Una nuova batosta per le famiglie italiane si profila con l’aumento Iva 2013 dal 21 al 22% previsto dal 1 luglio
L’ipotesi di un nuovo aumento così ravvicinato, acuisce la già estenuante situazione di crisi economica per il commercio al dettaglio e rischia di compromettere la marcata carenza monetaria delle famiglie italiane.
Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, che ha analizzato la previsione del
saldo natalità-mortalità alla luce dell’incremento dell’Iva (Imposta sul valore aggiunto), a rischio ci sono 26 mila imprese che, con l’aliquota più alta di un punto percentuale, potrebbero essere costrette a chiudere entro la fine del 2013.
Secondo Adusbef e Federconsumatori, il nuovo scatto dell’imposta sui consumi si tradurrà in una ricaduta negativa stimata in 207 euro annui, considerando un nucleo familiare di tre persone. A farne le spese saranno per lo più lavoratori e pensionati, ‘redditi fissi’ che si vedranno stritolati tra aumenti di prezzi e tariffe da un lato e riduzione del già limitato potere di acquisto dall’altro.
Come avvenuto a fine 2011, l’aumento Iva 2013, se approvato, interesserà tutte le fatture per beni e prestazione di servizi, applicandosi ai documenti emessi dalla data della pubblicazione della Legge di conversione del Decreto. Una ripercussione negativa per il benessere di imprese e famiglie che triplica, considerando la scadenza Imu di giugno (ad esclusione della prima casa) e la scadenza della Tares a dicembre, con rincari stimati da Federconsumatori in 480 euro medi per l’Imu e 45 euro per la Tares. Facendo due conti il 2013 costerà circa 734 euro in più a famiglia.
L’aumento Iva 2013 dal 21 al 22%, spiega il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, “determinerà un’implementazione del tasso di inflazione di 0,6 – 0,7 punti percentuali”. Nei 207 euro in più sono infatti compresi anche i costi aggiuntivi per il carburante, dei beni trasportati su gomma (in particolare quelli di largo consumo), le tariffe praticate da artigiani e professionisti e gli eventuali arrotondamenti a sfavore delle famiglie.