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Dopo un bel po’ di anni passati in galera, finalmente l’icona birmana della libertà Aung San Suu Kyi è stata eletta deputata. Se lo è meritato. Al suo posto qualunque altra donna si sarebbe come minimo demoralizzata. Non soltanto le è toccato farsi una vita al fresco e subire umiliazioni di ogni genere, ma anche la natura ci ha messo del suo, infliggendole un cancro all’utero. Niente, Aung San Suu Kyi è stata più forte del destino e adesso siamo felici di partecipare al suo trionfo.
Un personaggio unico? No, in Rwanda c’è una tizia che continua a ripetere: “Io sono la Aung San Suu Kyi rwandese”. A forza di ripeterlo, non soltanto è riuscita a convincersi che sia vero, ma ha convinto anche chi per un motivo o per l’altro vorrebbe rovesciare il regime attuale. Infatti, come la sentono nominare, i suoi supporter ripetono psittacemente: “Victoire Ingabire è la Aung San Suu Kyi rwandese.”
Non per niente Victoire è in galera come il suo modello, visto che si sta godendo una vacanza gratuita nella nostra eccellente “1930”. Per quanto riguarda il resto, forse i soliti pignoli potrebbero trovare qualche piccola differenza: Aung San Suu Kyi si è sempre battuta contro le divisioni etniche, non ha mai detto “le etnie fanno parte della nostra storia e dobbiamo prenderne atto.” Aung San Suu Kyi è un’autentica pacifista, non ha mai finanziato un movimento di guerriglia allo scopo di destabilizzare il proprio paese. Aung San Suu Kyi è una sincera democratica, non ha mai festeggiato l’anniversario dell’ascesa al potere di uno dei dittatori più feroci della storia. Aung San Suu Kyi rispetta le vittime della dittatura, non ha detto: “Anche loro hanno commesso un genocidio.” Aung San Suu Kyi è laica, non una bigotta che va a messa anche in prigione. A parte queste trascurabili differenze, possiamo dire: sì, Victoire Ingabire è la Aung San Suu Kyi rwandese.
Dragor