Certo, poi al suo interno ci sono varie sottotrame che si danno il cambio: come quella del rapimento di George Clooney appunto, ma anche dell'attore western chiamato per fama a recitare in un film drammatico, o dell'attrice, pezzo pregiato, che sta per avere un bambino senza un compagno al suo fianco. Tutte grane a cui, con la freddezza e la praticità che lo contraddistinguono, il personaggio di Brolin prova a mettere una pezza, gestendo la situazione come meglio riesce e arginando gli assalti feroci della stampa che lo minaccia, riuscendo a ritagliarsi addirittura delle piccole pause per ascoltare le proposte indecenti di un'altro lavoro, assai meno impegnativo e con orari più stabili, che nel frattempo continua a corteggiarlo e a farlo vacillare. Tessere di un mosaico che servono più che altro a Joel e Ethan Coen per dare sfogo totale alla loro vena umoristica dissacrante, in quello che è un progetto decisamente più ricreativo e leggero, dove i contesti assurdi, partoribili solo dalla loro mente, possono concedersi il lusso di crescere secondo una libertà maggiore e stravagante di quella che già normalmente siamo abituati a percepire. Una girandola di scenette e di omaggi che si passano lo scettro l'una con l'altra, dedicata a quel tipo di industria cinematografica oggi così mutata da somigliare a un miraggio, rianimata per l'occasione nella sua essenza basilare, strizzando l'occhio persino alla Storia e agli eventi narrati in "L'Ultima Parola: La Vera Storia di Dalton Trumbo", con un thriller-politico posto di lato che alla suspense e ai ragionamenti predilige l'arte della risata.
Allo stesso modo di chi appartiene a una religione infatti, il cinema per i Coen è qualcosa che nel bene e nel male porta con sé una potenza micidiale, estrema in alcuni casi. Perché come "Ave, Cesare!" non dimentica di dire ad alta voce, quella fabbrica di magia è un mezzo di comunicazione immenso che può essere usato come semplice intrattenimento, come strumento di cultura e come arma per sostenere o distruggere correnti varie che hanno fatto, fanno e faranno la Storia che ci riguarda. A differenza della religione però, con il cinema ci si può anche scherzare, si può fare ironia e autoironia, senza temere di andare a offendere qualcuno o creare incidenti di qualsiasi tipo. Vantaggio che sicuramente vale la pena non sottovalutare.
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