Il vasellame ritrovato ad Azoria e ricostruito dagli archeologi
(Foto: Azoria Project/unc.edu)
Gli scavi, finora, non hanno ritrovato alcuna necropoli né scritte che possano restituire stralci di vita e di pensiero, per cui gli indizi per ricostruire la vita e le vicende di questa misteriosa città gli archeologi li devono ricercare nei resti degli edifici, negli oggetti personali ritrovati, negli attrezzi utilizzati dagli antichi abitanti e anche nei resti di cibo.
Gli scavi di Azoria (Foto: College.unc.edu)
Azoria sorgeva a 1.187 metri sul livello del mare, con una vista mozzafiato sul Mare Egeo e sui Monti Sitia. Finora sono stati scavati una serie di case e di edifici civili. A dirigere gli scavi è Donald Haggis, Professore di archeologia presso l'Università del North Carolina-Chapel Hill, un greco-americano che parla correntemente il greco ed ha ancora legami familiari con l'isola di Creta. Haggis ha condotto le sue prime ricerche qui da studente, nel 1988. Allora rimase letteralmente affascinato dall'idea di trovare la misteriosa Azoria.Sia Haggis che la sua collaboratrice, Margaret Mook, della Iowa State University, sono convinti che le ceramiche ritrovate finora parlino di un sito molto più antico di quanto si è sempre creduto. Azoria era un piccolo centro con una popolazione stimata tra i 2.000 ed i 5.000 individui, sorta all'indomani della scomparsa della civiltà minoica. Per secoli la montagna dove sorse Azoria aveva ospitato comunità umane, che diedero vita ad una città vera e propria nel 630 a.C.
L'edificio civico di Azoria con i gradini lungo le pareti
(Foto: Archaiologia.gr)
E' riemerso, anche, un edificio civico dalle proporzioni monumentali, con una grande sala e dei gradini - forse utilizzati come sedili - lungo tutte le pareti, costruito adiacente ad un santuario formato da due ambienti. Da questo santuario provengono delle piccole immagini di una divinità. L'edificio civile aveva anche un frantoio.
I reperti ritrovati durante gli scavi vengono portati nella vicina città costiera di Pacheia Ammos, dove l'Istituto per la Preistoria Egea e il Centro Studi Orientali di Creta possiedono un moderno edificio in cui si svolge lo scrupoloso lavoro di ricomposizione dei frammenti ritrovati.