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Azzalin, consigliere regionale veneto del Pd, condanna la farsa del taglio delle Province mentre si salvano i veri poltronifici

Creato il 25 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Un taglio caotico, ridicolo, che non taglia i poltronifici veri ma punisce i territori e con criteri incomprensibili. E questa sarebbe una riforma: tagliare Province e isolare i Comuni e soprattutto i cittadini, sempre più in difficoltà nel rapportarsi con istituzioni sempre più staccate dalla realtà. Il consigliere regionale veneto Graziano Azzalin condanna con parole chiare l’incredibile decisione del governo Monti.

 

Taglio delle Province, Graziano Azzalin: “Una proposta  farsesca: serve una riforma organica dell’assetto dello stato e non controproducenti trucchetti da ragioniere frustrato”

Il consigliere regionale polesano del Pd attacca duramente l’ipotesi allo studio del Governo: “la mia posizione sarebbe la stessa se la Provincia di Rovigo non fosse nell’elenco delle 44 amministrazioni sul patibolo. Anche perché la compagnia è delle migliori: 10 delle 11 Province toscane, 9 su 11 dell’Emilia Romagna, 8 su 12 del Piemonte. In sostanza, quasi il gruppo delle istituzioni più virtuose di tutto il Paese. Si taglia la rappresentanza e nulla si fa per il sottobosco di enti di nominati e cooptati. Senza contare gli enti di secondo grado: un uomo coraggioso come Monti può per una volta non partire dagli ultimi e affrontare prima il vero cuore del problema?”

 

 

“Nei momenti in cui le idee forti sono deboli, si producono continui sbandamenti. La vicenda dell’abolizione delle Province è un caso emblematico: l’ipotesi di taglio che parrebbe essere stata elaborata dal Governo appare farsesca e questo perché, da un lato manca un’idea forte di riforma istituzionale, dall’altro si vuole dare una risposta, sia quel che sia, alla pressione dell’opinione pubblica. Così, però, si gira intorno al problema e si dà una risposta “facile” e “furbetta” a una polemica “facile” e “furbetta”: questure, prefetture, uffici provinciali, lavoratori, servizi, tutto gettato nel tritacarne dell’antipolitica per tentare di smorzare le proteste dando a queste, invece, ancora maggior fiato”. Non è tenero nei confronti della proposta allo studio del ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, i cui tecnici stanno valutando un taglio delle amministrazioni provinciali che non rispondano ad almeno due dei tre criteri fissati: una popolazione residente superiore ai 350mila abitanti, un’estensione territoriale di almeno 3mila chilometri quadrati e un numero di almeno 50 amministrazioni comunali sul territorio.

 

“Sia chiaro – aggiunge il consigliere polesano – la mia posizione sarebbe la stessa se la Provincia di Rovigo non fosse nell’elenco delle 44 amministrazioni sul patibolo. Anche perché la compagnia è delle migliori: 10 delle 11 Province toscane, 9 su 11 dell’Emilia Romagna, 8 su 12 del Piemonte. In sostanza, quasi il gruppo delle istituzioni più virtuose di tutto il Paese. Dov’è l’attenzione al merito? Quale dei parametri misura l’utilità, la funzione, il ruolo, gli sprechi? Intanto, lato nulla si fa per arginare l’anacronistico problema delle Regioni a statuto speciale, che continuano a farsi beffe di chi tira la cinghia. Senza contare che sono anni che viene raccontata la favola delle città metropolitana e ancora siamo in alto mare. Ma il problema è proprio questo, cadere nella logica del ‘divide et impera’: non deve essere una guerra fratricida, un puntare il dito su chi fa peggio per sviare l’attenzione da un problema che esiste e non va eluso con trucchetti da ragioniere frustrato. Bisogna uscire dalla foga e, con calma e gesso, dare il via a una vera e completa riforma dell’assetto istituzionale che ridisegni organicamente l’assetto dello Stato”.

 

L’esponente democratico è un fiume in piena e non risparmia critiche al Governo: “Si procede per tentativi fra mille equilibrismi, con proclami e smentite che fanno il gioco di chi agita la bandiera della distruzione e dell’antipolitica. Anche senza voler scomodare i profili di incostituzionalità, presenti e grossi come monti, si pensi solo alle contraddizioni rappresentate dal fatto, che mentre con alcuni provvedimenti si cerca di lavorare contro la frammentazione e favorire l’accorpamento dei Comuni, si va a colpire chi queste iniziative le porta avanti, indicando come parametro per la sopravvivenza delle Province il numero dei Comuni. Questo è il frutto dell’improvvisazione. A questo gioco è bene dire di no, come è bene anche fare un po’ di chiarezza e mettere in evidenza che i pozzi senza fondo, i veri poltronifici che drenano inutilmente risorse non sono i consigli provinciali democraticamente eletti e controllati direttamente dai cittadini, ma quella pletora di enti di secondo grado, di partecipate, di carrozzoni fatti da cooptati ben pagati sui quali nessuno sa nulla. Prima di dar fuoco al bosco, si faccia pulizia nel sottobosco, perché prima vengono gli organi democraticamente eletti, poi i circoli di amici degli amici”.

 

La conclusione di Azzalin è tranchant: “Il coraggio di essere forti con i forti e deboli con i deboli non rende merito al prestigio di Monti. Dopo il duro colpo sulle spalle dei lavoratori ora si va con l’accetta sugli enti locali. Certo, da qualche parte bisogna iniziare, ma per una volta, un tecnico preparato e coraggioso, può dimostrare che si può partire anche dai problemi principali e non sempre dal basso? Non è più una questione tecnica, ma politica. Per questo chiedo ai dirigenti nazionali ed ai parlamentari del mio partito, quel Pd che responsabilmente si sta sobbarcando oneri senza onori, di prendere in mano con forza la vicenda, che riguarda direttamente la democrazia”.

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