Colloqui… Mentre mi domando se vale ancora la pena proseguire questa estenuante e deprimente trafila di curriculum, telefonate e domande monotone, mi rendo conto che le mie risposte suonano come quando da ragazzina in chiesa recitavo la preghiera di gruppo e pensavo a come avrei potuto migliorare la mia schiacciata da seconda linea. Una sorta di litania di risposte sempre uguali. Una in particolare: quella che non puoi rispondere, quella che anche chi ti le fa sa già che dirai una stronzata. “Perché ha lasciato il precedente posto di lavoro?” Ti guardano con la testa reclinata di lato, quasi ad invitarti ad aver fiducia..dai dimmi piccina..tu, seria e con voce impostata, rispondi: “Sto cercando nuovi stimoli e, perché no, anche delle diverse prospettive di carriera“. Come l’ho detto bene, quasi mi sono convinta da sola. Sorridi e gli leggi sulla fonte che quella “scusa” gliel’hanno detta in dodici solo oggi. E c’hai ragione. Ma pare che proprio non ti posso dire: “mah sa, il mio precedente datore di lavoro era una sonora testa di cazzo.. mi pagava meno di quanto spendeva per dare da mangiare al suo fetido cane, era preparato e professionale quanto una cassetta della frutta, ragionevole come Attila e simpatico quanto la sabbia negli occhi, capisce..” Chissà magari si farebbe anche lui una grassa risata e mi assumerebbe come addetta alle P.R. per le dimostrate doti di simpatia e di sintesi. E intanto sto andando ad un nuovo appuntamento. Questa volta mi “esamina” una donna, piccola,magra, vestita di nero mi ricorda Amelia la strega che Amalia. Ha le sopracciglia tatuate e i capelli corvini con un caschetto drittissimo. Faccio una enorme fatica a rispondere alle solite domande perché devo concentrarmi per non fissarle le sopracciglia che sono davvero troppo strane.. “….e quindi, sì insomma questo è quanto“. “Bene, perché vuole cambiare studio?“. Eccoci qua la solita domanda, ma lei prosegue,”..e non mi dica che non aveva prospettive di carriera per favore..“. E adesso? Non vale però, non mi puoi proibire una risposta..Ci guardiamo per un lungo interminabile minuto. Lei mi guarda fissa negli occhi io, pure, quasi. Sì quasi, perché le sue sopracciglia mi ipnotizzano come gli occhi a spirale di Ser Biss..Cerco di uscire dall’ipnosi..non mi viene in mente niente di politically correct. E’ sicuramente colpa di quelle maledette sopracciglia..ahhhhhhhh: ” perché mi ero stancata di fare la schiava oppressa ad uno psicopatico e perciò me ne sono andata..”. L’ho detto o l’ho solo pensato? Amelia mi guarda in modo enigmatico. Aspetto e non respiro. “Va bene, non ho altre domande, la ringrazio..le faremo sapere..“. No aspetta, l’ho detto o l’ho solo pensato? Rimarrò con questo dubbio per sempre? Sto impazzendo.. forse dovrei tatuarmi le sopracciglia.. Siamo già sulla porta, Amelia mi porge la mano “la saluto e..buon lavoro“.