Così è successo che in Friuli, dalle parti del confine con la Slovenia, da qualche giorno si sta registrando un aumento esponenziale del traffico. Succedeva già
prima, ma adesso è una vera e propria fuga. Dalle tasse. A pochi chilometri dal confine italiano, infatti, la benzina costa circa 1,30 euro al litro, e il gasolio addirittura 1,25. Ma non immaginatevi file chilometriche di vecchie auto arrugginite che arrancano verso un’oasi lontana: in quelle code di trenta, cinquanta macchine per distributore ci sono anche suv e macchinoni di ogni sorta. Basta mettersi il cuore in pace, spegnere il motore e aspettare il proprio turno, poi fare il pieno e tornare a casa, ripassando il confine. È in questo modo che, chi può, reagisce al ground zero che il governo tecnico sembra voler fare dei nostri risparmi.
E chi ci perde però sono altri lavoratori, perché i benzinai friulani vicini alla Slovenia perdono clienti uno dopo l’altro. Bastasse questo, invece chi passa la frontiera (che ormai non c’è più) per fare benzina, ne approfitta anche per rifornirsi di altre cose: il latte, per esempio, che costa la cifra irrisoria di 65 centesimi al litro; e poi la carne, il pane, e già che sei lì ne approfitti per fare tutta la spesa. O le sigarette, 3 euro al pacchetto contro i 4,50 dell’Italia. Sulla stecca si risparmiano ben 15 euro, cioè il 33%! E sono stati annunciati altri aumenti.
Il pellegrinaggio ha quindi aspetti non trascurabili, ed è un fenomeno che si ripeterebbe di certo anche in altre zone d’Italia se invece della Francia, della Svizzera e dell’Austria confinassero con tante Slovenie o Croazie. Farebbero bene a capirlo dalle parti di Palazzo Chigi, perché chi trova una valvola di sfogo ci si getta a capofitto, chi non ne ha nessuna prima o poi esplode.
Written by Frenchi
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