Due giorni fa vestivo camicette leggere dalle maniche corte (quelle che quest’estate ho potuto indossare poche volte)…
Poi il temporale dell’altra notte, con fortissime raffiche di vento, e questa mattina il Macaion ed altre montagne erano spruzzate di neve.
Ed in casa si è acceso automaticamente il riscaldamento.
Tempo pazzo!
Le cosa belle dell’autunno?
Poter camminare sulle foglie cadute dagli alberi, che scricchiolano sotto le scarpe – sembra di ritornare un po’ bambini -,
andare per funghi nel bosco (ho riempito il surgelatore di funghi crudi e cotti, di tutti i tipi, porcini, finferli, finferle, portentosi, chioodini, mazze di tamburo senza contare quelli che ho fatto seccare),
il profumo del mosto, preparare lo strudel con le mele nuove regalatemi dal nostro amico che possiede un maso.
Fare lo strudel è un’arte.
Chi lo fa con la pasta frolla (brrrr), chi con la pasta sfoglia ( già più accettabile).
Ma la sfoglia dello strudel è tutt’altra cosa. I tedeschi, grandi romanticoni, dicono che deve essere tirata così sottile da poterci leggere una lettera d’amore posta sotto di essa (ed una cartella delle tasse?). Quindi solo acqua, farina ed olio, sia d’oliva che di gomito, per tirarla sottilissima con il matterello… niente altro.
L’unica variazione che mi concedo, rispetto alla ricetta classica, è quella di cospargere la sfoglia leggermente imburrata non solo con il pan grattato – necessario per assorbire l’eventuale liquido delle mele – ma anche con qualche amaretto finemente sbriciolato. Trovo che il gusto leghi molto bene. E poi la sfoglia bisogna avvolgerla più volte, non limitarsi a fare un tubo come fanno in certe pasticcerie.
Poi le castagne… Ieri sera praticamente abbiamo cenato con le caldarroste (solo il profumo metteva appetito) e mosto. Ci ho impiegato anni per convincere mio marito a cenare, solo qualche volta, in questo modo. I primi tempi brontolava, ma adesso accetta di buon grado, aiutandomi a tagliare la buccia dei marroni e sorvegliando la padella bucherellata dove stanno cuocendo. Niente carbonella, le preparo sulla fiamma del gas, ma sono ugualmente buone.
Infine, i “Kastanienherz”,ossia i cuori di castagna, tipici della zona tirolese.
All’inizio avevo dei rimorsi a prepararli perché, come vegana, la panna non si potrebbe usare. Ma poi ho imparato a preparare la panna vegetale con il latte di soia, fino a che non l’ho già trovata bell’e pronta al supermercato biologico dove mi rifornisco…
Autunno…non finire, rimani, pieno di colori e di prelibatezze….