Periodo geopoliticamente denso quello appena trascorso nell’area gravitante attorno all’Iran, ed in particolare per quanto riguarda il settore energetico. Gli attori coinvolti sono molti ma tutto ruota fondamentalmente attorno a due gasdotti: il TAPI (Turchia – Afghanistan – Pakistan – India), e l’IP (Iran – Pakistan) che rischia di tornare ad essere IPI, come si chiavama nel progetto originario prevedente anche l’India.
Proprio l’India infatti si trova alle prese con i problemi dovuti alle sanzioni che colpiscono Teheran, dato che l’embargo vieta l’importazione di combustibile dalla Repubblica Islamica, e New Delhi non può permettersi di mettere a rischio la propria crescita economica bloccando gli accordi commerciali attualmente in vigore con l’Iran. Anzi, le autorità indiane si sono mostrate interessate al ritorno al progetto in precedenza abbandonato, tornando quindi a collaborare con Iran e Pakistan per le realizzazione del “gasdotto della pace”, come era originariamente chiamato l’IPI. Questo non piace assolutamente agli Stati Uniti, che hanno sempre osteggiato il progetto perchè di fatto violerebbe le sanzioni verso l’Iran; per questo motivo l’India ha deciso di porsi come mediatore tra Teheran e Washington, vincendo la paura che il peggiorare dei rapporti con gli USA possa influire sulla “collaborazione” americana nella produzione del nucleare indiano.
Gli Stati Uniti hanno sempre favorito il gasdotto TAPI che tuttavia pone diverse problematiche logistiche, parte delle quali legate alla situazione afghana. Forse proprio per le mosse diplomatiche indiane il Pakistan, tramite il suo presidente Asif Ali Zardari, ha dichiarato di voler restare fedele al progetto sponsorizzato dagli USA, invitando inoltre il Turkmenistan ad accelerare i tempi per l’avvio della realizzazione del gasdotto. Non sembra fuori luogo sottolineare che anche la situazione, esplosiva, che il Pakistan sta vivendo potrebbe influire nel tentativo di non peggiorare i già tesi rapporti con quello che teoricamente sarebbe un alleato, ossia gli USA. Rapporti guastati da diversi fattori come il diverso trattamento che gli Stati Uniti hanno riservato al nucleare pakistano rispetto al nucleare indiano.
E se il Pakistan sembra avere il piede in due scarpe, il Turkmenistan sembra essere affetto da iperattività. La Repubblica centroasiatica, grazie alle sue riserve, è fornitore di tutti le pipeline che transitano nella regione. I giacimenti turkmeni oltre a rifornire TAPI e IP(I) sono anche all’origine di gasdotti diretti in Cina, sia l’esistente che passa da Uzbekistan e Kazakistan, quanto il progetto passante per Afghanistan e Tagikistan; progetto quest’ultimo di estremo interesse per l’Iran in quanto passante in regioni di sua influenza. Il Turkmenistan sta inoltre continuando le ricerce di nuove riserve nel Mar Caspio in collaborazione con compagnie russe.
E proprio nel Caspio la tensione resta alta per via delle continue contese territoriali tra Turkmenistan ed Azerbaigian, sfociate nel passato in veri e propri scontri navali. Il presidente azero Ilham Aliyev ha addirittura lanciato un appello alla Russia, che nella regione è sempre più chiamata a dirimere dispute, chiedendo che una parte della flotta russa nel Mar Nero venga trasferita a Baku.
Il pericolo che il ruolo geopolitico del Turkmenistan diventi senso di onnipotenza sembra farsi concreto, e questo mentre i rapporti tra Iran e USA, Pakistan ed India potrebbero migliorare sensibilmente.
http://www.eurasianet.org/node/66756
http://www.eurasianet.org/node/66803
http://en.trend.az/capital/energy/2133090.html
http://www.naturalgasasia.com/pakistan-fully-backs-tapi-pipeline
http://www.pakistantoday.com.pk/2013/03/25/news/national/india-in-talks-with-iran-us-over-pipeline-project/