Per ricaricare una batteria, basta una spinta e procedere senza fermarsi. E alla macchina che ancora ha discrete prestazioni si cambia qualche ‘pezzo’ per migliorarle e si fa una ‘messa a punto’. Matteo Renzi, appena eletto segretario Pd, doveva e poteva pretendere questo a Enrico Letta. Subito e senza mezzi termini, e così agli alleati della maggioranza. E il presidente del consiglio da subito doveva dare segnali forti di volere e potere essere ‘competitivo’. Entrambi -gioco pulito o sporco, o troppo o poco ‘maschio’ che abbiano condotto- hanno finito per non dare una apprezzabile immagine del loro partito e fatto partire con handicap la fase che dovrebbe essere di cambiamento e di ripresa, politica ed economica.
Fase che Renzi doveva e poteva instradare sui binari giusti. Speriamo che ci riesca ugualmente, anche noi come Prodi facciamo “gli auguri al Paese”. Però l’ auspicabile risultato positivo della ‘scossa’ renziana (in generale giustificata dalla reale “palude” italiana, ma non in questo passaggio) non cancella l’errore commesso, che agli italiani è apparso più dettato da una non lieve forma di azzardopatìa che dal grande talento politico. Che indubbiamente in Renzi c’è, ma fatica a prevalere su Matteo.
Gian Paolo Vitale
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