Autori e web: intervista a Roberto Recchioni

Creato il 22 ottobre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Internet e fumetti: gli autori nell’era social era un articolo che cercava di analizzare il rapporto che scrittori e disegnatori di fumetti hanno instaurato con la Rete, sotto il profilo della comunicazione e del rapporto con i propri lettori.
Abbiamo deciso di proseguire quel discorso interpellando i diretti interessati, in una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto. 

Nato nel 1974, Roberto Recchioni è attivo nell’ambito fumettistico professionale dal 1993, esordendo sulla serie “Dark Side” (da lui creata) edita da BDPress. Ha in seguito collaborato con Star Shop, Comic Art, Rizzoli, Magic Press, Eura Editoriale, ed è inoltre tra i soci fondatori della Casa editrice Factory. Per il mercato estero ha pubblicato un paio di storie brevi sulla celebre rivista americana “Heavy Metal”. È stato anche redattore delle riviste “X-Files”, “CineAttack!”, “Fiction” e “Pc Zeta”, curando inoltre “Resident Evil Magazine”, “Cliffhanger” e “Wildstorm”. Approdato all’Eura Editoriale, ha creato e realizzato, in coppia con Lorenzo Bartoli, svariati racconti e serie per “Skorpio” e “Lanciostory”, tra cui “Napoli Ground Zero” e “Logan”. Sempre con Bartoli ha dato vita alle serie a fumetti “John Doe” e “Detective Dante”. Dal 2007 è entrato a far parte dello staff degli sceneggiatori di “Dylan Dog”, esordendo con una storia breve pubblicata sul primo “Dylan Dog Color Fest” e successivamente approdando alla serie mensile. Per Nicola Pesce Editore ha  pubblicato “Asso” e “Ammazatine”. Attualmente, per la Sergio Bonelli Editore è il curatore di “Dylan Dog” e scrive per “Le Storie”, “Tex” e per “Orfani”, una miniserie da lui ideata insieme a Emiliano Mammucari e che ha iniziato la sua seconda stagione.

Perché “esistere sul web” è una cosa utile e/o importante per un autore di fumetti del 2014? E come va sfruttata la potenzialità della Rete perché sia fruttuosa?
Partiamo dal presupposto che per, per me, la divisione tra mondo reale e web, oggi, è semplicemente assurda. La maggior parte di noi si confronta con il web e con i social tutti i giorni, per parecchio tempo al giorno. Fa parte della nostra vita come la televisione, il cinema, comprare un giornale o andare al bar. Quindi è pura e semplice estensione della nostra attività umana e non applicazione speciale. Detto questo, proprio come per qualsiasi altra attività, può essere o non essere al servizio della comunicazione di quello che facciamo. Possiamo instaurare un rapporto diretto con i lettori, comunicare le nostre cose, sostenere chi ci piace e via dicendo.
Ma, lo ripeto, pensare che sia qualcosa di “altro” o di “nuovo”, è un modo di pensare preistorico.
Fare presentazioni in libreria, partecipare a eventi fumettistici, o essere attivi sul web sono la stessa cosa.


Il tuo blog “Dalla parte di Asso Merril” ( http://prontoallaresa.blogspot.it/ ) è stato uno dei punti di riferimento del mondo del fumetto italiano, attirando numerosissime visite. Negli ultimi mesi però lo hai un po’ abbandonato, tornando a scriverci solo nelle ultime settimane. Come mai questo ridimensionamento della tua attività sul blog?
Il web cambia e muta. A me piace essere nel momento presente. E il momento presente ci dice che i blog sono strumenti desueti e poco diretti, che raggiungono meno persone, che consentono un rapporto meno immediato. Vanno bene per fare degli approfondimenti e per fare in modo che determinati testi siano più permanente e facilmente consultabili, ma sono – concettualmente – il passato.

Nel corso degli anni sei diventato quello che si definisce un “influencer”, vale a dire una persona che tramite ciò che scrive su internet è in grado di indirizzare l’opinione di una certa quantità di utenti della Rete, che si fida della sua competenza.
È una “condizione” difficile da gestire? Quando scrivi qualcosa su Facebook, su Twitter o altrove lo fai pensando a questo fattore, oppure è un aspetto della tua vita sul web che gestisci senza problemi o ansie di sorta?
Il segreto di un bravo “influencer” è che non ci pensa proprio di esserlo. Il web si basa sulla propria “street credibility”. Metti la tua faccia al servizio di una qualche marchetta pubblicitaria, manca di onestà e di schiettezza, e la gente ti volterà le spalle. Io sul web sono quello che sono nella vita. Non faccio campagne promozionali nascoste, non prendo soldi sottobanco, non cerco di essere gentile con tutti per ingraziarmi l’utenza. Io SONO l’utenza.

Ci sono degli errori nell’uso delle varie declinazioni del web (dai forum a Facebook, passando per il blog e Instagram) che il Rrobe del 2014 rileva nel comportamento del Rrobe del passato?
Tutti. Non c’è un singole errore tipico che non ho fatto, dai modem a 28k a oggi.
E va bene così, proprio per il discorso che ti facevo prima. Il web e la gente sul web non sono strumento e pubblico. Ma sono mondo e persone reali.

Intervista rilasciata il 28 agosto 2014.


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