Secondo episodio di gruppo, Avengers: Age of Ultron, non avendo più la necessità di esibire l’entusiasmo del “primo incontro”, può sviluppare la vicenda in modo più spensierato. Tuttavia i vendicatori, che vogliono la pace, paiono eccessivamente ingabbiati in cliché riconoscibili e schiavi dell’immancabile ironico citazionismo.
Dopo aver sconfitto l’ultimo avamposto dell’Hydra e recuperato l’arma di distruzione di massa di Loki, i vendicatori possono dormire sogni tranquilli. Tuttavia l’ambizione tecnologica di Tony Stark lo porta ad esaminare la gemma sulla sommità dell’arma e a scoprire che è un potentissimo software per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Sfuggita al controllo dell’aiutante di Stark (il computer Jarvis), l’intelligenza artificiale entra in possesso di un drone e minaccia la Terra. Il suo nome è Ultron.
Appare divertente con elevati sprazzi di oscuro disfattismo l’ennesimo prodotto Marvel, che sta costruendo sullo schermo cinematografico un universo parallelo e sempre più alla ricerca dell’affiliazione estrema da parte del pubblico. Avengers: Age of Ultron, diretto nuovamente da Joss Whedon, è tutto ciò e si piega alla ricerca di normalità da parte dei vendicatori. Eppure la pellicola, dilungandosi eccessivamente, sembra non riuscire, nuovamente, a costruire un villain convincente (Ultron, intelligenza artificiale che vuole cancellare l’umanità per raggiungere la pace) e si trova a ripiegare sui conflitti interni tra i supereroi. Difatti Iron Man incarna l’ambizione, Captain America l’abnegazione patriottica, Hulk la rabbia repressa e Thor la regale onnipotenza. All’appello mancano Vedova Nera (troppi i fantasmi del passato) e Occhio di falco (la normalità familiare) oltre ai nuovi giunti Quicksilver e Scarlet Witch (in realtà degli X-men, ma ciò non pare essere importante per la Marvel); tutti questi personaggi incarnano il meglio e il peggio che la Terra può permettersi. E l’impossibilità, da parte della crew filmica, di creare un cattivo realmente interessante porta a ripiegare su altro, sulla convinzione che il vero problema sono proprio gli Avengers e la loro difficoltà a perpetrare un obiettivo comune. Insomma in fin del conti sembra che i nemici che vogliono combattere siano proprio loro stessi.
Nonostante l’intreccio narrativo mai altalenante e sorretto abilmente dall’intero cast, Avengers: Age of Ultron non convince del tutto. Difatti sono troppe le frasi fatte ed è costante l’esibizione dell’immancabile testosterone. L’impressione, a fine visione, è sempre quella di aver visto un prodotto monco, probabilmente anche a causa della volontà di legare a doppio filo tutti i film, di rivangare personaggi, nomi ed eventi passati. Questo può essere vissuto dallo spettatore affiliato come un’esperienza unica,ma lo spettatore occasionale può rimanerne confuso, disorientato. L’operazione Marvel (la creazione di un universo unico e inimitabile, composto da un numero elevato di pellicole) è invitante, ambiziosa, tuttavia rischia di tagliare fuori una larga fetta di pubblico, che non sia realmente appassionata, ma una semplice e annoiata fruitrice.
Avengers: Age of Ultron è un concentrato di convenzionale intrattenimento, nel quale gli effetti speciali sono buoni e il 3D (posticcio) assolutamente inutile. Insomma un film come tanti altri, che non riesce ancora a produrre autentico entusiasmo e spasmodiche attese.
Uscita al cinema: 22 aprile 2015
Voto: ***