Internet e fumetti: gli autori nell’era social era un articolo che cercava di analizzare il rapporto che scrittori e disegnatori di fumetti hanno instaurato con la Rete, sotto il profilo della comunicazione e del rapporto con i propri lettori.
Abbiamo deciso di proseguire quel discorso interpellando i diretti interessati, in una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto.
Firma ormai storica di Disney Italia, Silvia Ziche ha collezionato nel corso della propria carriera un importante numero di collaborazioni: dopo essere approdata alla rivista di fumetti “Linus” nel 1987, ha disegnato per “Cuore”, “Smemoranda”, “Topolino”, “Comix”, “Musica” (inserto di “Repubblica”) e, dal 2006, collabora a “Donna Moderna”.
È anche presente in libreria con numerose pubblicazioni, tra cui i due volumi di Olimpo S.p.A. per i testi di Vincenzo Cerami, ¡Infierno! (una delle tante collaborazioni con Tito Faraci), Due, San Francisco e Santa Pazienza, Lucrezia 2 –La donna perfetta non esiste e È tutto sotto controllo. Per Rizzoli Lizard ha già realizzato Prove tecniche di megalomania (2009), Lucrezia (2010) e Lucrezia e Alice a quel paese (2013), oltre al “best of” di luglio 2014 100% Lucrezia.
Il suo sito web è www.silviaziche.com
Provo a rispondere, ma temo di non essere la persona più adatta. Fosse per me, sarei ancora lì a fare i graffiti rupestri. Ho una certa difficoltà a seguire il susseguirsi frenetico delle novità tecnologiche. Però il mondo è cambiato, e credo sia assurdo rimanere indietro. Non dico di cedere a ogni moda e alla fascinazione di ogni nuovo attrezzo digitale. Ma se i lettori di fumetti si rifugiano in massa sul web, non è saggio per un autore di fumetti starsene fuori. Anche se la cosa comporta fatica. La rete va sfruttata perché dà a tutti la possibilità di mettersi in gioco, di avere un minimo di visibilità e di riscontro, di crearsi da soli un banco di prova che ai miei tempi (pazzesco: fino alla settimana scorsa mai avrei pensato di usare questa frase!) non c’era. Però la possibilità di autopubblicarsi in rete non è garanzia che le cose che si pubblicano siano buone. Serve una buona dose di autocritica.
Hai fama di essere una persona antitecnologica, ma nell’ultimo anno la tua presenza in Rete è stata contraddistinta da un sito e una pagina Facebook. Come mai questa “conversione”?
Il mio gap tecnologico è di circa cinque anni. Ci penso su, mi guardo intorno, mi dico “io non lo farò mai”, poi metabolizzo. Quindi, con il mio buon ritardo pluriennale, sono arrivata anch’io.
È stata un’idea tua, dell’editore o nata spontaneamente dalle lettrici? Cosa pensi del fatto che Lucrezia sia diventata in qualche modo “virale”?
L’idea è stata casuale. Stavo facendo un disegnino da mettere sulla mia pagina per dire che c’era anche l’edizione limitata con la maglietta, e mi è venuto di fare Lucrezia che si scattava un selfie. Da lì è partito tutto. È stato divertente. Sono arrivate un sacco di foto bellissime, di ragazze (termine che va benissimo per ogni età) e ragazzi con dei sorrisoni bellissimi e sinceri. Nessuna ha fatto la boccuccia a papera. Credo che sia un grande passo avanti per l’umanità.
No, al momento non ce la posso fare. Lavoro tanto, e a fine giornata, dopo aver scritto e disegnato per ore e ore, difficilmente per rilassarmi mi metto a scrivere o disegnare. Magari più avanti. Ora che mi hai lanciato l’idea, ci penso su per cinque anni, e poi chissà. Magari lo faccio. ;)
Intervista rilasciata via mail il 15 settembre 2014.