Aurelio Gotti, Firenze – “Del gigante dell’Ammannati (Biancone)”

Da Paolorossi

Nel 1559 ebbe l'Ammannati a fare la statua del Nettuno dal Duca, il quale non tenne conto di ciò che in concorrenza con lui avevano fatto altri artisti, fra i quali era il Cellini che valeva per tutti. [...]

Benvenuto Cellini e Bartolommeo Ammannati i quali tutt' e due. lavoravano nella Loggia della Signorìa, che l'aveano divisa, facendovi due botteghe, una per una.

Il Cellini che dà i particolari di tale concorrenza, come si diceva allora, si ferma a dire del lavoro proprio, e fa intendere come superasse di gran lunga tutti gli altri e in specie quello dell'Ammannati, cosa che noi posteri gli meniamo buona facilmente, non perchè e' l'ha detta, ma perchè non sapremmo come gli dovesse riescire altrimenti con quel meraviglioso talento che aveva, e virtù nell'arte.

Però il lavoro venne dato all'Ammannati; e sia pure per le grazie della Duchessa, e nonostante le meraviglie che essa medesima e il Duca avevano mostrato di fare del modello del Cellini.

Il Baldinucci nella vita dell'Ammannati, descrive quest' opera dicendo:

" S'applicò dunque l'Ammannati di gran proposito a questo lavoro: venuto poi l'anno 1563, il primo del mese di marzo fu levato il Leone, che era sul canto della ringhiera del palazzo (vecchio), e murato nel mezzo della medesima, dov'è al presente; e quella parte di essa ringhiera, che avanzava verso la Dogana, fu spianata, e gettato il fondamento per la Fonte, e per la base del Nettuno. I marmi misti, di che essa Fonte è composta, trovo che s'incominciassero a murare non prima che l'anno 1571, e poi si andarono seguitando gli altri lavori, finché dal medesimo Ammannato fu del tutto finita colla seguente invenzione. Apparisce nel mezzo di un gran vaso pieno di limpidissime acque, " sgorganti da molti zampilli, il qual vaso è figurato per lo mare, il gran colosso del Nettuno, alto 10 braccia, situato sopra un carro tirato da quattro cavalli marini, due di marmo bianco, e due di mistio, molto belli e vivaci: il Nettuno ha tra le gambe tre figure di Tritoni, che insieme con esso posano sopra una gran conca marina in luogo di carro; il vaso è di otto faccie, di marmo mistio, quattro minori e quattro maggiori. Le quattro minori sono vagamente arricchite con figure di fanciulli, e di altre cose di bronzo, come chiocciole marine, cornucopie, cartelle e simili. S'inalzano sul piano delle medesime certi ìmbasamenti, sopra ciascun de' quali posa una statua di metallo, maggiore del naturale, e sono in tutto quattro; due femmine, che rappresentano Teti e Dori, e due maschi figurati per due Dei marini; all'una e all'altra parte di ciascuna di queste faccie minori sono due Satiri di metallo in varie e bellissime attitudini. Le quattro faccie maggiori sono tanto più basse, quanto basti per potersi da chicchessia godere L'acqua di questa fontana fu presa dalla Fonte alla Ginevra presso di Firenze, un miglio fuori della porta a S. Niccolò, facendola passare per il Ponte a Rubaconte, sotto la Loggia de' Peruzzi, per il Borgo de' Greci, e poi per Piazza. (1) " la limpidezza dell'acqua, la quale traboccando graziosamente, è ricevuta da alcune belle nicchie, e nel gran vaso, ed insomma il tutto è così ben disposto e con tanta maestà ordinato che è proprio una meraviglia. ( Aurelio Gotti, brano tratto da "Storia del palazzo Vecchio in Firenze", 1889 )

(1) In oggi vi deriva da altro più copioso acquedotto chiamato di Montereggi, poggio a settentrione della città di Fiesole, dal quale hanno origine le sorgenti che alimentano la maggior parte delle nostre fontane.

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