[BA] Intervista ad Antonella Cortese

Creato il 03 dicembre 2011 da Spaceoddity
[BA] Eccoci dunque all'incontro con Antonella Cortese, che ci parlerà del suo blog Sicoola. Ancora una volta, l'intervista è avvenuta a distanza, ma - nonostante ne avessi facoltà, ho evitato di aggiungere domande, che un lettore qualunque può rivolgere alla mia blog-amica. Partons enfin.
Se escludiamo l'ambito lavorativo, quale posto occupa il tuo blog nel volume complessivo della tua scrittura?
La verità? Un ruolo marginale. Sono una grafomane da sempre. Persino a scuola per concentrarmi dovevo fare scarabocchi e scrivere, ma non appunti. Ricordo che dopo i richiami iniziali, i professori erano costretti ad ammettere che dicevo la verità “io mi concentro così” e mi lasciavano perdere. Diciamo che sul Blog finisce quello che per me ha senso pubblicare e neanche tutto. I’m anywhere.
Riscontro in Sicoola molti registri e temi, ma se tu dovessi scegliere un genere letterario o un contenuto per uniformare il tuo blog, per cosa ti orienteresti?
Credo che il leitmotiv sia lo sguardo, il modo di guardare alle cose, indipendentemente dal tema. Non mi interessa fare un blog tematico. A parte il fatto che mi annoierei a morte, non voglio fare l’esperta di nulla. Forse perché ho modelli francamente un po’ troppo alti e non mi sentirei a mio agio nel ruolo della piccola Aspesi, Yourcenar o Sozzani per citare 3 donne completamente diverse ma che rappresentano il meglio nella loro professione o arte. Anche se mi preferisco come pseudo-scrittrice (e dico pseudo perché per l’appunto ho modelli troppo alti), quando scrivo pezzi che stanno a metà tra le osservazioni dei comportamenti sociali e i racconti autobiografici.
Talvolta ho l'impressione che Sicoola sia, più che un approdo, una porta d'accesso al web come lo vede Antonella Cortese. Come collochi il tuo blog in rapporto alla rete e, in particolare, agli altri bloggers?
Al web non so, ma solo perché a dire il vero il problema non me lo sono mai posto. Rispetto al mondo e a un certo modo di concepire le donne, forse, sì. Non che abbia velleità di lanciare sfide a chicchessia, ma negli ultimi tempi ho fatto caso alla cosiddetta stampa femminile. Sembra che non ci siano alternative: puoi essere solo o una fashionista (e quando è fatto seriamente è la cosa più seria e professionale che c’è in giro), o una demente che pensa solo all’oroscopo, a cucinare e a tenersi un marito, o in ultima istanza una militante delle causa femminista. È una rappresentazione che non tiene conto della realtà, credo. Penso si possa avere opinioni politiche, anche femministe, leggere l’oroscopo, parlare di uomini e vecchi film, guardare X Factor, amare l’opera, i viaggi e che moltissime donne siano fatte così. Solo che sembra non esistano. A me interessa la contaminazione, non solo tra i generi, ma come concetto. Detesto le barriere, i luoghi comuni, le convenzioni di ogni tipo.
Proviamo: fai una graduatoria di tre o quattro temi forti di Sicoola portando a esempio almeno un paio di post per ciascuno (e perché).
Antonella, Flavia e la Cortese. Che sarebbero il mio primo, il mio secondo nome e il mio cognome usato a mo’ di soprannome. Il Blog riflette la mia schizofrenia. Scegliete voi a che genere attribuire l’uno o l’altro e allegate un post.
Come hai deciso il nome del tuo blog? Hai mai pensato di cambiarlo?
Di cambiarlo giammai. Mi piace troppo. Il merito pero è di Diego Cammarata e di un’accoltellata a piazza Politeama. Anni fa, uscì un articolo su Repubblica con foto del luogo del misfatto imbrattato da una pozza di sangue enorme, la gente intorno (accade se non ricordo male un sabato pomeriggio) e dietro quest’assembramento di curiosi c’era uno dei manifesti “Palermo è la città più cool d’Italia”. Una scena grottesca. Quella foto però metteva a fuoco qualcosa su cui ragionavo da un po’. Non credo si possa dire né che Palermo e la Sicilia siano solo quello che chiamo folklore, etnografia da museo o ancora pulsante, tradizioni e luoghi comuni, né che siano davvero aperte alla contemporaneità e al confronto con il resto d’Italia e del mondo, per lo meno non nel modo in cui vengono raccontate. Tutta la retorica dell’isola che in quanto isola è diversa e condannata a restare tale, la trovo fuorviante anche se ha ragioni di esistere. Però l’idea che esista davvero un’identità e solo una, definitiva, non mi convince. Insomma, se parlo inglese non sono sicula? Se leggo Repubblica e ogni tanto il Times neanche? Perché io li leggo i giornali non li compro solo per vedere i necrologi, come si usa a Messina. Se prendo la macchina da sola di notte neppure? Se faccio la fila e non chiedo favori nemmeno? Se esco con le amiche e beviamo 4 cocktail, sono Samantha Jones? Eppure ho vissuto tra Messina e Palermo, mica a Manhattan.
Sono in vena di elenchi. Facciamo così, elencami almeno cinque diritti di un blogger e cinque di un lettore di blog (spiegandoti un po'!).
Oh Gosh.. Don’t know. Really. Mi appello al 5° emendamento e/o alla facoltà di non rispondere.
Riesci a tracciare una storia del tuo blog, per presentarne le linee di sviluppo?
Vorrei riuscire a scrivere più spesso quei pezzi a metà tra il racconto e l’osservazione antropologica (e ironica ovviamente) di cui dicevo prima. Anche se non sempre è il tempo o la voglia che manca, ma l’ispirazione. Devo avere un buon motivo. E poi non vorrei rinunciare al resto. Sto cercando di stare un po’ più legata all’attualità, a quello che accade di giorno in giorno è che per me è interessante. Parallelamente, mi piacerebbe andare a riscoprire vecchie cose legate a passioni di tutti i tipi (dalla musica, alla letteratura, allo sport). Ma è abbastanza impegnativo e avrò bisogno di aiuto, temo. Quindi, potrei anche cancellare la risposta, è dire solo che lo sviluppo sarà conseguente a quello clinico della mia schizofrenia ormai non più latente.

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