“Autopuliamoci!”

Creato il 26 novembre 2013 da Povna @povna

La scuola della ‘povna è in autogestione. E’ cominciata in sordina, la settimana scorsa, ma, piano piano, l’onda della protesta è montata a pieno ritmo, fino a invadere aule, corridoi e scale.
E’ un’onda di sapone, soprattutto. Perché quest’anno i rappresentanti lo avevano detto da subito: “Non vogliamo autogestire per perdere tempo, ma per segnalare una vergogna, e cioè le condizioni di emergenza in cui versano gli ambienti della nostra scuola. Ci aiutate, professoresse?” – avevano proseguito con un sorriso accattivante, rivolti alla ‘povna e all’Ingegnera Tosta.
Ma loro non si erano sbilanciate, prima della prova dei fatti:
“Dare denaro quando vedere cammello” – aveva glossato la ‘povna, telegrafica – “Il che vuol dire” – aveva aggiunto di fronte ad espressioni assai perplesse – “che, se voi le vostre parole le dimostrate con i fatti, mi vedrete ginocchioni insieme a voi, a sdrusciare a terra, o a impugnare la ramazza. Altrimenti, ognuno dal suo lato, e non c’è cosa”.
“Sono d’accordo con lei” – si era unita l’Ingegnera Tosta – “Io vi aiuto, e mi impegno a convincere anche i colleghi a farlo. Ma voi fateci vedere che non volete saltare le lezioni e basta, e che volete lavorare”.
Detto, e fatto. A partire da sabato scorso le grandi pulizie di inverno sono scoppiate nell’Istituto tutto. Prima, le aule; poi i cortili, gli spazi comuni, i corridoi; quindi (timidamente, perché lì la fatica è di Sisifo) qualche bagno. Infine, sono arrivati i muri.
“Vogliamo re-imbiancare l’edificio, professoressa” – le spiegano i rappresentanti orgogliosissimi – “Ora scriviamo a Barbie per chiedere il permesso. E poi abbiamo scritto questa lettera all’Asl, al Circondario, alla Provincia, per chiedere loro i lavori che ci spettano, ché servizi igienici così non sono né dignitosi, né corretti; e non parliamo poi delle porte rotte, dei fili scoperti, delle grondaie che si intasano. Dicono sempre che non ci sono soldi, e però, chissà come mai, per quelli del Liceo li hanno saputi trovare!”.
Si riferiscono a quelle famose aule cedute dalla scuola della ‘povna al Liceo classico, che, passate alla scuola di élite, della borghesia bene di provincia, hanno ricevuto quella manutenzione straordinaria necessaria da tempo (mentre, chissà come mai, quando a occuparle erano gli alunni della ‘povna, vuoi il patto di stabilità, vuoi questo, vuoi quell’altro, i fondi per ripristinare due porte e tre maniglie non si potevano trovare).
“Ma ora ci pensiamo noi” – procedono quelli (che, del resto, sono un po’ tutti piccoli ingegneri dentro) – “ci può correggere il testo della lettera?”.
La ‘povna si presta, li aiuta, li consiglia. E insieme a lei molti altri: non solo l’Ingegnera Tosta, ma anche Esagono, Mafalda, Stordita, Barbalbero, Mickey Mouse firmano la lettera.
Dal Prefabbricato, dal canto suo, Barbie fa sapere che “No, l’autorizzazione a reimbiancare non può darla”. Ma nello stesso tempo il tono è di quelli che induce a tentare.
“E allora si fa, inutile stare a perder tempo!” – tuonano i Merry Men all’unisono (che il loro motto, è, da sempre, si sa, “Molte parole e tanti fatti”). Così questa mattina, mentre il resto della scuola è ancora alle prese con l’organizzazione spicciola, la loro aula è carica di vernici, rulli e pennellesse.
“Prof., ci presta le casse?” – le scrive sul gruppo telematico all’alba Piccolo Giovanni – “Perché un po’ di musica (tenuta bassa, lo sappiamo!) mette allegria, se si deve pitturare”.
La ‘povna arriva a scuola, e trova un alveare alla casa sull’albero. Loro sono tutti fieri, macchiati e a finestre aperte (“Così asciuga prima, prof., dobbiamo dare la seconda mano di bianco!”: “Guardi” – Soldino la guida per le nuove e ristrutturate meraviglie – “abbiamo riparato anche i buchi, qui, e qui: ci ha portato lo stucco il nonno di Cirillo Skizzo”. E, di fronte a un tale trionfo di energia indirizzata all’obiettivo con disinvolta sicurezza, la ‘povna sempre più sa che li ama.
“Cosa credete, anche noi faremo la nostra parte?!” – è giunto il momento di cavare il suo personale coniglio dal cilindro. “Ieri pomeriggio io, Mafalda e l’Ingegnera Tosta siamo andate a comprare le nuove tavolette per i bagni degli insegnanti. E anche gli scopini, in sovrapprezzo. Se sono trent’anni che non vengono sostituiti, sarà il tempo di provvedere, finalmente”.
Un boato di plauso accoglie le sue parole e mani di volontari si sollevano in trionfo: “Vi aiutiamo noi, professoresse!”.
Così, grazie a Rotondo, Stuffy e un paio di altri grandi, ogni cosa è allestita con perizia. Nel frattempo l’ASL arriva in pompa magna, per una visita di controllo: “No, non buttate via quelle assi, meritano una fotografia (purtroppo)”. La giornata, per gli auto-puliti, finisce in meritata gloria (con tanto di intervista).
“Che cosa è questa novità dei bagni?” – domanderanno Ottusa e S(t)olida facendo capolino, dopo il suono della campanella.
“Con Mafalda, l’Ingegnera Tosta abbiamo deciso che la situazione sanitaria nostra era uno scandalo, e abbiamo comprato e offerto alla comunità ciambelle pulite e nuove spazzole da cesso” – spiega la ‘povna con tono neutro. Non si aspetta una “ola”, e forse nemmeno un “grazie”.
Ma, quando il commento delle due colleghe è, unanime: “Solo i bagni dei docenti? E perché non le avete cambiate dappertutto?”, il “vaffanculo” di risposta arriva immediato, e in faccia, senza attendere in differita la valvola dello sfogo narrativo.