Autore: testi Warren Ellis e Mark Millar, matite Bryan Hitch, Frank Quitely, Chris Weston, Arthur Adams, Gary Erskine, inchiostri Paul Neary, Trevor Scott, Garry Leach, Sal Regla, Derek Fridolfs, Tim Townsend, colori Laura Depuy, David Baron
Editore: Magic Press
Anno: 2008/2012
Solo una persona aveva tentato un esperimento simile prima di Authority di Ellis. Erano gli anni ’80 e il fumetto supereroistico era a un punto di svolta. Alan Moore, con Watchmen e il suo Dottor Manhattan, era riuscito a concepire un uomo che avesse realmente superato la condizione umana, in grado di spingersi al di là e di creare universi. Warren Ellis al volgere del millennio tenta la stessa operazione, ma con un gruppo intero di supereroi, inaugurando così il XXI secolo. Con Planetary e Authority, il geniaccio creatore di Transmetropolitan, prende il mondo creato dalla casa editrice Wildstrom di Jim Lee e lo stravolge come uno tsunami, creando un multiverso composto da infinite realtà e un’autorità superiore a cui non sfugge neanche Dio.
Fresco di stampa per i tipi della Magic Press è il secondo volume in edizione absolute di Authority, che raccoglie gli ultimi capitoli della prima stagione della serie, scritti dall’irriverente scozzese Mark Millar, disegnati da Chris Weston, Frank Quitely e Arthur Adams, inchiostrate da una barca di gente e colorate da David Baron. Il cambiamento apportato da Ellis con questa serie, poi proseguito da Millar, dà forma a una delle grandi questioni filosofiche dell’umanità, il problema del potere e della sua declinazione più diretta, l’autorità. Ellis si chiede perché i supereroi perseguano sempre gli scopi dei governi, delle organizzazioni intergovernative, della legge, quando invece potrebbero, grazie ai loro poteri, essere loro stessi i creatori e plasmatori di un’autorità superiore. Era il 1999 quando il primo numero della serie usciva in edicola e i lettori di fumetti erano stufi marci di balle buoniste, come quella secondo cui Superman non ucciderebbe mai nessuno, neanche i criminali. Fa esplodere grattacieli, ma nessun innocente è mai coinvolto, ma chi ci crede?
Da questa presa di coscienza deriva una serie di conseguenze che va ben oltre il classico uomo ragnesco: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, fondamentalmente uno slogan, quindi più forma che sostanza. La prima di queste conseguenze è far capire agli altri supereroi e supercriminali chi è che comanda, la seconda dimostrare il proprio valore alle altre realtà alternative, la terza togliere di mezzo una vecchia autorità ormai obsoleta e inutile: Dio. Mentre a Ellis, nel primo volume della serie aboslute, spetta di trattare i temi alti, è a Millar che tocca la patata bollente dei temi bassi, meno metafisici e più politici, anche se la divisione, com’è giusto che sia, non è manichea. Così come non è netta la divisione tra lettori ed eroi, gli uni il riflesso, seppur distorto, degli altri, è qui che il discorso di Ellis e Millar si fa più esoterico, si ripiega su sé stesso e lancia una critica, anche se definirla tale è un eufemismo, alla Silver Age dei fumetti.
Ai pargoli di Jack Kirby e Stan Lee è riservato un trattamento a dir poco impietoso, ma non diciamo di più per non rovinare la sorpresa a chi non avesse avuto il piacere di leggere questa saga maledettamente accattivante e divertente. Allo stesso tempo traspare però l’amore e il debito che tutti gli scrittori e appassionati di fumetti hanno nei confronti di quei supereroi così ingenui e puri. La critica che viene portata avanti non è diretta quindi al medium, ma al lettore, sollecitato a riflettere in maniera più ampia, più in grande. Alla serie, ma soprattutto a Ellis, va il merito di aver inaugurato la forma attuale del mondo dei supereroi, anche se i personaggi non sono molto approfonditi, come i rapporti che intessono tra loro. Un’altra piccola pecca, relativa al secondo volume, è la mancanza dei numeri 21 e di quelli dal 23 al 26, due piccoli spin off che non avrebbero aggiunto nulla alla trama, ma che avrebbero fatto la felicità dei collezionisti. In compenso l’unione omo tra Apollo e Midnighter (palesi alter ego di Superman e Batman) e la loro adozione è trattata in un modo mai visto prima: come fosse una cosa completamente naturale, scontata, che non suscitasse nessun tipo di scalpore, come dovrebbe essere.
Authority, oltre ad essere un bel fumetto, più che essere solo una critica, è un’opera d’amore e di speranza, soprattutto verso le storie illustrate che ci hanno fatto e continuano a farci sognare e, nonostante questo, è tra le storie più violente mai lette. Perché come cantavano i Crass: “Anche se parliamo di odio e violenza, le nostre sono canzoni d’amore”. Dal gruppo musicale inglese Ellis ha mutuato anche un altro modo di pensare: “Non c’è nessuna autorità se non te stesso” che, se si legge attentamente, non vuol dire che non c’è nessuna autorità e che ci si può comportare come nella Casa delle Libertà guzzantiana: “facciamo come @x$%£ ci pare”, piuttosto il contrario, purché non si debba appianare una palese ingiustizia, in quel caso nessuna pietà. Warren Ellis ha fatto crescere i fumetti che, lontani ancora dall’essere oltreumani, sono quantomeno diventati adulti. Noi l’abbiamo apprezzato, siamo certi succederà anche a voi ed è inutile aggiungere che ci piacerebbe vedere anche il resto della serie in versione absolute. Voto i-LIBRI: