Attraverso lo sguardo innocente eppure acuto della protagonista, la giovanissima Lina, Avevano spento anche la luna narra con realismo e un’insolita, sorprendente leggerezza il cammino dei deportati lituani verso un inferno in terra che ancora oggi fatichiamo a immaginare, figurarsi a comprendere. L’autrice conosce molto bene ciò di cui parla: Ruta Sepetys, infatti, è nata negli Stati Uniti da una famiglia di rifugiati lituani; quando ha deciso di scrivere questo romanzo, si è recata in Lituania e in Siberia, ha visitato quel che resta degli antichi campi di lavoro e conosciuto numerosi sopravvissuti, i quali l’hanno aiutata in una difficile e dolorosa ricostruzione degli eventi. Lina è una ragazzina come tante, di appena quindici anni, quando nel giro di una sola, terribile notte la sua esistenza viene completamente stravolta: poliziotti russi armati e violenti arrivano a trascinare via lei, sua madre e il fratellino verso una destinazione ignota; può portare via con sé solo qualche vestito e gli amati album da disegno, passione che Lina coltiva da sempre. In uno straziante alternarsi di passato e presente, scene di vita da deportati e ricordi di un’esistenza familiare serena e affettuosa, l’autrice ci fa viaggiare assieme a Lina attraverso le gelide steppe russe fino a campi di lavoro grigi e desolati, freddi e bui, dove la fame e il freddo uccidono ogni giorno decine di esseri umani. Lina non sa nemmeno quale sia la sua colpa – la ragazzina, infatti, è sulla lista nera in quanto figlia del rettore dell’università, appartenente dunque a un’elite culturale che fu perseguita strenuamente – eppure percepisce profondamente l’ingiustizia di quello che sta accadendo a lei e alla sua famiglia, colpevoli solo di esistere.
Lina lotterà con tutte le sue forze per mantenere una propria dignità, per non privarsi dell’umanità e della capacità di provare compassione: ci riuscirà attraverso il disegno, mantenendo viva la speranza di contattare il padre, imprigionato in un altro campo, e gridare a lui e al mondo che è ancora viva, che sopravvivrà e non dimenticherà mai cos’è successo, affinché non lo dimentichi nemmeno il mondo. Con le dovute differenza, Avevano spento anche la luna appare quasi il naturale seguito di Il diario di Anna Frank: il racconto della Sepetys prosegue proprio laddove si interrompe quello della giovane ebrea, deportata e poi deceduta nel tristemente famoso campo di concentramento di Bergen-Belsen.
I due romanzi hanno moltissimo in comune, il che in parte spiega l’enorme successo che Avevano spento anche la luna ha riscosso in tutto il mondo: ugualmente toccanti, crudeli e insieme delicati, pieni di speranza e fiducia nella capacità umana di perdonare e agire per il bene del prossimo, entrambi i libri costituiscono una lettura forte e indimenticabile.
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