Non pensavo lo avrei fatto. Non pensavo ne avrei parlato. Eppure ieri sera mi sono rivisto il film in lingua originale e sono andato a dormire con la voglia di dire alcune cose, perché in lingua originale sono stato colpito da quella che dovrebbe essere la cosa meno interessante in un film del genere: una voce. Ma in Avengers: Age of Ultron c'è, appunto, Ultron e Ultron è James Spader che fa un lavoro bellissimo e quando compare ruba la scena a tutti. Te ne rendi conto già dalla sua prima apparizione, mentre discute con Jarvis, e da quel momento in poi non vedi l'ora di risentirlo parlare, una recitazione così teatrale che ti esalta ancora di più quando si confronta con quella di Paul Bettany (che nel teatro è "nato") nella parte finale di questa enorme opera di intrattenimento.
Già, intrattenimento. Perché al di là di tutti quei significati e significanti di cui il secondo film sugli Avengers si fa carico, di questo stiamo parlando. Non a caso il film è diretto da Joss Whedon, un genio senza se e senza ma, in grado di scendere a compromessi con l'industria cinematografica (e televisiva) da decenni. Compromessi in cui non va mai contro se stesso e a cui è in grado di dire basta: infatti non sarà lui a portare avanti la saga dei più potenti eroi del pianeta lasciando i prossimi due episodi (Avengers: Infinity War) ai fratelli Russo - quelli di Captain America: The Winter Soldier. Whedon, che idea, scrive e dirige lasciando il segno anche nel mondo dei cinecomics, la sa lunga, vede fin dove non molti sono in grado di vedere e ha detto semplicemente basta, accomiatandosi con questo film enorme.
Enorme però, per me, non significa necessariamente bellissimo. Non mi ha esaltato come il primo, questo sequel sui Vendicatori, sarà che l'effetto sorpresa è svanito, sarà che ci ho trovato cose che non mi hanno convinto e mi hanno persino dispiaciuto. Ma andiamo con ordine.
Dopo l'attacco dei chitauri su New York, gli Avengers sono diventati un supergruppo che si occupa di rendere la Terra un posto più sicuro. Il film si apre proprio con una missione degli eroi buttandoci immediatamente nell'azione: Cap e gli altri stanno combattendo contro l'ultimo avamposto dell'HYDRA comandato dal barone von Strucker per recuperare lo scettro di Loki. Dovrebbe essere l'ultima missione della squadra eppure Tony Stark non è convinto, rimane in lui la paura che la Terra possa essere nuovamente attaccata dagli alieni. Quindi lui è l'altro grande genio del pianeta Marvel, Bruce Banner, si mettono in testa di portare a compimento il progetto Ultron proprio grazie al recuperato scettro di Loki. Una sorta di sistema di difesa in grado di difendere il pianeta meglio di quanto possa fare uno sparuto gruppo di super umani (e non). Il problema però, quando crei un'intelligenza artificiale, è che crei un essere intelligente, che non è detto poi faccia quel che tu voglia. Esattamente questo succede quando Ultron prende coscienza di se: analizza la rete, si fa un'idea di quali siano i problemi dell'umanità e trova una soluzione tutta sua. Un problema non da poco che spingerà Capitan America, Thor, Iron Man e tutti gli altri a gridare ancora una volta "Vendicatori uniti". Ma uniti poi neanche tanto.
Intrattenimento ad alti livelli. A volte sembra quasi una cosa brutta da dire, come se intrattenere non sia il motivo per cui il cinema è nato. per cui tutte le così dette "arti" sono nate. Sì, ci possono essere significati profondi, politica, società e a volte persino poesia. Ma intrattenere "intelligentemente", senza svilire la mente degli intrattenuti, resta un compito difficilissimo e SACRO. Nelle mani di Whedon, quello che è sicuramente il film di punta del Marvel Cinematic Universe, diventa intrattenimento intelligente dove l'action, il dramma e la commedia sono gestiti con arguzia, inserendo parentesi romantiche perfettamente integrate in una storia complessa come questa. Complessa perché non a se stante ma piuttosto convergenza di quell'universo cinematografico oramai completamente avulso dal contesto fumettistico da cui nasce.
Al di là dell'intrattenimento, qualcuno ha visto in Age of Ultron profondi significati tecnologici, teologici, economici, politici. Cosa tra l'altro molto vera, se non fosse che Whedon in realtà se ne frega e fa quel che ha sempre fatto: si concentra sui personaggi. Così instilla il seme nella diffidenza in un gruppo di persone che sono tutte prime donne, le allontana dopo averle unite, le riavvicina nel momento del bisogno ma, soprattutto, mette in evidenza le differenze. Steve Rogers ha un suo modo di vedere le cose che non converge con quello di Tony che dalla sua ha Bruce Banner, che resta un debole e si fa coinvolgere mentre Thor rimane un Dio e a un Dio non puoi prenderlo per il culo altrimenti si incazza e ti colpisce col suo martello. Gli altri, i "minori", devono pensare a fare i conti con il loro passato o il loro presente ed è proprio su questi minori che lo sguardo del regista si concentra. Vedova Nera/Natasha Romanoff, che vorrebbe a tutti i costi lasciarsi alle spalle il mostro che porta dentro di se per diventare "normale" e che trova nella normalità di un amore che normale poi non è la chiave di svolta per la sua esistenza, e Occhio di Falco/Clint Barton che in fondo è una persona normale con una vita normale ma è e resta un eroe pronto a sacrificarsi per il prossimo, cercando in tutti i modi di coniugare questi lati opposti della sua esistenza.
Poi ci sono i due nuovi innesti nella banda, Pietro Maximoff / Quicksilver e Wanda Maximoff / Scarlet. Qui il discorso si fa più complicato perché complicato è l'inserimento di questi personaggi nel mondo cinematografico Marvel. I due infatti, originariamente, sono mutanti ma il comparto mutanti della Marvel è stato venduto tanti anni fa alla Fox, Lo stesso Quicksilver è già comparso nel film X-Men - Giorni di un futuro passato e quindi il personaggio è loro (e nel film, per questo, fa una brutta fine) mentre la Fox sembrerebbe aver rinunciato a Scarlet che diventa membro effettivo degli Avengers. Al di là di ciò i due gemelli, prima nemici e poi amici dei nostri eroi, vengono trattati esattamente come i restanti membri della cumpa, in bilico tra bene e male (tranne Cap, che rimane un simbolo), tra giusto e sbagliato, tra mostro ed essere umano. Come se non bastasse i gemelli non sono altro che ragazzini e il loro è quasi un viaggio di formazione che li accompagna nell'età adulta che avrebbe meritato ben più di 141 minuti per essere raccontato.
Infine c'è la Visione. Personaggio niente affatto facile da portare sul grande schermo e che diventa controaltare di Ultron, suo opposto con cui coincide. Non è ben chiaro se questo avviene a causa della Gemma che porta incastonata nella testa o perché rappresenta quella visione del mondo libera da qualsiasi coinvolgimento emotivo. Visione è in grado di elevarsi sull'umanità osservandola attraverso il suo sguardo non umano. Lo dice egli stesso nel film: ordine e caos non sono necessariamente opposti, ordine e caos partecipano attivamente all'equilibrio dell'universo che egli sembra interessato a mantenere. E' quasi cristologica l'essenza di Visione com'è apocalittica quella di Ultron che identifica nella fine l'unica possibilità di un nuovo inizio. Se Ultron è il golem (da qui la citazione di Pinocchio, cantata da Ultron stesso) rappresentazione dell'ira divina che punisce l'essere umano nonostante egli stesso sia troppo "umano", Visione è il Figlio che crede nell'umanità e la osserva con sguardo amorevole ma distaccato. Ultron distrugge perché intuisce l'essenza autodistruttiva dell'uomo, egli stesso prima schiavo - o burattino - e poi elevazione della coscienza umana che nega la coscienza umana, mentre Visione preserva la vita perché ne comprende l'importanza, ma senza dare ad essa un valore positivo o negativo. Per tutti questi motivi sono curioso di vedere come si riuscirà a far coesistere Visione con un altro personaggio Marvel possibile protagonista di questo universo cinematografico: Adam Warlock.
Ho tralasciato volutamente un personaggio importante: Hulk. Ecco, la gestione di Hulk non mi sta piacendo per nulla. Forse il personaggio più complesso, costantemente in bilico tra il ruolo di eroe e quello di antieroe, il golia verde viene continuamente lasciato ai margini. Non solo gli hanno dedicato una sola pellicola, ma viene accantonata la complessità di questo suo essere schizzofrenico che incarna un potere primordiale, al di là del bene e del male. So benissimo che gestire il più potente supereroe Marvel non è semplice, ma persino sotto-trame come la storia d'amore tra lui e Vedova Nera sembrano lasciarlo in disparte. Non sono un fanboy di Hulk, ma mi dispiace moltissimo questa superficialità e menefreghismo con cui viene trattato. A questo punto la sua "fuga" finale dopo che - durante la battaglia finale - era stato quasi completamente fuori scena, diventa l'unica scelta interessante fatta sul personaggio.
CONCLUSIONI
Avengers: Age of Ultron è un filmone, di quelli grandi che ti fa sgranare gli occhi per la magnificenza della rappresentazione visiva. Diretto alla perfezione da un Joss Whedon in formissima nonostante si tratti di un film su commissione, che non ci risparmia ipertecnicismi come (finti) piani sequenza, una gestione dell'azione tra CGI e sano artigianato e una buona gestione dei personaggi. Allo stesso tempo però sembra evidente che, per contenere il minutaggio, siano stati fatti determinati tagli che non permettono a determinate scene di inserirsi perfettamente nel contesto narrativo (soprattutto quelle riguardanti Thor). Tra l'altro di personaggi ce ne sono perfino troppi, alcuni secondari evitabilissimi nel contesto (Falcon?), altri "resuscitati" come prezzemolino Fury che dal nulla ricostruisce lo SHIELD. Da premiare invece la solita commissione tra action (Iron Man contro Hulk, Iron Man contro Hulk, Iron Man contro Hulk) e commedy: memorabile la parte della festa, gli eroi che provano a sollevare il martello di Thor o lo scontro al testosterone tra Tony e Thor, ancora di più i riferimenti ironici alla censura americana nei film che coinvolgono Cap e il suo odio per le parolacce. Age of Ultron è però anche un film incredibilmente cupo, che riflette sul ruolo dell'eroe e su cosa voglia dire essere un eroe, che rende (in puro stile Marvel, ma ancor di più in stile Whedon) i personaggi vittima di un lato oscuro che alcuni rifuggono, altri accettano, perdenti e vincenti allo stesso tempo, vittime di loro stessi ma - ed è questo che fa un eroe - pronti a combattere contro se stessi. Un film in cui persino l'amore non è cosa facile, in cui persino amarsi o amare vuol dire sacrificare qualcosa. E se forse ci fosse stata meno carne al fuoco, adesso starei parlando di un film che mi ha convinto/coinvolto fino in fondo. Così non è stato ma non riuscirò mai a togliermi dalla testa la voce di Ultron, quelle flessioni meravigliose che da sole valgono tutto il film. Per un personaggio che è cinema allo stato puro.