Attraversando la paura

Da Patalice
È giunta l'ora, disse il primo. 
Abbiamo oltrepassato la metà di aprile, ergo, volenti o nolenti, c'è da mettersi a fare il cambio di stagione. Anche perché inizia un caldo da ascella pezzata indolente, che mal si coniuga con il dolcevita e il cachemire. A me l'inverno è passato alla velocità della luce, ed il fatto che certa roba non sia manco riuscita a metterla, non è colpa del fatto che ho una sovrabbondanza di capi, ma della mancanza di vero e proprio freddo. Mi piace moltissimo fare il cambio degli armadi, è un po' come se mi regalassero tanta roba nuova, lasciando riscoprire a me stessa, chi sono stata nei bei mesi ormai trapassati, pronti ad essere soppiantati da nuove avventure dal sole nel cielo. C'è anche un sentore profondo e coinvolgente di rinnovamento e novità che avvolge questo caos, come in un incantesimo immobile eppure etereo. C'è la danza del tempo che passa, e non si cura di noi e di chi siamo. C'è la rimembranza di un nostro ieri, a tratti meraviglioso e a tratti dimenticabile.  Come se tutto fosse mosso dalla mano di un arguto artigiano, un'orologiaio antico, che si diverte a confondere le masse con uno scatto in meno o uno in più... Ho imparato ad imparare, a guardare negli occhi le paure senza scapparvi a gambe levate, e le paure sono state indulgenti nei miei riguardi. Il tempo.Ecco a me il tempo fa paura.Avrete presente il Bianconiglio, quello del Paese delle meraviglie, quello perennemente in ritardo?Io mi sento quel bianco, stressato ed ansioso animale munito di orologio da taschino. Gigante. Come lui, sono spesso nel posto e sulla strada meno adatta, con 5 minuti minimo di nevrosi da gestire...Un lungo percorso per arrivare.Che poi il dove è ancora un'incognita troppo bislacca, e poco prevedibile.  E, quindi niente, temo di non fare in tempo, temo di non riuscire, temo che mi passerà sopra le orecchie la vita, ed io non avrò mezzo e modo per starci dietro. Colpa della data di scadenza anticipataColpa della mia natura inquieta ed irrequietaColpa di me stessa medesima.E mi ritrovo a fare la cavaliere della Mancia, in perenne polemica con dei mulini a vento che non cambieranno, ci saranno perdite di tempo e lacrime, ma sarà sempre quello. Inutile incaponirsi, sperando in un miracolo che nemmeno mi gioverebbe. Allora, siccome sono astuta, ho imparato ad attraversare la linea del fuoco e a scottarmi con la paura, che alla fine è un attimo e tutto passa... 
Eroicamente intrapresa la strada del tentare di fare mia la strada che percorro, con le sue gioie e coi suoi dolori, con le sfumature prevedibili, e con quelle cose che non ti aspetti, e che manco immagini possibili. Lei, la paura, rimane comunque lì, ostinata nella sua bellezza ed immutata nel suo carattere, ma io non soccombo più al suo giogo accanito, prendo atto, faccio un grande respiro e cammino. E son passare le mezz'ore e non me ne sono nemmeno accorta.

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