Avostanis

Creato il 21 giugno 2015 da Luca De Ronch @Luca_De_Ronch

Cercando di evitare discussioni sul meteo, imbrogliamo la nostra buona volontà rubando un po’ di metri di dislivello e qualche ora in più di cammino. Percorrendo in auto la strada forestale, immersa nel fitto bosco di abeti della Foresta di Pramosio, rendiamo alla fine più agevole la nostra salita verso le cime e limitiamo il rischio di una bella lavata scansata di un nulla domenica scorsa. 

Ci ritroviamo quindi nella splendida conca di Casera Pramosio, circondati dal verde dei versanti erbosi delle cime che la cullano adagiata sui sottostanti prati in versione primavera. Rododendri e genziane, bottoni d’oro e milioni di ranuncoli ci fanno compagnia mentre saliamo andando incontro alla corona di cime. Alcuni gruppi di persone dirette verso il Paularo, altre verso il Cuestalta, sottolineano i sentieri zigzagando lungo i versanti. Noi, superata la Casera Malpasso, seguiamo la comoda mulattiera, passando sotto il Passo Pramosio in direzione laghetto.






Scarniz, Avostanis, Creta di Timau e Pizzo di Timau fanno da sfondo ingiustamente mal ripagate da un cielo grigio a tratti minaccioso. La luce diffusa, che comunque passa come attraverso dei filtri, restituisce il verde meraviglioso dei versanti erbosi, come un abbraccio che sembra voler adagiare le cime agli aerei prati  che le sorreggono. E noi siamo in mezzo. Poi, appena ti giri, profonda e incisa da neri boschi di abeti scorre la Valle del But. La vista scorre lontano andando poi a cogliere le sagome della dorsale del Crostis. Stranamente per un lungo tratto siamo soli, i rumori sono lontani, solo lo scorrere dei rivoli d’acqua e qualche fischio piuttosto lontano di marmotta.


La mulattiera sale sempre comoda passando per la panoramica terrazza della Malga dei vitelli e con alcuni brevi strappi raggiunge la piccola conca dove, come un diamante, giace incastonato tra le rocce di Avostanis e della Creta il piccolo laghetto omonimo. Preziosi riflessi, sul verde azzurro delle calme acque del lago, dominato dalla grande parete, invitano ad una sosta prima di continuare a salire la splendida mulattiera di guerra.



Il luogo sembra disegnato apposta dalla mano di un artista alla ricerca di un po’ di calma solitudine. Ma la meta è di facile accesso e tra poco non sarà più così. Al bivacco fervono lavori di manutenzione, auguriamo buon lavoro e andiamo avanti. Con vista sul lago si sale ad ampie svolte la bella mulattiera del versante sud della Cima Avostanis. Dopo un breve tratto si riduce a sentiero, sempre comodo e tagliando il pendio si dirige verso sella Avostanis, per proseguire verso Pal Grande. Volendo accontentare la vista, basterebbe. 









Grandi panorami si estendono scavalcando le quinte del palcoscenico delle Alpi Carniche. Ma dalla cima è ancora meglio, sono ancora più imponenti. Varie tracce a vista consentono di raggiungere la cima passando accanto a resti di postazioni e trincee, a memoria di quella che è stata la grande guerra. La bellezza dei luoghi fa un po’ da contrasto ai pensieri che scorrono spontanei nella mente. Le nostre montagne sono piene di questi tristi ricordi e ogni volta che veniamo in questi luoghi lo facciamo in silenzio, in punta dei piedi, senza disturbare quanto di sacro è stato disegnato con il sangue.




La cima è qualcosa di magnifico. Peccato un po’ per il tempo, anche se a tratti qualche timido raggio di sole prende un po’ di coraggio e ci ricorda che in fondo proprio oggi inizia l’estate. Il massiccio del Coglians con davanti la Cjanevate e la Creta di Collina, al di là della Valentin Tal il Rauchofel e il Mooskofel.  Il Polinik e il Koderhohe e la sottile cresta che si collega alla cima e poi lontano, oltre il Cuestalta le sagome evanescenti e inconfondibili della Creta di Aip e delle Alpi Giulie, nostalgicamente velate e rubate da un cielo capriccioso. La croce è perfettamente mal riparata in linea con i resti delle trincee che scendono dalle creste. Anche il libro di vetta non se la passa bene. 



Scendiamo alla sella andiamo a dare una occhiata al tratto di mulattiera e ai resti di trincee e gallerie di guerra in direzione della Creta di Timau la cui cima svetta vicina sopra l’imponente paretona nord.







Scendiamo poi verso il lago passando sopra la grande parete rocciosa. Spunta il sole e scalda anche. Togliamo gli zaini e ci stendiamo sui prati ai lati della mulattiera alla ricerca di un po’ di riposo.







Moltitudini di escursionisti e comitive, egoisticamente si sostituiscono al fischio delle marmotte, d'altronde la bellezza del luogo e la facilità dell'accesso al lago è meta aperta a tutti, giustamente. Così dopo un po’ decidiamo di scendere …….. con calma. 

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