Come ogni anno nel mese di marzo, la Internationale Bachakademie Stuttgart propone la Bachwoche, una settimana di concerti e iniziative collaterali a cui prendono parte studenti di musica provenienti da ogni parte del mondo. Il progetto ideato dal Helmuth Rilling prevede, oltre ai concerti, masterclasses e prove aperte al pubblico, conferenze e dibattiti riguardanti la musica di Bach e i suoi rapporti con la cultura moderna. Hans-Cristoph Rademann, per il suo secondo cartellone come direttore artistico del sodalizio, ha voluto ampliare la concezione di base includendo tra gli autori trattati anche Dietrich Buxtehude, il celebre compositore e virtuoso che fu per più di trent’ anni organista a Lübeck, considerato come una delle personalità che influenzarono più profondamente la formazione artistica di Bach, e una serie di musiche di compositori inglesi e americani che dalla musica bachiana trassero spunti di ispirazione. Il concerto di apertura, tenutosi nella Jonanneskirche am Feuersee, costruita in stile neogotico tra il 1865 e il 1876 su un progetto di Christian Friedrich von Leins in uno dei luoghi più suggestivi del centro di Stuttgart, comprendeva appunto musiche sacre strumentali e vocali di Buxtehude. La Bachakademie ha invitato un ensemble costituito appositamente per questa serata inaugurale, sotto la guida della violinista Nadja Zwiener, attuale Konzertmeisterin del celebre The English Concert fondato da Trevor Pinnock, con la partecipazione del soprano Dorothee Mields, considerata una delle migliori interpreti attuali nel campo della musica barocca. Il programma del concerto era dedicato a una serie di Cantate e Sonate da chiesa di questo compositore che durante della sua vita era considerato uno dei maestri assoluti nel campo della musica sacra sia come organista che come compositore, tanto che il ventenne Bach intraprese nel 1705 un viaggio a piedi di circa quattrocento chilometri da Arnstadt fino a Lübeck per ascoltarlo e, secondo alcuni biografi, studiare con lui.
Come si è già detto, tutti gli studiosi bachiani concordano nel riconoscere il profondo influsso che la musica di Buxtehude ebbe sulla formazione stilistica del maestro. Dietrich Buxtehude rappresenta una specie di “cerniera” tra due periodi della musica. Le sue radici si basano sullo stile tipicamente nordeuropeo che, partendo da Sweelinck e passando per Scheidemann, Reinken, Hanff, Tunder e molti altri, presenta una curiosa mescolanza di stili tra la musica clavicembalistica dei virginalisti inglesi e le forme strumentali italiane (Canzona, Fantasia, Toccata, ecc.), queste ultime importate dai molti musicisti italiani attivii presso le Corti di queste regioni e, tra i quali anche lo stesso Frescobaldi, che per circa un anno soggiornò nelle Fiandre. Le innovazioni di scrittura elaborate da Buxtehude partendo da queste basi rappresentano un aspetto decisivo nella fefinizione dello stile nel campo della musica sacra. Le Sonate eseguite nel programma di questo concerto erano tratte dalle due raccolte pubblicate tra il 1694 e il 1696 in due raccolte che comprendono una serie di lavori composti in anni precedenti. Si tratta di musica dal taglio estremamente virtuosistico sia da punto di vista della tecnica che delle invenzioni armoniche, di stile complesso e ideato per venire incontro ai gusti di un pubblico estremamente competente come era quello della città della Germania settentrionale, nelle quali la pratica della musica da camera era molto diffusa. Le Kantaten composte da Buxtehude per essere eseguite sia nel corso delle sue famose Abendmusiken che in occasione dei servizi liturgici, presentano anch’ esse diverse novità sia dal punto di vista formale che del contenuto musicale. Buxtehude non si attiene allo schema fisso del susseguirsi di cori e arie solistiche utilizzato da Bach, ma impiega una notevole varietà di organici strumentali ed una continua ricerca di novità di linguaggio, che si traducono in soluzioni di scrittura vocale successivamente riprese e sviluppate al massimo grado da Bach e anche da Händel. Le Kantaten presenti in questo programma erano esempi di questa poliedricità stilistica che include l’ uso di forme cone il Geistliche konzert, l’ aria strofica, il Choralkonzert e strutture più complesse come quella della Kantate BuxW 35 “Herr, auf Dich traue ich”, concepita come una vera e propria Cantata da concerto e dalla scrittura vocale assai virtuosistica.
L’ esecuzione è stata decisamente di alto livello, sia da parte dell’ ensemble guidato da Nadja Zwiener e comprendente Gundula Muntu (violino), Imke David (viola da gamba), Banjamin Wand (violone), Björn Collel (tiorba) e Gerd Amelung (cembalo e organo) che della cantante solista, la quarantatreenne Dorothee Mields, originaria di Erfurt, allieva di Julia Hamari e stimatissima dal pubblico internazionale per la sua stretta collaborazione con specialisti del barocco quali Philippe Herreweghe, Ton Koopman, Masaaki Suzuki e Gustav Leonhardt, documentata da diverse registrazioni, l’ ultima delle quali, La Descente d’Orphée aux Enfers di Marc-Antoine Charpentier, realizzata con il Boston Early Music Festival Chamber Ensemble, ha ottenuto il Grammy Award 2015 come migliore incisione operistica dell’ anno. Conoscevo diversi dischi di questa cantante e l’ ascolto dal vivo ha confermato le mie impressioni positive. Dorothee Mields ha una voce di bel timbro, luminosa e pulita nell’ emissione, unita a un fraseggio intenso e concentrato e a una notevole tecnica nell’ esecuzione dei passi virtuosistici. L’ interprete è misurata, elegante e molto attenta a sottolineare le sfumature del testo. In sintesi, una cantante notevole, sicuramente tra le migliori che si possano ascoltare oggi in questo repertorio. Una bella serata, seguita da un pubblico assai numeroso e attento, come accade sempre quando i melomani tedeschi ascoltano queste musiche, conclusa da intensi e meritati applausi.