Audition

Creato il 14 febbraio 2012 da Automaticjoy
Piccola premessa: Audition di Takashi Miike è un film su cui, per godervelo appieno, dovreste sapere il meno possibile. Nel mio post cercherò di ridurre al minimo gli spoiler, ma anche una considerazione sull'atmosfera generale rischia di penalizzare la visione.
Questo lavoro è tratto dall'omonimo romanzo di Ryū Murakami (da non confondere col più famoso Haruki), mai tradotto in italiano, che spero prima o poi di riuscire a recuperare.

Eihi Shiina è Asami Yamazaki


A sette anni dalla morte dell'amata moglie Ryoko, Shigeharu Aoyama decide di rifarsi una vita, incoraggiato dal figlio adolescente Shigeiko. Il suo amico Yoshigawa, produttore cinematografico, gli propone di organizzare un'audizione per un film che non verrà mai girato, allo scopo di fargli conoscere delle donne che potrebbero interessarlo. Dopo qualche esitazione Aoyama accetta, e all'audizione incontra Asami Yamazaki, da cui è subito colpito favorevolmente. Inizia così a frequentare la ragazza, convincendosi sempre più che quella giovane modesta e riservata sia fatta apposta per lui.
La prima parte del film mira a convincerci che assisteremo a una storia d'amore, magari travagliata, ma destinata a concludersi nel migliore dei modi. Takashi Miike, però, non è certo un romanticone. Inserisce qua e là indizi inquietanti, piccoli fasci di luce sulla vita della misteriosa Asami, che un accecato Aoyama ignora deliberatamente.
Il regista declina la solitudine nelle sue diverse forme: è solitudine annoiata e malinconica quella di Aoyama, vedovo da molti anni e padre di un adolescente che presto sarà adulto; è solitudine malata e ossessionante quella di Asami, che cerca un uomo disposto ad amare lei e soltanto lei.
Miike non ha bisogno di fantasmi e storie sovrannaturali per terrorizzare: all'interno della psiche umana c'è materiale sufficiente per una filmografia horror coi fiocchi, più disturbante nel suo sadismo di qualunque apparizione dall'oltretomba. Il buon Takashi prende in prestito un po' delle atmosfere di David Lynch per dare vita alle allucinazioni di Aoyama, ma rimane saldamente ancorato alla realtà, senza farsi sedurre dalla tentazione di diluire la tensione con facili vie d'uscita oniriche.
Il vero colpo di genio è la scelta di non mostrare allo spettatore la violenza mentre viene compiuta, ma di utilizzare la soggettiva per far piombare chi guarda nel terrore del protagonista. La fantasia è molto più potente di ogni immagine rivelata.
La dolce pulzella, capace di accendere l'istinto protettivo di ogni buon giapponese, diventa l'emblema di una femminilità che si ribella al ruolo imposto di oggetto del desiderio maschile. Nelle mani di Miike si trasforma nel centro di una storia in cui l'atmosfera è modificata poco a poco fino a giungere a un indimenticabile e inquietante climax.
Voto: 7/8

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