CLIC.
Mamma!
Dove sei? È tanto buio qui...
Mammaaaaaa?
Non trovo più la mia palla, è caduta.
Ti prego, aiutami a ritrovarla.
Ho freddo, mammina: dove sei?
Oh! una candela... sei tu, mamma cara?
Perché non rispondi?
Mamma sei tu?
Non correre via, aspettami!
Mamma! Dove sei?
Vuoi che giochiamo a nasconderello?
Ho freddo, tanto freddo...
E poi c'é un brutto silenzio.
Perché mi lasci sola?
Non ti piacciono i miei capelli?
Me l'hai detto tu che sono speciali, bianchi come quelli di una bambola.
Sta venendo il temporale con i suoi brutti tuoni.
Farò la brava, te lo prometto.
Smetto di piangere, se vieni a prendermi.
Davvero!
Aspetta...
ecco... ti ho presa!
Uh...
Aiuto!
Mamma cado, prendimi!!!
CLAC.
Il caldo sole estivo di San Giovanni è tramontato dietro le montagne e dodici rintocchi di campana riempiono le sale del Castello di Montebello. Spengo il registratore. Gli ultimi suoni rimasti impressi sono un grido straziante, un tonfo sordo e il battito di un cuore che, lentamente, scompare.
Quando giunsero i due soldati, all'udire del suo urlo di bambina, era già troppo tardi. Guendalina, la piccola Guendalina dagli occhi azzurri come il cielo e i capelli candidi dai riflessi blu, era rotolata dalle scale cercando la sua palla, che era finita nel cunicolo della ghiacciaia.Il suo corpo esanime giaceva nel buio. La seppellirono in fretta e furia nel giardino, prima che qualcuno si accorgesse della loro negligenza. Il padron Ugolinuccio li avrebbe di certo puniti a morte se lo avesse scoperto.
Così, fu vanificato dall'incuria umana l'amore divino di una madre, che aveva protetto la sua bambina “figlia del diavolo”, tingendole di un nero azzurrino come i suoi occhi quei capelli bianchi - di certo un marchio del demonio - affinché la santa Inquisizione non stendesse su di lei la sua mano sudicia e abominevole.
La sua voce bambina ancora trasuda dalle mura umide del castello in cui, brevemente, visse.
PORTFOLIO DI YURI MINGHINI
Articolo di Francesco Teruggi