Bentornati ad “Auguri Campione!”, la rubrica settimanale di retroonline.it che celebra tutti i grandi campioni che hanno saputo emozionarci
Oggi vorremmo parlarvi di un ragazzo che compie già 38 anni, ma che resterà per sempre scolpito nella memoria di tutti senza che gli anni possano mai cancellarlo. Un ragazzo che sicuramente non è stato un campione come quelli celebrati nelle scorse settimane. Non ha segnato a ripetizione o vinto innumerevoli premi. Rimarrà, però, per sempre un simbolo per una nazione intera. Stiamo parlando di Fabio Grosso.
La storia di Fabio Grosso
Grosso nasce a Roma nel ’77, ma sin da piccolo vola a Torino per indossare la maglia della Juventus, con la quale passerà, a fasi alterne, molti anni della sua vita. Da subito Fabio dimostra di saper dare grande spinta sulla fascia, nel suo ruolo preferito di terzino, e per questo viene apprezzato e ben visto in tutte le squadre in cui ha transitato, che fossero in serie minori come Chieti e Perugia, o nella massima serie come Palermo, Inter e, appunto, Juventus. Molti suoi colleghi lo ricordano come un gran professionista. Uno di quegli uomini che vive il calcio non solo come passione, ma proprio come uno stile di vita. La sua compostezza e la sua gentilezza ne hanno fatto un calciatore amato e rispettato, se non per un talento straordinario come nel caso dei grandi campioni della nostra rubrica, almeno appunto per la sua grande umanità.
L’apice della carriera: Germania 2006
Ma, se ancora vi steste chiedendo perché celebrare uno come Fabio Grosso tra campioni del calibro di Maradona e compagnia danzante, sappiate che la risposta è molto semplice: il Mondiale 2006. Quel magico, incredibile, mozzafiato campionato del mondo. Quella sconcertante e imprevista scalata alla vetta dei nostri Azzurri che sorpresero tutti, anche loro stessi. Tra tutte quelle maglie color del cielo, ce n’era una in particolare che aveva il numero 3. Solitamente un numero non importante in una squadra, che da sempre identifica il terzino, e che spesso non è cosi determinante, figuriamoci in un mondiale. La storia, tuttavia, sa regalarci innumerevoli sorprese, e Fabio Grosso è una di quelle. Una singolarità, come lo chiamerebbero gli scienziati. Una anomalia, una fantastica ed incredibile anomalia. Fabio Grosso è l’eroe azzurro che ci regalò quasi da solo la Coppa del Mondo. L’eroe che seppe commuovere sessanta milioni di persone con quel suo sinistro che fermò il tempo. Quel tiro è scolpito nella nostra memoria e marchiato a fuoco nei nostri cuori. Ancora oggi a stento tratteniamo le lacrime riguardando quegli ultimi due minuti di Italia-Germania. Minuti difficili da spiegare. Minuti che unirono tante persone. Minuti che cambiarono letteralmente un paese. Minuti che avrebbero ispirato un’intera generazione. Un uomo, Fabio Grosso, che con le sue lacrime avrebbe ridato la vita ad un calcio morente. Fabio Grosso, senza se e senza ma, in quei pochi istanti della semifinale, ha redento il nostro calcio, lo ha purificato dal marcio che lo aveva corrotto con scandali e processi, lo ha ripulito con le sue lacrime restituendolo a tutti noi nella sua forma più pura: la gioia di conquistare con quella sua infinita e inarrestabile rincorsa il campionato del mondo. Fabio Grosso è doppiamente eroe perché per due volte si fece carico dei desideri di sessantacinque milioni di cuori. Questo è stato e per sempre sarà: il nostro angelo azzurro.
#Grosso compie 38 anni. Tanti auguri all’eroe di #Berlino, che ha lasciato un ricordo indelebile nei nostri cuori. pic.twitter.com/83cpWtadRm
— Serie A TIM (@SerieA_TIM) 27 Novembre 2015