Compie 209 anni la carta carbone che ha rappresentato per molti anni il mezzo più pratico, economico e rapido per ottenere più copie conformi all’originale con una sola battuta.
Soppiantata dalle moderne tecnologie e dalla stampante la carta carbone sta scomparendo, in molte cartolerie non vi è più traccia, alcune la conservano per i nostalgici della macchina da scrivere.
I più giovani probabilmente non sanno di cosa stiamo parlando, a differenza di qualche nonno che sicuramente la conserva gelosamente in qualche angolo della libreria o del cassetto.
La paternità va a all’inglese Ralph Wedgwood, che il 7 ottobre del 1806 pensò di intingere un foglio di carta nell’inchiostro ed una volta asciutto lo inserì tra una velina ed un foglio di carta normale per ottenere una duplicazione di ciò che veniva scritto sopra.
La sua idea nacque per consentire ai non vedenti di scrivere senza l’utilizzo del calamaio.
Secondo diverse fonti la paternità andrebbe all’italiano Pellegrino Turri che la inventò alcuni anni prima tra il 1801 e 1802.
La carta carbone inserita nel rullo della macchina da scrivere ci riporta indietro negli anni quando si “consumava” del tempo a pensare come scrivere anche poche righe cercando di non commettere errori difficilmente da cancellare.
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