Avevo occhi nel duemilaquattordici
e mosche a due pound al cartone,
l’orina delle fanciulle
sul muro bianco della City
dove ho visto la morte a una colazione di lavoro
raccogliere applausi e rose al London Exchange
dimenticando d’un tratto
tutti nomi degli annegati.
–
Avevo
cimiteri dentro al café rouge
dove Afrodite serve ai tavoli margherite take away
e altri cristalli.
–
Avevo
piogge ballerine tra i grattacieli
e sabbia millenaria tra i baci
di adolescenti fluorescenti
addormentate nella metro degli sguardi bacati
ammazzati di biondo.
–
Avevo due occhi nel duemilaquattordici
e rose fuggenti sulle lame,
serbatoi d’acqua marcia
e pietre focaie lungo Creffield Road,
avevo
un profumo di tempesta nei polmoni
e amuleti ubriachi del discount
nel duemilaquattordici,
e un Icaro di carta nel petto
pulsante d’ali
poi arse.