Baby fumatori crescono - Come contrastare il fenomeno? Forse triplicando il costo del tabacco

Da Mela Verde News

Ogni anno sono sempre di più i ragazzini che, armati di faccia tosta o finta disinvoltura, entrano nelle tabaccherie per acquistare pacchetti di sigarette da nascondere sotto la giacca poco prima di uscire. A volte, presa coscienza dell’incombente azione illegale, il tabaccaio di turno rinuncia all’incasso rifiutando di vendere il famigerato pacchetto. Altre volte, invece, il ragazzino riesce a incastrarlo (diciamo pure così…) confidandogli che le sigarette sono per la sua mamma. In altri casi dubbi e domande lasciano posto agli interessi economici che, forse con la scusa della crisi, forse per semplice indifferenza nei confronti del prossimo, riescono ad andare anche oltre i rischi precoci per la salute di bambini cresciuti che in realtà hanno da poco imparato a leggere. Invece di bazzicare i cortili delle scuole o i luoghi d’incontro dei baby fumatori che potrebbero benissimo essere colti in flagranza, molti genitori minimizzano il fenomeno, stentano a crederci, altri addirittura s’indignano. Ma è proprio così: i pionieri della sigaretta iniziano a fumare con indosso il grembiule. Con un po’ di ‘fortuna’ per i loro polmoni, cominciano tra i banchi della scuola media o addirittura tra quelli universitari. È vero che in questi istituti vige il divieto di fumo, ma è altrettanto vero che spesso e volentieri non è rispettato poiché finita la lezione, a dare il via alle danze della pausa sigaretta è il professore stesso. Ed è così che ci si sente rispondere: «Perché io non posso e il prof si?». Fortunatamente questa voglia di esplorare il mondo del tabacco non coinvolge tutti i ragazzini, ma i numeri fanno davvero paura soprattutto perché il modo di fumare degli italiani è cambiato. Infatti, sebbene negli ultimi cinque anni si sia registrato un calo del 14% del consumo delle classiche sigarette in pacchetto, la vendita del tabacco sfuso per le ‘sigarette fai da te’ ha subito un’impennata del 229% solo nel 2012 (e qui parliamo di un business che tocca i 19 milioni di euro annui per lo stato Italiano). Per non parlare delle e-cig, le sigarette elettroniche che nel giro di un anno a Barletta hanno arricchito non poche tasche nonostante l’odio professato a loro discapito. Al contempo anche il mercato nero del tabacco è cresciuto del 10% quindi in un modo o nell’altro, il ragazzino italiano o barlettano che sia, troverà sempre il modo di accendersi una sigaretta lontano da occhi indiscreti o sotto quelli degli amichetti più deboli (in realtà più coscienziosi).Dunque come fare a salvare le vite già in pericolo o quelle che verranno? Certo la soluzione più ovvia sarebbe quella di non fumare poiché i danni irreparabili che ne scaturiscono sono scientificamente e statisticamente provati: addirittura sono stampati in bella vista sui pacchetti di marche note (della serie noi vi avevamo avvertito). A tal proposito, il New England Journal of Medicine ha lanciato ieri la sua proposta: ritoccando notevolmente in rialzo il costo del tabacco si potrebbero salvare circa 200 milioni di vita. In altre parole moltiplicando per tre le tasse sulle sigarette, il numero di fumatori si ridurrebbe di almeno un terzo. Stando alla ricerca condotta da Prabhat Jha:«In alcuni paesi il raddoppio del prezzo dei pacchetti e una diminuzione della differenza di prezzo tra le marche più costose e quelle economiche, spingerebbe le persone a non fumare più o semplicemente a non iniziare mai. Così si eviterebbero circa 70.000 morti l’anno». Percorrendo una strada alternativa sull’onda della prevenzione, l’agenzia finlandese 358 ha realizzato “Tobaccobody”, un software in grado mostrare ai ragazzi (e agli adulti ovviamente) la trasformazione del loro corpo dopo l’abuso pluriennale di sigarette. La lista degli effetti collaterali è lunga: si parte dalle rughe viso, dall’annerimento dello smalto dentale, fino ad arrivare alla perdita dei capelli e della loro lucentezza o ai gravi danni sul peso.Stavolta, dunque, sarà necessario essere diabolicamente creativi non per vendere un prodotto bensì per decretarne la sua fine, nonostante il suo acquisto sia ormai più frequente di quello di un caffè al bar. Vedremo se anche le menti barlettane, cui spetterebbe l’arduo compito, s’inventeranno, appoggeranno o investiranno su un progetto di prevenzione e/o divieto veramente efficace, affinché anche il ragazzino più temerario girerà alla larga dalle tabaccherie preferendo spendere la paghetta per qualcos’altro.Mio articolo su Barletta News

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