Per quanto riguarda il cambio in terza linea, in settimana se n'eran sentite dire tante, tra le altre rimetter Minto nel suo antico ruolo, quello che NON l'aveva rivelato per anni (a seguire il modello formazione calcio alla "figurine Panini" si rischia di far danni anche ai propri beniamini).
Jacques Brunel risolve la questione nel modo più logico e adatto agli avversari, introducendo al posto di uno dei migliori nr.8 al mondo, l'interprete "vero" del ruolo che ha a disposizione: Manoa Vosawai. La scelta presenta diversi vantaggi: non dover adattare Alessandro Zanni, tenendolo blinside addetto anche alla rimessa, in coppiacon Simone Favaro l'openside kamikaze (il primo vero grillotalpa Azzurro "brucia" sempre tutto senza risparmio in sessanta minuti); è una risposta adeguata alla massa di Toby Faletau dillà, oltre a rappresentare un ball carrier potente assieme a Ghira, Zanni e talvolta Castro. La scelta scopre la rimessa laterale, et voilà, a fianco di Francesco Minto che s'è guadagnato a suon di aggressività il posto, in seconda linea arriva Antonio Pavanello a riequilibrare le cose sia per le terre che in aria: in altonon sarà un Van Zyl o un Bortolami dei tempi d'oro, ma ce lo faremo bastare. Alla fine risulta un reparto loose five tutto Benetton: l'affiatamento non dovrebbe mancare. Reparto ben coperto in panca: Derbyshire. un altro Benetton in forma crescente, il mastino nonché neo-papà Geldenhuys.
Con tali forze in campo, mi spiace deludere l'amico Woodster autore di una limpida analisi approfondita della partita, ma non credo gli Azzurri cederanno nel breakdown dopo un'ora di arm-wrestle: potremmo al limite ceder subito come con la Scozia, ma difficilmente lo faremo nel tempo. Nel reparto deputato alla battaglia per il possesso e i centimetri, cruciale in quello che abbiamo chiamato "il rugby che si gioca adesso", ora abbiamo sia la birra che la depth per reggere tutti gli ottanti minuti. I Dragoni ora si sentono forti nel punto di incontro, ma anche i precedenti in Pro12 depongono a nostro favore - arbitraggi permettendo, pur con tutto il rispetto per l'esperienza di Ryan Jones, la forza di Tipuric e Faletau. In più, la seconda linea di Coombs e Evans parrebbe attaccabile soprattutto in aria, dove ne vedremo delle belle tra Zanni e Jones.
Poco da dire sulla prima linea: il Benetton Leonardo Ghiraldini viene sorretto dai due "stranieri" Andrea LoCicero e Martin Castrogiovanni, la linea di rincalzo è costituita ancora da Giazzon coi due trevigiani DeMarchi e Cittadini. La sfida coi contrapposti Jenkins e Adam Jones ben supportati da Hibbard pare decisamente d'altri tempi, equilibrata con lieve prevalenza dei nostri.
Se davanti l'assenza di Parisse spiace per la classe e il carisma e ha l'effetto di "ricompattare" le linee con gente perlomeno affiatata, un cambio "non provocato" riguarda tutta la mediana. Brunel non ha nascosto la delusione a Edimburgo per la prova di Botes e Orquera, incapaci di mantenere un livello decente di lucidità ed efficacia a protezione diminuita, e li manda in panca a pensarci sopra, rimpiazzandoli con Ugo Gori e Kris Burton. Scambio alla pari, pregi e difetti delle mediocir coppie si equivalgono; Orquera ha dimostrato che può brillare ma per farlo necessita di mezzo secondo in più, se non altro Burton si auto protegge giocando 5mt. più indietro. Del resto davanti non hanno chissà chi: il ligio e preciso Dan Biggar, il potente ma individualista e pure fumino Mike Phillips.
Lo sconforto da potenziale mismatch con gli avversari arriva dietro. In mezzo Brunel insiste, anche per mancanza di alternative potabili tra i convocati, ad affiancare i pesi relativamente leggeri Gonzalo Canale e Tommaso Benvenuti: già son stati spaccati dagli scozzesi, ora davanti troveranno Jamie Roberts e Jonathan Davies. Senza ovviamente poter contar troppo sull'aiuto di Burton, ma per fortuna c'è Andrea Masi a salire. Alle ali confermati "l'estremo mascherato" Luke Mclean e Gb Venditti, fanteria d'arresto per le incursioni dei cavalloni North e Cuthbert, come se non bastasse c'è pure Halfpenny a sondare ogni tanto la impermeabilità della linea. La scelta di due rincalzi per la battaglia sui punti di incontro e di due mediani alternativi lascia del tutto scoperto il reparto arretrato in panca; l'alternativa è spostar Gori o Botes all'ala, in tal caso vediamo già l'acquolina in bocca delle ali in rosso e il piedino di Biggar che vibra. E' il rischio della coperta corta.
Sul piano dei punti deboli e forti reciproci in gara, consigliamo la lettura del post precedente che arriva dal Galles. Oltre a quello che trovate lì, a nostro avviso c'è da dire gli Azzurri arrivano nella condizione psicologica perfetta per loro: underdogs, abbacchiati dalla dura ramazzata subita in Scozia e dalla prova sound dei gallesi in casa franca, oltre che dall'assenza di una delle bandiere. Umile rabbia, è la situazione di partenza in cui rendiamo solitamente meglio. Se a questo si aggiungesse, hai visto mai, un side opposto particolarmente confidente e fiducioso dei propri mezzi, che s'impadronisse del possesso nonostante le raccomandazioni di Brunel e "giocasse la palla", ah beh allora nonostante i nostri evidenti punti deboli, ce la potremmo giocare con una partita accorta, molto tattica e di ripartenze, in cui gli inevitabili errori vengano coperti da infilate che fan male - agli avversari. Una partita senza arretrare ma lasciando agli altri l'iniziativa, almeno nella prima parte. Modello ideale, Benetton - Ospreys ultima scorsa, coi nostri rincalzi che macinano gli avversari e vincono recuperando negli ultimi dieci minuti. Dopotutto ci sono dieci Benettoniani titolari e altri quattro in panca.
Una garanzia in più vien dall'arbitro: Romain Poite non viene dalla periferia celtica - Scozia, Irlanda - e questo è già qualcosa. Il tempo invece promette una uggiosa giornata non particolarmente fredda ma bagnata. Tempo da rugby, dicono in Gran Bretagna.
Gli altri - Se il Galles conferma tutti, la Scozia cambia solo il pilone che non gioca la domenica e l'Irlanda opera un switch verso lo sperimentale coi debutti ufficiali di Paddy Jackson e Luke Marshall per coprire gli infortuni (forse sarebbe stato opportuno che anche gli Azzurri avessero rischiato qualche nome nuovo), si scopre come e quanto la Francia cambi per Le Crunch di sabato.
Alla fine sono ben otto, oltre metà dei titolari, a partire dalla mediana: retrocessi in panca i deludenti Machenaud e Michalak, tornano Parra e Trinh Duc; come l'Italia, si saran telefonati i coach? Fofana torna nel suo ruolo al centro a fianco di Bastareaud, all'ala rientra Clerc e rimane Fall, come Huget resta estremo. In prima linea si rivede Domingo con Mas e Kayser, Maestri in second alinea col nuovo Samson da Tolone e Claasens in panca a soffiare sul collo di Picamoles,
Che i Bleus dovessero cambiare tanto stava nell'ordine delle cose, mentre l'Inghilterra era logico restasse quella di Dublino, Sostanzialmente è così, ma Lancaster introduce qualcosa di "strano" per i suoi costumi conservativi. Non stupisce più di tanto la ripresa del posto titolare al centro di Tuilagi, tra l'altro è una risposta "a uomo" a Bastareaud, così come non sorprende lo scambio di tallonatori tra panca e titolarità, Hartley al posto di Tom Youngs, che un po' di confusione a Dublino l'ha fatta. Piuttosto innovativo è invece quel fragile lungagnone di Courney Lawes in posizione blindside: al contrario di Brunel, Lancaster copre il "buco" al nr.8 lasciato da Ben Morgan non con la soluzione logica Waldrom (della mono-tnalità del quale anche noi non ci fideremmo più di tanto), ma spostandoci capitan Robshaw e riportando Wood a flanker - lui grande fetcher, che per parte della gara aveva giocato in fondo. Pretattica o volontà di schiantare la Francia già claudicante di suo in rimessa?
Le premesse di un turno di Sei Nazioni molto combattuto, magari nel fango, ci son tutte.