Autostima ed umiltà
Da Alessandra
@aluzzingher
Avevo meditato sulla
virtù dell'umiltà in modo generale, ma vi è ancora tanto da dire.
Sembra essere andata in disuso, riposta in un cantuccio del nostro
cuore, perché non conforme alle aspettative del tempo in cui
viviamo. Eppure, nonostante noi stiamo attraversando un'epoca
particolare, Dio non ha mutato mentalità e la santità la sua
sostanza. Infatti nessun orgoglioso è stato canonizzato! È cambiata
la modalità con cui ci si santifica, le forme sono diverse, ma la
sostanza rimane quella!
Se da una parte è
importantissimo avere un grado normale di autostima, è pur vero che
la psicologia moderna, in base a questo, potrebbe spronare ad una
esasperata forma di realizzazione di sé per curare la bassa
autostima. Purtroppo non sempre possiamo realizzarci nella vita,
dobbiamo avere pazienza ed accettare i nostri insuccessi seppur
brucino. Non è cosa facile, ci vuole molto esercizio e dominio di
sé.
La definizione di
autostima sarebbe “ciò che pensiamo di noi stessi”. Se pensiamo
di essere delle inguaribili frane, abbiamo il grado di autostima
sotto i tacchi. Bene, appurato questo, chi conosce la psicologia sa
che vi dovrebbe essere un lavorio interiore cospicuo e impegnato,
perché chi pensa in anticipo di essere una frana, è già sconfitto
in partenza e non si allena nemmeno nella lotta! Medicina salutare
dovrebbe essere dimostrare a noi stessi di non essere delle frane.
Faccio un esempio concreto. Se noi siamo brutti di aspetto e tanti lo
hanno detto e per questo ci demoralizziamo, anche se il Padre Eterno
venisse a dirci che siamo belle come miss Italia, ci crederemmo!
Tanti hanno detto che siamo come dei mostri di Lockness e,
guardandoci allo specchio, ci vediamo brutti e basta. Se anche non lo
fosse, tanti lo hanno ripetuto, non ci accettano e... addio
matrimonio tanto sperato! La nostra condizione di vita, dipende dal
giudizio degli altri perché, in fondo, nessuno penserà di
fidanzarsi con un mostro, anche l'occhio vuole la sua parte! Se siamo
davvero brutti o gli altri la pensano così, non possiamo far altro
che accettare questa condizione che dobbiamo subire nella nostra
pelle, in quanto vorremmo trovare la nostra anima gemella. Se non
l'accettassimo ce la prenderemmo con il nostro corpo, lo
martorieremmo fino a che ritorni da dove è arrivato: nella terra. Il
livello al di sotto della terra della nostra autostima ci ha reso
quello che noi pensavamo di noi stessi: degni di morire.
Se invece siamo convinti
di essere bruttissimi e qualcuno subentra nella nostra vita a dirci
il contrario e tanti altri confermano tale versione, ecco che il
tasso 0 della nostra autostima si alza a livelli accettabili e ci
consente di vivere normalmente con noi stessi. Si dipende in modo
pericolosissimo dal giudizio degli altri: il nostro successo regola
il tasso di autostima.
Non sono discorsi
inutili... anche perché da questo derivano tante malattie che
autodistruggono il corpo.
Il mondo di oggi
c'insegna ad autorealizzarci per alzare questo tasso di autostima
così importante per vivere serenamente, ma questo diventa un'arma a
doppio taglio, perché una persona può essere bravissima in un
determinato campo lavorativo ma non rendere quanto dovrebbe, magari
per colpa di persone ipercritiche che in realtà non sanno accettare
a loro volta se stessi. Il mondo di oggi sottolinea tanto
l'apparenza, esaltando il corpo in modo sbagliato, in quanto esso è
solo un involucro che nel tempo si dissolverà. Dio ci ama così come
siamo e questo dovrebbe alzare il tasso di autostima che, se non
stiamo attenti, potrebbe andare al di sotto dello zero, forse a causa
anche degli altri che ci stimano meno che meno o fraintendono i
nostri atti e i nostri pensieri... Ma come sbagliamo noi, sbagliano
pure gli altri, non sono infallibili, non sono come il papa quando
pronuncia un dogma che diventa una verità di fede. Dovremmo prendere
le distanze dal risultato delle nostre azioni, la psicologia deve
insegnare questo e, scusate se azzardo a dire, se si basa su concetti
laici, non andrà molto lontano: i suoi tentativi di sciogliere i
nodi della vita di una persona rimarranno vani. La persona ha insito
nel proprio cuore che il suo corpo ha un'esistenza limitata nel tempo
e se anche riuscisse a superare quei nodi che non le permettono di
vivere serenamente, si troverà a faccia a faccia con quella realtà
che nessuno è riuscito a sconfiggere tranne Cristo: la morte. La sua
ferita, quindi, non guarirà, perché sentirà che c'è dell'altro
che l'uomo non potrà lenire.
Se noi poniamo impegno
nel nostro lavoro e i risultati sono scadenti, non ha importanza:
dovremmo riuscire a valutare il nostro operato a seconda del nostro
impegno perché Cristo ha visto il nostro cuore e ci conosce più di
quanto ci conosciamo da noi stessi.
E poi, se ragioniamo con
i criteri dell'autostima, un anziano, un malato grave, ne dovrebbe
essere completamente privo. Gli si toglierebbe la dignità di persona
umana. No,no... l'autostima deve poggiarsi su quanto Dio ci ama...