Internet e fumetti: gli autori nell’era social era un articolo che cercava di analizzare il rapporto che scrittori e disegnatori di fumetti hanno instaurato con la Rete, sotto il profilo della comunicazione e del rapporto con i propri lettori.
Abbiamo deciso di proseguire quel discorso interpellando i diretti interessati, in una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto.
Mabel Morri (Rimini, 1975). Nel 1999 fonda la casa editrice indipendente Studio Monkey, attraverso la quale pubblica “Hai mai notato la forma delle mele?”. Nel 2002 vince il “Premio Scenario” al festival di fumetti di Lucerna per la migliore sceneggiatura con la storia “22 e 37″ e nel 2004 il “Premio nuove strade” al Comicon di Napoli. Nel 2004 esce l’antologia “Vite comuni” per il Centro Fumetto Andrea Pazienza. Nel 2009 esce “Io e te su Naboo”, e nel 2013 “Cinquecento milioni di stelle” (entrambi Kappa Edizioni). Nel 2014 diventa la prima fumettista a pitturare l’interno di una chiesa, illustrando sulle colonne della chiesa di San Martino in Riparotta di Rimini, in località Viserba, la vita di San Martino. Il sito personale è www.mabelmorri.it.
Ciao Andrea e buongiorno a tutti i lettori de Lo Spazio Bianco.
Perché “esistere sul web”. Già perché?
Ho impiegato anni a decidermi ad aprire un blog, a farmi convincere e affascinare da questo nuovo mondo che arriva a metà della tua vita e cambia ancora le regole che pensavi di aver imparato nei primi trent’anni di vita.
Ho impiegato anche tanto tempo a “capire” cosa rendeva affascinante il web, io che ho sempre prediletto il contatto visivo, la conoscenza fisica delle persone che incontravo; il tatto, gli odori, la luce di ciò che vivevo.
E ho impiegato tempo a crescere io, intimamente e artisticamente.
Poi, mi sono stufata, come è nella mia natura, e l’ho aperto. E ciao.
Perché sì, esiste, a prescindere, e la potenzialità della rete è una visibilità che, a pensarci, appena nove anni fa, pre-era social network, era un po’ più difficile da avere. Sono cambiate tante cose e tante che sembravano la novità sono diventate una quotidianità impensabile. Prima esistevano riviste specializzate e si leggeva l’arte e la cultura nelle terze pagine dei giornali, oggi con un click si arriva ad avere qualunque informazione. Prima c’era una ricerca anche della notizia, oggi è tutto troppo veloce.
Anche se, la mia impressione, è che non si stiano sfruttando a pieno la potenzialità che ha il web. Credo ne abbia tantissima, ma, vuoi per inesperienza, vuoi perché non abbiamo una cultura informatica, qualcosa sfugge e la si usa semplicemente al meglio. ma potrebbe dare di più.
Ma ci sta. Cambia la vita e cambiano anche i metodi di informazione.
Credo però che sia necessaria sempre una certa etica. O, diciamo, avere una linea. anche in questo etere che non ha sesso, non ha odori, non è tangibile e se ti manca la wi-fi e una spina perché la batteria è scarica ciao. E, curiosamente, il buon vecchio libro è lì a tenere compagnia e a far vivere emozioni che Internet non darà mai.
E credo che sia necessaria un’etica intelligente.
E il fumetto e condividere anche la propria arte sul web sottolinea ancora di più quanto il fumetto stesso sia duttile e malleabile a nuovi modi di espressione.
Che poi possa essere fruttuosa, ho sempre l’impressione che ciò che si fa nella realtà incida ancora tanto su ciò che si è in rete.
Sono impressioni, naturalmente, ma non riesco a pensare che non sia così.
Il tuo sito, contrariamente alla tendenza generale, è decisamente aggiornato: che valore aggiunto dà alla tua comunicazione verso i lettori il sito internet ufficiale rispetto alla pagina Facebook, anch’essa molto “vissuta” e dove rispondi sempre volentieri ai post dei fan?
Ho aperto il blog quando questa, sì, “moda”, stava scemando.
Non sono mai stata una che seguiva le mode, anche nel mio esistere nella vita reale.
Tipo che calzavo già le espadrillas quando è riesplosa la moda, o indosso ancora la salopette come quando avevo dieci anni.
Allo stesso modo, Internet che ora è la normalità, ho iniziato a usarlo molto tardi.
E non ho tatuaggi perché non fa parte della mia cultura. sono per caso un maori? Non mi pare proprio.
Anche se mi piacciono tantissimo, sugli altri. E molti miei personaggi li hanno.
E poi l’idea che quando avrò le braccia flaccide e la pancia e le tette penzolanti io possa avere qualcosa sulla pelle che mi ricorda quando ero giovane e magra, be’ grazie, ma anche no.
E porto i capelli bianchi, li lascio crescere così, e cippa alle mode e al valore estetico.
Il valore umano è più importante di una bella tinta.
A tale proposito, mi viene in mente un aneddoto: mi avevano invitata per una serata nella quale disegnare e un organizzatore mi aveva chiesto se avevo bisogno della tavoletta e sa la madonna cos’altro di digitale. E l’unico pensiero che ho avuto su come usarla è stata come in quel video nel quale la giovane figlia va dal padre, evidentemente di vecchia scuola, per una cena che lui sta preparando. Lei gli chiede se il nuovo tablet super tecnologico piatto come un foglio gli sia piaciuto e lo stia usando. E lui risponde che, sì, è utilissimo e poi, inquadrato, lo sta usando come battilarda per tagliare il prezzemolo tipo.
Ecco.
Il blog è la tua casa. Già che si fa una fatica della madonna a pagare un mutuo nella vita reale tanto vale avere una casa da qualche parte, anche in un mondo virtuale, che nessuna banca può toglierti.
Sono sempre stata un vulcano di idee e realizzarle tutte forse non mi basterebbero due vite, così, avere un blog mi dà una libertà espressiva della quale fruisco come mi va.
Voglio scrivere di calcio?
Lo faccio sul blog. E sono assolutamente consapevole che non frega una cippa a nessuno dei miei post sul calcio, eppure continuerò a farli. Perché, semplicemente, mi piace. E mi piace anche essermi spaccata due piedi per atterrare le giocatrici della squadra avversaria per rubare quel diavolo di pallone e se avessi ancora le gambe che mi tengono sarei ancora là su quel bellissimo campo verde con le mie adidas world Cup a zampettare come Holly.
Certo, parlo di calcio anche al bar con gli amici vecchietti ai quali rubare la Gazzetta dello Sport al mattino è diventata una battaglia, ma attraverso il blog posso farlo come piace a me.
E poi, come dicevo sopra, credo serva un’etica, anche in Internet.
Facebook è nato per farsi i fatti degli altri fondamentalmente e per sesso. Considerato questo, Facebook per me è un canale dove pubblicizzare il blog o ciò che reputo culturalmente interessante. E condividerlo.
Twitter è più informativo e mi piace di più, ma lo uso allo stesso modo.
Così Instagram per le immagini. molte foto che posto su Instagram non le pubblico su Facebook o Twitter per esempio. proprio perché questi social hanno, in realtà, delle loro regole; tacite, ma che esistono.
E il valore aggiunto del blog è proprio questo. Io ti invito a casa mia.
Non è scontato.
Puoi conoscermi un po’ meglio, ma è casa mia e rispetti le mie regole.
Tanto basta un click per uscirne senza nemmeno salutare.
Ops. Credo di aver risposto già nella domanda precedente.
Però posso aggiungere che tipo una nuova moda è aver lasciato perdere il blog e molti sono passati a Tumblr.
Ecco. secondo me Tumblr è un mercato di pesce coperto. Non trovi un pesce a meno che non si vada al banco a chiederlo specificamente.
È anche vero che Tumblr funziona sul fatto che non ci si deve sforzare nell’accompagnare le immagini con un testo troppo lungo.
Al che, io vedo questa gran galleria di immagini e mi domando: quindi?
Allora, vado al museo a guardarmi le pietre romane. Tanto è uguale.
Invece a me piace spiegare perché ti sto mostrando qualcosa.
Chiaro che parta dal presupposto di pubblicizzare anche i miei progetti, libri e il resto, ma ti apro la porta di casa, ti invito a leggere spiegandoti cosa sto facendo o cosa ti stai perdendo.
È anche di questo che si tratta.
Internet è tanto grande quanto il perdere metà delle cose che vi si raccontano perché non si conoscono e, peggio, si usa Internet come il prato di casa. Oltre il recinto non si sa cosa ci sia.
È teoria di molti che per far conoscere il fumetto alla gente occorra portare il fumetto ovunque, fuori dagli albi.
Tu l’hai portato addirittura in chiesa!
In questa necessità di far uscire il fumetto dai soliti schemi, il web è un buon “nuovo contenitore” oppure consente di diffonderlo solo in una certa fascia di pubblico, magari già affine al medium? O ancora, il web da “nuovo contenitore” per i fumetti, è già diventato vecchio, si è già cioè conformato al fumetto?
Il portare il fumetto fuori dagli albi è un altro mezzo con il quale avvicinare persone che non ne hanno mai letto uno.
Questo è il vero successo, quando accade.
Sì, la faccenda chiesa ha portato visibilità al mio lavoro, e ovviamente ne sono contenta, ma sapere che le persone che la vanno a vedere mi scrivono per domandarmi tipo con quali fumetti partire, be’, è una figata e la gioia più grande. Così come averlo portato in biblioteca in una recente mostra a Gatteo, in agosto. Sto aiutando la biblioteca a stilare una lista di fumetti che tutti dovrebbero leggere. Quantomeno i fondamentali.
È sempre nel reale che si misura ciò che di buono si fa anche in Internet.
E poi, il fumetto lo si deve amare.
E lo si ama e lo si continuerà ad amare su carta.
I webcomics sono importanti e ne sono fioccati come funghi, ma altro non è che la dimostrazione che il fumetto è un’arte che si presta anche a una lettura verticale e che, nella stramaggioranza dei casi, cerca di passare su carta.
E se c’è una cosa che non morirà mai è un buon vecchio fumetto stampato e che puoi rileggere quando vuoi.
Il web, internet, è solo uno strumento che si dovrebbe usare con cognizione di causa. e come tale, va usato con lo scopo di diffondere, condividere, partecipare a ciò che succede.
Chiaro che la metà delle informazioni che arrivano sono bufale e, tra le tante, c’è la possibilità di perdersi “quella” notizia interessante, ma è un pericolo che si corre.
E chiaro che se lo si usa per creare discussioni, be’, in fondo è anche la libertà che si ha in Internet e quindi altro pericolo.
Il modo di comunicare è cambiato ma è rimasto provinciale.
E il fumetto, in tutto questo, si salva sempre, tra carta e web.
Perché, come scrivevo sopra, la verità è che non morirà mai. E chi lo ama, cercherà sempre di fare il bene del fumetto. O almeno, io tenterò di farlo, proprio per il mio dare un valore alto a quest’arte meravigliosa. Ed è un peccato che non lo facciano tutti.
E che sia carta o web, via, aprite un fumetto o fate un click.
Ma amateli, e leggeteli!
Intervista rilasciata via mail il 1° settembre 2014.