Il film inizia con una serie di passi falsi (piani sequenze palesemente digitali e una messa in scena eccessivamente caotica) che innervosiscono lo spettatore impedendogli di entrare nell'atmosfera del film, e ciò infastidisce oltre ogni previsione. Per fortuna, dopo l'inizio ambientato nei bellissimi e mal sfruttati set della Val d'Aosta, Whedon offre una serie di scene dialogate che alleggeriscono la visione e divertono il pubblico. Come da copione arriva poi la genesi del nemico: c'è una (poco originale) intelligenza artificiale chiamata Ultron, creata da Tony Stark e liberatasi poi come nel più classico dei film di fantascienza, a dare del filo da torcere dai nostri. Il mondo è minacciato (perché poi?), gli Avengers alle prese con le solite liti interne. E via di questo passo il resto è facilmente immaginabile anche dal meno partecipe degli spettatori. La più amara constatazione è che al centro di Age Of Ultron non c'è una storia da seguire: Whedon prosegue per accumulo più che per logica e alla fine l'unica cosa che distingue questo secondo capitolo dal primo è la presenza di una serie di nuovi personaggi di cui il più riuscito è sicuramente il Visione di Paul Bettany -deludenti invece i gemelli Maximoff interpretati da Aaron Taylor Johnson ed Elizabeth Olsen. Il resto sono soltanto spunti, gemme (e Gemme) in attesa di sbocciare in futuri film (come Andy Serkis, che si mostra con il suo vero volto nel ruolo di un futuro villain). Troppo poco, insomma, per rendere il film meritevole di una visione.
Non un episodio maggiore e titanico quindi: Age Of Ultron è soltanto l'ennesimo episodio di un puzzle gigantesco che però non è nemmeno in grado di fare l'unica cosa che gli veniva richiesta: evolvere le linee narrative dei vari personaggi, che alla fine del film sono praticamente al punto di partenza. Quando le luci della sala si spengono, prima che il film inizi, l'attesa è squisita. Quando si riaccendono si fatica già a ripercorrere le fasi salienti del film.
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