Avventurieri, perdenti, millantatori, a volte eroi

Creato il 22 febbraio 2013 da Mcnab75

Mi sarebbe piaciuto evitare del tutto dei post politici su Plutonia Experiment, che raramente ha trattato argomenti di questo genere.
Romperò una sola volta questa regola interna e lo farò con questo post, in cui comunque cercherò di evitare inutili comizi.
Scrivo il presente articolo soprattutto perché sono rimasto umanamente colpito – e anche parecchio avvilito – dalla nota vicenda che ha coinvolto Oscar Giannino. Sì, la storia delle lauree millantate e tutto il resto. Trovate ampia documentazione online.
Parlo di avvilimento perché il personaggio in questione mi sta umanamente simpatico e, come tutti gli riconoscono, è uno dei giornalisti più preparati in tema di economia, storia e geopolitica. Il suo errore pacchiano, la sua furbata poco furba, ovviamente squalifica Giannino agli occhi di moltissimi elettori. La cosa peggiore è che senz’altro farà perdere molti voti al suo movimento, Fare per Ferma il Declino, la cui presenza in Parlamento farebbe invece tanto bene a questa democrazia priva di veri liberali.
Parere personale, lo so. Non voglio catechizzare nessuno, né fare propaganda elettorale. Perciò mi concentrerò solo sul caso umano. Che, per dirla tutta, è specchio di un paese, nel bene e nel male.

Ho una simpatia congenita per i cialtroni* e per i perdenti.
Simpatia che risponde però a una logica precisa: i cialtroni non devono causar danno a chi non lo merita, e i perdenti non devono diventare tali trascinando con sé degli innocenti.
Essendo un amante degli eroi pulp e di quelli noir, il perdente e il cialtrone sono due archetipi che fanno parte della mia cultura letteraria, narrativa e cinematografica. Romanzieri e  registi ce li presentano spesso come persone di straordinaria creatività e intelligenza, ma incapaci di vivere confinati nelle regole tracciate dalla legge e dal buonsenso.
Libri e film d’avventura sono pieni zeppi di eroi senza né arte né parte. Archeologi e scienziati improvvisati, con una conoscenza costruita sul campo e solo più raramente nelle accademie e nelle università. In molti casi questi personaggi sono un po’ cavalieri, un po’ imbroglioni. A volte ladri a volte salvatori delle donzelle in pericolo. Più raramente salvatori del mondo.
Da L’uomo che volle farsi re a Catch me if You Can, i titoli sono tanti e assolutamente variegati. Pensate per esempio a tutto il cinema avventuroso degli anni d’oro, pieni zeppi di eroici imbroglioni.

Sean Connery e Michael Caine in “L’uomo che volle farsi re”.

Qualcosa di diverso dai cialtroni che, per fare un esempio astratto, promettono mari e monti per guadagnare voti, giocando pericolosamente coi conti pubblici, con la dignità della gente semplice, e non raramente con la malavita. Vantando magari amicizie con pericolosi dittatori, spacciati per amici e per “uomini forti al servizio della patria”.
L’amico X accuserebbe questo mio passaggio di benaltrismo. Ossia:

Il benaltrismo è un neologismo italiano utilizzato nell’ambito delle scienze politiche e derivante dall’espressione “ci vuole ben altro”, ovvero dall’individuare origine o soluzione di un problema in qualcos’altro e più importante rispetto all’affermazione dell’interlocutore o a quanto creduto comunemente.

Lascio a ciascuno di voi ogni giudizio in merito, e passo oltre.
Il punto dell’articolo è: come ci si sente quando uno di questi eroi cialtroneschi fa capolino nella cosiddetta vita reale?
Non che gli esempi manchino, a ben vedere. Nei primi anni del ’900, e fino all’inizio della Guerra Fredda, c’era un fitta schiera di autonominatisi nobili, di inventori che sperimentavano in umidi scantinati, di generali che mai avevano frequentato una scuola militare. Alcuni di loro li trovate anche nei libri di storia.

Il già citato Catch me if You can racconta la storia vera di Frank Abagnale Jr., un noto truffatore statunitense. Falsario, finto insegnante di sociologia**, finto pilota di aerei Pan Am, finto pediatra, finto avvocato***, frodatore bancario. Dopo essere stato scoperto e arrestato, Abagnale ha pagato il suo debito con la società. Oggi, a 55 anni, ha fondato una compagnia di assistenza contro le frodi finanziarie.
Buffo, vero? Come si fa a non essere affascinati da un personaggio del genere? Oddio, forse basterebbe far parte della schiera dei truffati, a pensarci bene…

Il nostro brevissimo percorso finisce qui e torna a Oscar Giannino.
Avevo inizialmente pensato di portare molti più esempi di millantatori e cialtroni, salvo poi pensare che l’ex leader di Fare per Fermare il Declino non merita accostamente impropri. Sono già eccessivi quelli appena riportati.
Perché il valore umano della persona, da anni impegnato in un volontariato serio, costante e assolutamente non pubblicizzato, non si discute. Perché l’aver rassegnato le dimissioni, pratica sconosciuta all’italico politicante, gli riconferiscono dignità e simpatia.
Resta l’avvilimento, il gusto amaro di un percorso interrotto a un passo da un traguardo che poteva rappresentare la summa del suo percorso.
Io giudizi morali non ne do, e mi urta anche chi si arroga questo diritto con tanta faciloneria. Sarebbe invece interessante indagare su cosa spinge certe persone, per molti versi stimabili, a rischiare tutto con azzardi di questo tipo. Vanità? Tornaconto personale? Ricerca dell’approvazione? Paura di essere giudicati? Chissà.
Se potete, cercate di non lasciare insulti e prediche nei commenti. Questo post in fondo, me ne accorgo ora, non vuol dire nulla, né ha pretese di alcun tipo.
Forse è solo uno sfogo, ecco. E io avevo bisogno di metterlo nero su bianco.

Oscar Giannino.

Note

* In questo articolo la parola “cialtrone” non è mai da intendersi in senso denigratorio, bensì in ottica pulp.
** Con tanto di finta laurea in sociologia della Columbia University.
*** Con nuova finta laurea, questa volta in legge, della Harvard University.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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