per stare a Calcutta. Qui sei sprofondato più che nel suo stesso cuore, nella sua calda viscera. Il New Market è il ganglio pulsante di questo intestino che ribolle continuamente. Una folla disumana e disumanizzante ne percorre ogni via, vicolo o anfratto minuscolo e ogni angolo nascosto, con con un'ansia di sopravvivere che non conosce soste. Come in quei sarcofaghi scolpiti, come su quei gopuram, le porte torri immense dei templi Hindu in cui si affastellano corpi avvinghiati, senza spazi, in un horror vacui che evidentemente si ispira all'esistente, non ci sono spazi liberi, per fermarsi, per muoversi, per passare oltre. Devi premere, spingere ed inserirti nel varco che si va creando per procedere dritto attraverso curve infinite per arrivare dove vuoi andare. Ogni superficie libera è ricoperta di merci di ogni genere, affastellate in mucchi o ordinatamente disposte, ma in una quantità che evidentemente è congrua al numero dei passanti che scorre guardando, fermandosi a chiedere, contrattare, comprare, creando ingorghi continui. La cosa che non puoi credere è che in questa corrente vorticosa di umanità, si inseriscano di continuo mezzi di ogni genere, non solo i carretti di servizio carichi di altra merce che arriva a rabboccare il venduto o a preparare il futuro banco, ma moto e addirittura auto che suonando senza sosta, si fanno largo nella massa a passo d'uomo, su cui la gente si appoggia, preme, schiva, saltando tra le pozze di acqua nera o i rifiuti organici di animali.Nel mercato
Un magma ribollente come lava che scorre in continuo richiamato dalla gravità di inferi sottostanti. Tutti parlano, gridano, contrattano, litigano coi vicini che non danno strada. E' una folla in cui ravvisi tutte le differenze ed i contrasti dell'India, dove si mischiano credi, religioni, razze, caste. Turbanti colorati nascondono alla vista magri corpi di bengalesi scuri e minuti, donne velate di nero che rispettano un purda rigoroso, si alternano a ragazzotte in jeans scollacciati, barbe perfettamente curate di sigh severi e altre incolte sovrastati da zucchetti salafiti bianchi, occhi di taglio orientale e sari abbondanti dalle smaglianti perline che avvolgono con grazia. Se tenti di entrare nei cadenti edifici del mercato vero e proprio, subito una fauna di tapiri ti si attacca come mignatte che non riesci a scollarti di dosso e che ti vogliono portare verso i loro strambugi di fiducia e cercano, tentando ogni lingua conosciuta e cercata in base al tuo aspetto fisico, di darti consigli, per carpire i tuoi interessi, le tue intenzioni di acquisto. All'interno, gli stretti spazi tra le ali di venditori, i soffitti asfittici e le merci organiche esposte, formano un brodo di coltura di odori forti, la spezia si mescola alle carni macellate, al dolciastro della frutta stramatura, all'acre del pesce secco e delle risme di vestiti, col cuoio delle scarpe e la gomma che condiscono arricchendolo, il sapore umano della folla e creano infine quell'inconfondibile odore di India che tutto pervade, aumentato e magnificato dal calore opprimente degli ambienti chiusi e senz'aria.Sunil
Coli sudore senza la forza di scrollarti di dosso i buttadentro che tentano di trascinarti verso i negozietti dove sperano in qualche provvigioncina. Ti lasci andare al flusso della corrente, in fondo è dolce scorrere la vista su montagne di scialli ricamati, sul caleidoscopio colorato dei milioni di stoffe, dei sari ricoperti di fregi dorati, volute d'argento e contrasti di colore mai sognato, i salwar camiz punteggiati di stelle con le lunghe dupatte in tinta perfetta che scendono dai manichini volenterosi e sgangherati, i kurta bianchi, colore esso stesso a spiccare tra gli altri. Un'orgia colorata senza fine che ti ubriaca la vista, che ti confonde anche l'idea di acquisto perché è troppa la scelta, la varietà offerta. E allora esci ancora fuori, nell'illusione di respirare, intanto che scende l'ombra della sera, benefica, ma che non riesce a mitigare l'alito caldo della pancia della città. Sunil sta lì fermo sull'angolo del vicolo. Il suo risciò dalle enormi ruote è appoggiato all'indietro, con le lunghe stanghe rivolte verso il cielo, corna sottili o se vuoi, braccia levate in cerca di aiuto. La copertura da aprire nei momenti di pioggia è serrata dietro il sedile verde di pastica dai bordi sbocconcellati da cui fuoriesce la vecchia imbottitura. E' appoggiato alla stanga a cui sembra incatenato, uomo cavallo di Calcutta, che chiede solo di poter sputare l'anima tirando qualche grassa mad'm che si sventaglia con un giornale e che scendendo con fatica gli lascerà in mano qualche lurida rupia senza guardarlo.Il banco dove regalano la roba
Gli si accende un poco l'occhio quando vede passare lo straniero, possibile cliente e fa suonare il campanellino che tiene legato nella mano destra, per richiamare l'attenzione dei passanti come un lebbroso a chiedere strada, cercando un varco in cui tirare il carico fatto, uno spiraglio che chieda un po' meno fatica, ansimando e poi gettando un ultimo sputo catarroso a terra, rosso vivo, forse betel, forse altro, se si prende atto dei cartelli che invitano a fare esami per la tubercolosi ai primi colpi di tosse. Così, si stringe il dhoti bianco sporco attorno alla vita e col suo carico umano, se ne va ansante, coi tendini tesi e lo straccio sporco aggiustato alla meglio attorno alla vita. Sunil, l'uomo cavallo, sorride, lasciando fermi al palo i cento altri simili a sé, oggi che ha già racimolato quanto serve a pagare l'affitto del risciò e una scodella di dal. Il nero della notte è sceso da tempo, ma le mille luci rischiarano ancora le vie. La folla è solo un po' diradata; in un angolo della piazza, un carretto ricolmo di buste che contengono abiti colorati è sovrastato da tre venditori che ripetono ossessivamente "Only pifty, only pifty, only pifty...", un mantra che rimanda la tipica incapacità degli indiani del nord di pronunciare la F iniziale tramutandola in P. Attorno è tutto un affannarsi di donne che si strappano l'affare dalle mani. Come nei mercati di ogni parte del mondo ci si fa largo a stento davanti al banco che regala la roba. Ma poi il rumore si affievolisce poco a poco, man mano che le ore passano e dura ancora a lungo nel cuore della notte, mentre la strada si libera gradatamente dalla folla e lascia sui marciapiedi e le piazzole spazi ristretti dove stendere uno straccio o una coperta in cui avvolgersi e dormire fino alle luci dell'alba. Così la folle corte dei miracoli del giorno lascia spazio ad un dormitorio di disperati che aspettano l'arrivo di un altra giornata, quando un sole malaticcio anche se non riuscirà a farsi strada nell'aria umida e rovente, portando di nuovo la luce.Alba sul mercato
SURVIVAL KIT
Al mattino prima dell'apertura
New Market - Nel quartiere Dharmatala, il cuore della città, un sacco di alberghetti dai 3 stelle in giù, dove puoi respirare la vita della città. Qui trovi ai prezzi migliori tutte le varie cose dell'India, dai souvenir classici, ai vestiti, sari, scialli e così via. Inutile sperare di sfuggire agli "accompagnatori" appostati nelle vicinanze che si accozzano ad ogni straniero che vedono. Non infastiditevi, tanto è inutile, sprecate solo energie preziose che vi serviranno nel calore opprimente dell'interno. Non date retta e magari dopo un po' se ne andranno, ma subito saranno sostituiti da altri che vi vedranno "liberi". Contrattate i prezzi alla morte. Credo che nei mesi di fine aprile e maggio, sia impossibile resistere al calore dell'interno di certo molto superiore ai 40°C umidissimi.Risciò a mano - Credo che Calcutta sia rimasta l'ultima città del mondo dove ancora si trova questo tipo di trasporto umano. La nostra repulsione ad usarli si scontra col fatto che questa gente senza clienti non mangerà. Vedete voi secondo la vostra sensibilità.
Hotel Lindsday - 8. Lindsday street Kolkata. Molto comodo. Proprio davanti al New Market. 4000 R. la doppia. Un 3 stelle onesto, ragionevolmente pulito. Non fatevi rifilare le camere senza finestra. AC e free wifi anche in camera. Dotazioni normali. Pulizia accettabile.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare: Calcutta o Kolkata? Si parte Quasi in partenza