Quarto numero di "Autopsie", rubrica dedicata all'analisi di racconti e romanzi neri e horror. Il coroner del Posto Nero questa volta è lo scrittore Nicola Lombardi, che si è occupato di sezionare "La città dei clown" di Will Elliott, commentando in profondità i vari "organi" del racconto utilizzando max 66 parole per ogni parte:
1) Stato del cervello: la trama Jamie, un ragazzo australiano con pochi quattrini, un lavoro non gratificante e losche amicizie, viene casualmente a scontrarsi con alcuni clown maligni e dementi giunti (attraverso una toilette portatile!) da un’oscura dimensione parallela. Rapito e trascinato nel loro folle mondo, il giovane si troverà a lavorare per l’infernale circo dei fratelli Pilo, tra freaks e altri fenomeni da baraccone, al servizio di inconoscibili entità ultraterrene.
2) Stato del cuore: il pathos, l’atmosfera Una volta abbandonato il piano della realtà oggettiva, ci si cala in un universo alieno che solo in apparenza sostiene una scenografia “quotidiana” (quella di un comune circo di periferia), ma che non ottiene altro risultato se non quello di sottolineare l’assoluta, irrimediabile alterità dei personaggi che lo popolano. Più che un incubo da cui ci si vorrebbe risvegliare, è una trappola che pare senza scampo.
3) Stato dello stomaco: il sangue, il contenuto splatter Di sangue ne scorre poco, e non si indulge in descrizioni splatter di cui questo romanzo non ha davvero bisogno. Ma i colpi allo stomaco non mancano, e la violenza è insita nello scenario allestito. Tutti sono prigionieri, assoggettati al direttore del circo che succhia e sgranocchia denti come se fossero caramelle, e la morte si respira nell’aria. Un vero e proprio microcosmo ricalcato sull’inferno.
4) Stato dei polmoni: i personaggi A eccezione del “normale” Jamie – anch’egli però condannato a tramutarsi di quando in quando nel crudelissimo clown JJ – gli abitanti di questo mondo impossibile sembrano usciti da un sogno oppiaceo: dagli squilibrati fratelli pagliacci Goshy e Doopy al lupesco e dispotico Kurt, l’autore mette in pista un notevole campionario di varia disumanità, una popolazione perduta non troppo lontana da certe sconsolate figure partorite da Kafka.
5) Stato del fegato: il soprannaturale In questo romanzo tutto è soprannaturale, o forse meglio: innaturale. Lo pseudo-territorio su cui si sviluppa questa pazzesca vita circense è una sorta di isola sospesa sopra un abisso di tenebra. Chi osasse scavare troppo, oppure sporgersi oltre l’orlo, vedrebbe balenare dal profondo i minacciosi guizzi di inconoscibili e primitive entità di stampo inequivocabilmente lovecraftiano. E questi giganteschi esseri, è quasi inutile aggiungerlo, sono sempre affamati...
6) Causa della morte: sintesi Jamie riesce infine a ritornare in “superficie”, però è segnato nell’anima. Appare assente, dissociato. La sua fuga è stata una fortuna, ma la riconquistata libertà non sembra definitiva. Voci suadenti e minacciose lo reclamano. L’idea di fondo, terribile, è che tutta la nostra vita non sia che una temporanea pausa concessaci dall’inferno da cui veniamo, e a cui si dovrà un giorno, nostro malgrado, fare ritorno.
Profilo dell'ospite:
Nicola Lombardi esordisce nella narrativa macabra nel 1989 con la raccolta Ombre - 17 racconti del terrore per le edizioni Arstudio C di Ferrara. Legatosi al movimento letterario romano Neo Noir, pubblica racconti, articoli e traduzioni su riviste e antologie per diverse case editrici: Newton & Compton, Stampa Alternativa, Perseo Libri, Datanews e altre. Suoi sono i romanzi tratti dai film di Dario Argento Profondo Rosso e Suspiria, entrambi pubblicati da Newton & Compton. Ha collaborato per anni con il mensile Mystero di Luigi Cozzi in veste di narratore e traduttore. Altre sue raccolte di racconti horror-noir: I racconti della piccola bottega degli orrori (Mondo Ignoto, 2002); La fiera della paura (Mondo Ignoto, 2004); Striges (Robin, 2005). Il suo romanzo I Ragni Zingari è stato pubblicato nel 2010 dalla XII Edizioni. Collabora attualmente con l’edizione italiana di Weird Tales.
I Ragni Zingari: Settembre 1943. Il Maresciallo Badoglio ha firmato l’armistizio e Michele ritorna dal fronte, dall’Albania, portandosi appresso ricordi di morte e una ferita alla tempia. Nella sua vecchia casa in campagna lo aspettano i suoi: la madre, la sorella Adele, l’anziano nonno e lo strano zio Berto. Ma manca Marco, l’adorato fratellino: è sparito da tre giorni, e nessuno sa che fine abbia fatto. E la sua famiglia non è più la stessa (o forse è lui a non riconoscerla più?), stravolta dalla paura. Non soltanto quella di una guerra logorante, tutt’altro che terminata – trasferita anzi contro nemici già in casa. Ai margini del campo visivo, c’è qualcos’altro. leggi la rassegna stampa
(a cura di Alessandro Manzetti)