Con una scrittura asciutta e consapevole, Gabriele Santoni esordisce con un romanzo tonante e attualissimo.
Ci sono dei libri che per un motivo o per l’altro sono difficili da leggere. E questa difficoltà non nasce necessariamente dallo stile troppo elevato dell’autore o dall’argomento impegnativo che viene trattato. La maggior parte delle volte in cui mi ritrovo in difficoltà nella lettura (e quindi nel commento) di un libro è quando ciò di cui mi parla mi tocca davvero da vicino, al punto che quasi mi sembra di stare leggendo di me e della mia vita, scritta dalla mano di qualcuno che nemmeno mi conosce. E la sensazione che mi ha lasciato “Aut Aut” non appena l’ho terminato è proprio questa: un senso di smarrimento, quello smarrimenti che si prova quando di colpo ti rendi conto che qualcosa nella tua vita non sta funzionando, e che purtroppo non dipende più di tanto da te, e soprattutto che sono molti, troppi, i giovani che si ritrovano nella tua stessa condizione, al punto da essere diventati argomento letterario. Un libro attuale, quello di Gabriele Santoni, un libro che parla di giovani e del loro ingresso nel mondo del lavoro, parla di scelte e di ideali che troppo spesso devono essere traditi, parla di compromessi difficili da raggiungere e della triste consapevolezza di non avere altre scelte.
Matteo, il protagonista del romanzo, è un giovane e brillante laureato, militante di Rifondazione, che ha perso da poco il padre, e che lavora come portiere in un centro di accoglienza per immigrati. Un lavoro al di sotto delle sue capacità, di quello che aveva sempre sognato di diventare e soprattutto di quello che tutti gli altri si aspettavano da lui. Il suo amico Enrico, suo coetaneo, sì che è riuscito a realizzarsi: ha messo da parte parecchi suoi ideali e anche un po’ di morale per entrare in comune e farsi un nome, al punto che ora può persino permettersi di raccomandare il suo amico per un lavoro di molto migliore, con la consapevolezza della sua influenza. Ma dalla sua ha sempre avuto la capacità di saper convincere gli altri, di saper smuovere e portare le persone a fare quello che vuole lui. E Matteo lo sa e lo ha sempre saputo. Così come Elisa sa dell’influenza che l’amica Silvia ha su di lei e sugli altri. Una cosa che non sopporta nella loro amicizia ma a cui non riesce a ribellarsi. E’ troppo insicura per farlo. Nemmeno la sua bravura come parrucchiera, un sogno che è riuscita a realizzare, riesce a fare sparire questa sua timidezza e questa sua paura. Elisa e Matteo si scontrano prima e si incontrano poi quasi per caso e tra loro nasce qualcosa, qualcosa che va oltre la semplice avventura di una serata. Qualcosa di cui Matteo ha paura, una paura dettata dalla sua storia, dalla sua insicurezza e dalla precarietà che dal mondo del lavoro si sposta necessariamente alla vita di tutti i giorni, alle cose in cui ha sempre creduto e per le quali ha sempre combattuto, al punto da arrivare a stare male per quel senso di oppressione che questa precarietà necessariamente genera.
E’ impossibile per me non provare empatia per il protagonista. Sono anche io laureata con lode da pochi anni e costretta a scendere a patti con un lavoro che non è il mio, con un contratto a progetto che doveva durare sei mesi e che ormai va avanti da due anni e mezzo. Ho perso anche io da pochi anni mio padre, un punto di riferimento a cui non ci si può più rivolgere quando se ne avrebbe bisogno e che ha lasciato, proprio come in Matteo, un vuoto difficile da colmare e delle responsabilità aggiuntive con cui fare i conti. E come me, molti altri giovani sono nella stessa situazione che questo giovane autore tanto bene descrive in questo romanzo. Sfumature diverse, certo, ma tutti vittime di un sistema in cui essere bravi non sempre basta.
Lo stile di Gabriele Santoni è semplice e lineare, perfetto per parlare e descrivere di giovani, anche se forse a volte sembrerebbe un po’ più adatto a un racconto che non a un romanzo lungo. Ma trovo che sia comunque stato bravo nell’intervallare i ricordi del passato con la vita del presente e, soprattutto, a dare voce alle inquietudini e ai pensieri di Matteo e di tutti i giovani che si trovano nella stessa situazione. E poi, era da parecchio che non mi capitava di leggere un primo capitolo tanto intenso come quello che apre “Aut aut”. Mi ha lasciato semplicemente senza parole. Forse certi temi potevano essere approfonditi un pochino di più, il rapporto tra Matteo ed Elisa ad esempio, così come la storia di Enrico e del contrasto che c’è tra lui e il protagonista, un contrasto che però non degenera mai perché entrambi sanno di avere torto e ragione. Ma si tratta di un romanzo d’esordio e queste piccole mancanze sono a mio avviso più che giustificabili.
Un romanzo che consiglierei a tutti i giovani che si trovano in questa situazione, che sanno dove vorrebbero andare ma che, almeno per ora, non riescono ad arrivarci in nessun modo e si sentono in colpa a lasciarsi andare a compromessi, quando a volte non se può proprio fare a meno.
Titolo: Aut Aut
Autore: Gabriele Santoni
Pagine: 175
Prezzo di copertina: 12 euro
Editore: Perrone Editore
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