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Quella contro l’autore indipendente, o auto-pubblicato, sta diventando la nuova farsa/crociata che affiancherà quella degli Odoratori della Carta.
Farsa perché le obiezioni addotte al self-publishing sono per lo più basate su luoghi comuni e mancanza di rispetto verso l’autore in sé, bisognoso, a dire dei crociati, della saggezza di “editor competenti” (perché l’autore non può esserlo, competente, dev’essere anzi per forza un deficiente) e compagnia bella per poter essere preso anche solo in considerazione per la lettura, nemmeno per la pubblicazione, quella è da vedersi, solo se scende dio in terra…
Crociata perché il self-publishing nasce dalla volontà del singolo e dal rapporto diretto coi lettori, un fenomeno fuori controllo che, come una nuova religione opposta a quella imperante e soprattutto in rapida espansione, dev’essere stroncato.
Ed è proprio questa, l’atmosfera che respiro. Io in particolare credevo di non dare fastidio a nessuno,
Volevo soltanto provare a pubblicare qualche mio racconto e sapere, direttamente dalla voce di coloro che contano di più, i lettori, cosa ne pensassero. Ringraziando e ribattendo, talvolta.
Ho scoperto, però, che non importa starsene tranquilli in un angolino e pensare ai fatti propri. In quanto autore indipendente, sono detestato. A prescindere, per le ragioni di cui sopra: la crociata.
***
La cosa mi sta anche bene, per un bizzarro senso della sfida e dell’onore, convinto che il futuro parlerà per tutti gli autori indipendenti.
E non mi infastidirebbe più di tanto, se non che, come sempre, proprio come per gli eBook, vengono attribuiti agli autori indipendenti tratti caratteristici lesivi, atti a denigrarne la figura, sminuirne il ruolo, a distruggere la possibilità che essi vengano presi sul serio dal lettore, in quanto produttori, i primi, senza dubbio alcuno, di “letame”.
Ebbene, quanto posso incazzarmi?
E, sapete, un po’ mi girano, che si parli male di me, in quanto appartenente alla schiera degli autori indipendenti, be’, mi fa perdere il consueto aplomb, che già è molto, molto esile.
Per cui, qui di seguito, una serie di luoghi comuni associati allo scrittore auto-pubblicato, applicati a me e smentiti dalla mia esperienza nel self-publishing e come scrittore, peraltro ancora agli inizi.
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a) Lo scrittore arriva all’auto-pubblicazione perché rifiutato dall’editoria tradizionale
È vero, ma non in tutti i casi.
Vi racconto la mia esperienza: come tutti quelli che scrivono, il sogno, all’inizio, quando avevo diciannove anni, era: la pubblicazione!
È il sogno comune.
Ma è durato un paio d’anni, ovvero fino ai ventuno. Nel frattempo ho partecipato a un solo concorso di narrativa e ho inviato un solo manoscritto a tre case editrici.
Ho smesso di scrivere per tredici anni, per motivi personali, non ultimo la morte di papà, fino a quando non ho scritto la mia Ragazza.
Da quel momento, ancora completamente a digiuno delle possibilità offerte dalla rete, e delle diatribe che affliggevano il mondo editoriale italiano, ho scelto di fare da solo.
Non ho mai inviato i miei lavori attuali a case editrici, non ho mai più partecipato a concorsi, né ho intenzione di farlo.
La cosa non mi interessa, essendo assolutamente persuaso che, nel mio caso, l’auto-pubblicazione risponda a tutte le mie esigenze.
b) lo scrittore indipendente in realtà mira a essere pubblicato dall’editoria tradizionale
Qui lo ribadisco: non pubblicherò MAI con una casa editrice tradizionale. Non mi interessa e non ne ho bisogno.
Il prestigio non lo fa il marchio. Quest’ultima per molti è solo teoria, smentita dall’opportunità, ma non per me. Lo penso sul serio e lo faccio.
c) lo scrittore indipendente non avrà mai la necessaria competenza per pubblicare un testo che sia all’altezza di quello di una casa editrice
Ecco, questa proposizione è falsa, perché si basa sul perché sì. Dichiara che l’autore, fondamentalmente, è un coglione analfabeta, e che tutto il lavoro importante lo fanno loro, che lo aiutano a essere pubblicato.
È una sciocchezza, inutile girarci intorno.
Postilla per gli amanti del contraddittorio: non ho detto che l’editing non serve. Io mi avvalgo di beta-lettori e editor, e il loro contributo è prezioso, ma non perché IO non abbia la competenza necessaria per farmi l’editing da solo, ma solo perché otto occhi esperti vedono meglio di due, e gli errori sono sempre possibili, tutto qua.
E in ogni caso, la qualità del lavoro si migliora solo provandoci.
d) lo scrittore indipendente sfrutta comunque mezzi appartenenti alla “comunità editoriale” (giornalisti, librai, autori, reti di lettori) per promuovere la propria opera. E in quanto indipendente, non deve farlo.
Questa stento a capirla: in quanto autore indipendente non posso far leggere il mio lavoro a un giornalista? E perché? Devo restare nel ghetto dove mi avete piazzato?
Solo io la trovo una proposizione un po’ pregiudizievole? Per non dire “da regime”?
Un annuncio finalmente veritiero
f) Il lettore di un autore indipendente non è tutelato nell’acquisto e nella qualità dell’opera che si appresta a leggere, in quanto il testo non è stato giudicato a priori dagli esperti del settore (editori, editor, e altri strani figuri)
Ancora una volta mi trovo a obiettare:
tanto per cominciare, un autore indipendente mette il proprio libro in vendita a 3-4 euro, quando non li distribuisce gratis. Una casa editrice li mette a 15-20 euro.
A parità di merda potenziale, ci sono ben 11-16 euro di risparmio per il lettore.
Seconda obiezione, non capisco perché gli editori si debbano attribuire quest’aura di talent scout che, spessissimo, non hanno. Altrimenti non avremmo a che fare con robe alla Hunger Games, o coi libri dei calciatori scritti da ghost writer schiavizzati in buie cantine umide.
Per cui, piantatela di considerare l’autore un analfabeta che ha rubato il titolo di studi e il lettore un disabile che deve essere assistito negli acquisti e guidato alla spesa di venti euro anziché due, perché loro lo fanno meglio.
Seconda postilla per gli amanti del contraddittorio: non intendo che le case editrici pubblicano solo merda e che gli indipendenti solo capolavori, entrambi pubblicano cose meritevoli e immeritevoli. Le prove sono sotto gli occhi di tutti, i vari siti che distribuiscono eBook gratuiti e gli scaffali delle librerie. Entrambi i luoghi sono pieni di robaccia e cose utili (ultimamente gli scaffali delle librerie sono colmi anche di oggetti d’arredamento che nulla hanno a che fare coi libri, ma questo è un altro discorso…)
Il sogno, in quanto autore indipendente, è di essere letto, che poi è lo scopo dei libri. Mi avvalgo della facoltà di poterlo fare subito e in modo diretto, grazie alla rete.
La cosa non garba a chi, in questo modo, viene tagliato fuori. Chi siano costoro è evidente.
La conclusione è che non solo non posso farci niente, ma nemmeno voglio. Continuerò a scrivere da indipendente e a pubblicare da indipendente.
Tutto il resto, come al solito, sono solo chiacchiere. Rumore di fondo. Statica.
Statemi bene e non vi rodete troppo il fegato.