Le vittime - un dato in continuo aumento - paiono essere una quindicina, i feriti più di cinquanta.
Nel corso di questi due anni e oltre trascorsi dalla notte in cui decisi di aprire il mio saloon cinematografico, non ho lasciato quasi mai che la cronaca invadesse queste pagine, anche in presenza di avvenimenti decisamente sconcertanti: questo principalmente perchè ho sempre considerato il Cinema - così come la Letteratura, o la Musica - una specie di bacchetta magica in grado di portare i suoi spettatori oltre le trame della quotidianità, aiutando per certi versi a comprenderla ma fornendo sempre una confortevole via di fuga.
A volte, invece, capita che sia la vita reale a varcare i confini della settima arte: e non parlo di Elephant o Polytechnique - drammatiche testimonianze figlie di avvenimenti che sconvolsero interi Paesi -, del lavoro di un regista pronto a tuffarsi nell'abisso mostrandone l'oscurità all'audience attraverso l'occhio della mdp, ma di un atto di guerra, un gesto figlio di una follia che non ha nulla a che vedere con il Cinema, e molto, molto poco con l'Uomo.
Il massacro di Aurora - piccolo centro dal nome affascinante e fiabesco ma con ogni probabilità posto a celare la fotografia di una provincia scialba e tossica di cui spesso abbiamo fatto "esperienza" grazie alle proposte indipendenti e non solo made in Usa -, che da oggi verrà associato alla pellicola di Nolan - destinata ad essere bollata come "maledetta" -, è la triste conferma di quell'atto.
Non voglio fare sensazionalismi, o spararla grossa neanche fossi l'ultimo degli Studio Aperto, ma semplicemente testimoniare la mia vicinanza rispetto a tutte quelle persone uscite - come io stesso farò - per trascorrere una bella serata con gli amici, la fidanzata, la moglie o i figli perdendosi nella meraviglia di uno dei film più attesi dell'anno per finire ammazzati tra una poltrona e l'altra, vittime della roulette russa orchestrata da qualche disadattato soffocato dalla vita. Quella vera. Quella che pretende sempre qualcosa in cambio.
E non oso neppure immaginare quelli tra i sopravvissuti che, con una persona amata contata come vittima, dovranno lottare per non cedere all'impulso di imbracciare a loro volta un'arma e andare a farsi giustizia - e in questo senso penso mi troverei nella stessa situazione - cercando al contempo di infliggere più dolore possibile ai responsabili dell'accaduto.
Fossi in Nolan, o nella produzione, metterei la faccia in modo da fare tutto il possibile perchè questo atto sconsiderato non diventi un boomerang contro il Cinema, che dovrebbe farci respirare, piuttosto che lasciarci agonizzanti, a regalare i nostri ultimi sguardi a pop corn rovesciati o bibite mescolate con il sangue.
Ma tutto quello che si potrebbe scrivere suona come stonato, in questi casi.
Così la chiudo, brindo alla memoria di chi si è visto rubare tutto e spero che i cari, vecchi film possano di nuovo illudermi che esiste anche una vita che non si aspetti nulla di ritorno, se non la meraviglia.
MrFord