Autunno...parliamo delle architetture del vino

Da Architettura Take Away
Negli ultimi anni si vedono sempre più progetti che riguardano cantine per il vino con relativi musei ed aziende. Queste architetture del vino, o come vengono chiamate "cattedrali del vino", il più delle volte sono costruite come architetture sotterranee, un po' per preservare la qualità dei vini, quindi rispecchiando le vecchie e tradizionali cantine di una volta, un po' per cercare di mimetizzarsi in un contesto, come quello dei vigneti, che appare da tempi remoti sempre un'opera dell'uomo affascinante dal punto di vista paesaggistico.

La cantina Marchesi-Antinori, progettata dallo studio Archea Associati, si inserisce perfettamente nel luogo, un'area del Chianti tra Firenze e Siena, lasciando visibili solo due tagli orizzontali che si sviluppano lungo le curve di livello ricoperte da vigneti che racchiudono gli altri cinque piani sottoterra.
Dalle fenditure orizzontali si può vedere l'interno ipogeo: in quella superiore vi sono le zone per l'imbottigliamento e quelle dei magazzini, in quella inferiore gli uffici che si affacciano sul luogo.
Nella sezione interrata, costituita da volte in terracotta, si conservano i vini, una scelta legata alle condizioni termo-igrometriche che bisogna rispettare per una corretta conservazione del prodotto.
Le volte cambiano la loro altezza in base al processo produttivo, al percorso che le uve fanno dai silos di fermentazione alla barricaia sottoterra.
Il visitatore invece, partendo dalle cantine interrate, arriva fino ai luoghi della produzione e dell'esposizione dove si trovano il frantoio, la biblioteca, la zona degustazione, e gli altri ambienti che lo ricevono.
Come si vede, una cantina che rispetta sia con il progetto che con i materiali utilizzati il contesto naturale del posto, e le tecniche tradizionali.

Diverso approccio è stato dato alla cantina Tramin di Werner Tscholl, a Termeno nel Sud Tirolo, dove l'esterno, ben evidente, sembra richiamare i tralicci dei vigneti come tanti rami che si intrecciano.
Il progetto è stato realizzato sulla cantina originaria e non ha sottratto terreno ai vigneti, questo è stato un punto a favore per la scelta del progetto.
Dal manufatto esistente si allungano i due corpi del nuovo progetto che ospitano l'enoteca e la sala degustazione, e proprio da questi ambienti il visitatore ha un punto di vista panoramico privilegiato sui vigneti.

La cantina Weingut Manincor dell'architetto Walter Angonese, tra le colline del lago di Caldaro, in Alto Adige, è anch'essa un esempio di architettura interrata, quasi invisibile tra i vigneti, che rispetta l'armonia del luogo.
La cantina, ricavata sotto il vigneto Est del complesso originario, si affianca ad esso con naturalità. In essa, la climatizzazione avviene sia attraverso le pareti, sia tramite aperture create appositamente per lo scambio dell'aria. Il cemento utilizzato per gli ambienti interrati ha un colore che richiama gli intonaci a calce dei muretti dei vigneti, ed insieme all'acciaio ossidato danno un un sapore più antico a tutto il progetto. Lo stesso architetto infatti sottolinea l'ispirazione dalla quale ha avuto l'idea progettuale che è quella di "edificare nella continuità".

E concludo con la Cascina Adelaide nel Barolo, dell'architetto Ugo Della Piana. La struttura è costituita da una collinetta artificiale che racchiude le cantine sotterranee, anche questo un progetto che si mimetizza nel contesto dei vigneti.

Le varie parti strutturali in vetro e acciaio imitano gli elementi naturali del luogo; la zona interrata è per gran parte circondata da vetro, in modo tale che il visitatore, una volta entrato, può osservare l'esterno e sentirsi ancora circondato dalla natura.

Praticamente sempre più si vedono nascere in Italia queste cantine d'autore. Ho voluto riportare quelle che mi sembravano rispettare meglio il contesto, rispetto ad altre che, se pur di firme famose, non si inserivano naturalmente nei vigneti nostrani.
Tantissime sono le cantine d'autore che sono sorte negli ultimi anni in vari Paesi, ma ho preferito lasciare solo una traccia delle architetture del nostro.

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