panoramica di Saint Vincent foto @Serena Baronchelli
rubrica di Serena BaronchelliWeekend a Saint Vincent, per la maggioranza degli Italiani, è sinonimo di Terme e Casinò. Io stessa sono partita con quella convinzione, ma mi sono decisamente ricreduta. Certo, la possibilità di immergersi in una vasca idromassaggio con temperatura interna di 60° e vista sui principali monti valdostani varrebbe da sola il prezzo di un fine settimana nella piccola località in provincia di Aosta. Ma c’è molto di più. Il castello di Fenis, per esempio, a pochi chilometri di distanza dal paese.
castello di Fenis
Avvicinandosi all’imponente costruzione, si ha l’impressione di entrare in uno dei castelli delle principesse Disney. Immerso nei prati, alle pendici del monte Saint Julien, l'edificio occupa quella che apparentemente potrebbe sembrare la collocazione ideale per un'azienda agricola e non per una fortezza. Ma giunti all’ingresso l’impressione muta completamente. Il castello dà una prova inconfutabile di quanto l’architettura medievale fosse studiata nei piccoli dettagli.Basti pensare ai piccoli scoli per l’acqua piovana, in perfetta armonia con il resto della struttura, o alle maschere apotropaiche, secondo gli antichi in grado di scacciare i nemici e la sfortuna.
castello di Verrès
Ancora più vicino a Saint Vincent si trova il castello di Verres. Fu Ibleto di Challant, esponente di una delle principali famiglie nobili valdostane, a far assumere al maniero la forma attuale, un blocco compatto, di circa 30 metri di lato, dal carattere prettamente militare. Visitare il castello di Verres significa immergersi appieno nella storia medievale italiana.Vale la pena di affrontare la ripida salita di ciottoli che lo precede, non tanto per l'arredamento, praticamente inesistente, ma per la sua storia e il fascino che emana.
Il castello era infatti principalmente una fortezza, in cui gli stessi nobili che vivevano in un castello residenziale nelle vicinanze, si rifugiavano in caso di pericolo.
Una descrizione tanto fiabesca potrebbe creare però aspettative elevate per la visita di quei luoghi.
A deluderle potrebbe essere proprio chi, al contrario, dovrebbe riuscire a farcele amare: le guide turistiche. Il castello di Issogne, per esempio, possiede al suo interno moltissime particolarità che invogliano i turisti ad approfondire la loro conoscenza.
foto@Serena Baronchelli
Una su tutte: la fontana del giardino (foto), sormontata da un albero di melograno con foglie di quercia in ferro battuto. Simboleggia l'unione tra la fertilità della famiglia, rappresentata dal melograno, e la forza della quercia.Purtroppo la visita alla fontana e al resto del castello è stata rovinata dalla guida: frettolosa, sbrigativa, superficiale e senza la minima passione per il suo lavoro.
Come se non bastasse, si è limitata a risposte affrettate circa gli affreschi e l'arredo interno, probabilmente pensando che nessuno dei presenti sapesse alcunché di storia dell'arte.
Una vera e propria pecca che mi auguro non si ripeta anche altrove per non danneggiare la conoscenza di un territorio ricco di tradizioni e di storia oltre che di grande fascino come la Valle d'Aosta.