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Austin, promossa la pista. Ma che tormento lo sporco e le temperature

Da F1web

Un numero impressionante di cambi di pendenza, sede stradale larghissima, percorrenza in senso antiorario, la prima curva letteralmente da scalare come fosse una montagna, più una serie di trappole disseminate lungo le curve.

La pista di Austin integra il curriculum di Hermann Tilke e porta anche il contributo di Alex Wurz. Ai piloti è piaciuta subito. Diceva Nico Hulkenberg: “C’è una variazione piacevole di curve che dà un bel ritmo. In mezzo ai circuiti di nuova generazione è uno dei miei preferiti”.

Bello ma pure complesso, perché come spiegava Michael Schumacher “ci vuole un po’ per capirlo”. Oltre al fatto che sull’asfalto all’inizio del week-end c’era pure tantissima polvere e le squadre ci hanno messo del tempo per allineare le prestazioni reali alle simulazioni. Felipe Massa era il più critico: “Non mi ricordo di aver mai guidato su un asfalto che avesse così poca aderenza”.

Secondo la stampa tedesca, la causa più che la polvere era l’olio rilasciato dall’asfalto che la squadra di Tilke ha finito di stendere a ottobre e che quindi non ha avuto il tempo di stabilizzarsi, esattamente com’era capitato in Corea nel 2010. Poi comunque nell’arco del week-end la situazione ad Austin è andata via via migliorando. Per dire: Kamui Kobayashi era stato il primo ad andare in pista nelle libere e aveva siglato un tempo che poi è stato abbassato di 17 secondi.

L’aderenza comunque preoccupava un po’ tutti in vista della partenza. La Red Bull secondo quanto è filtrato nel paddock aveva simulato al computer l’avvio dal lato sporco dello schieramento, quello delle piazzole con numero pari, e aveva trovato che scattando in P2 non si poteva arrivare meglio che settimi alla prima curva. Un conto che hanno fatto anche a Maranello, visto che poi alla fine la Ferrari ha strategicamente sacrificato la postazione di Massa con la scusa del cambio per far passare Alonso sul lato pulito.

L’altro dramma di Austin veniva dalle temperature che in Texas per tutto il week-end si sono mantenute al di sotto delle previsioni. Venerdì c’erano 15 gradi, che poi sono saliti a 20 per qualifiche e gara. Il nodo della temperatura delle gomme è sempre stato uno spettro in Formula 1, ma in Texas si è proposto con crudeltà. Soprattutto – ancora – nel box della Ferrari, sabato pomeriggio, quando il muretto del Cavallino ha azzardato la scelta di fare la Q3 con gomme medie già rodate: “Credevamo – si è giustificato Stefano Domenicali – che potesse ridurre il problema, ma evidentemente non è bastato”. E la F2012 si è fermata a oltre un secondo di distacco dalla RB8 di Vettel che ha fatto la pole.


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