Nessuna pretesa, intendiamoci. La natura non mi ha dotato di piedi fatati, non sono nato a Rio e al massimo ho calcato i campi da calcetto del mio quartiere. Né avrei reclamato un posto in Serie A, che tutti quei soldi non saprei gestirli. Mi sarei accontentato di giocare in Promozione. Dove in genere, se sei forte (ma forte sul serio per la categoria), puoi arrivare a guadagnare sino a duemila euro. Parlavo oggi per lavoro con il dirigente di una piccola società laziale, in queste ore in trattativa con un paio di nuovi innesti. Uno dei due ha richiesto tremila euro al mese per trasferirsi. Il dirigente mi raccontava di avere dapprima sorriso, convinto che fosse una burla. Quando ha capito che il ragazzo (“un ‘90 niente di che”) non scherzava affatto, si è arrogato il diritto di proporre una controfferta, “pure bella sostanziosa”. Soltanto in serata saprà se il calciatore vestirà la nuova maglia. Visti i tempi avrei fatto il calciatore. E mi sarei accontentato della Promozione.
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