È solo una parte della casistica che vede l'Europa interessata da un gran fermento sul fronte della Tv pay e, aspetto strettamente connesso, da un forte interessamento delle telco nei confronti dei fornitori di contenuti. Su questo versante, smartphone e tecnologie in grado di far accedere ai contenuti ogniqualvolta si voglia non rappresentano una variabile trascurabile.
Gli addetti ai lavori considerano così le Tv a pagamento le principali destinatarie di un quadro favorevole. Attenzione però: non si tratta di un Eldorado come dimostra il calo degli abbonati della Tv via cavo in Usa, anche (ma non solo) sotto i colpi di mobile video e giganti del web. Il pericolo che è tra i motivi del consolidamento sottostante all'operazione Comcast-Twc è che la dinamica possa riflettersi in Europa. Per ora le analisi di Pricewaterhouse Coopers si spingono a prevedere uno scenario in crescita per la pay tv in Europa e nel mondo. In verità più nel resto del mondo che nel Vecchio continente con una rapida crescita in Asia-Pacifico oltre che in Cina e in Brasile.
E così il mercato della pay tv ha realizzato ricavi poco sopra i 140,3 miliardi del 2013 e per puntare a 165,2 miliardi nel 2017, con un tasso di crescita annuo del 4,3 per cento. In Europa occidentale i 25,7 miliardi del 2013 dovrebbero aumentare fino a 27,9 nel 2017, con un Cagr in salita del 2,1 per cento. Guardando al numero di abbonati, dai 98,4 milioni del 2013, Pwc prevede che si arriverà a 109,3 nel 2017 (+2,7% di Cagr). Meno del +4,5% a livello mondiale, in cui i 799 milioni di abbonati del 2013 sono previsti in salita sino a sfiorare i 950 milioni nel 2017.
Andrea Montiper "Il Sole 24 Ore"