Credo di non essere l’unico che vede mese dopo mese le sue risorse economiche assottigliarsi, o che non riesce a pronosticare per quanto ancora le sue fonti di reddito potranno considerarsi sicure.
Come recita il sottotitolo dell’ultimo libro (che non ho letto) di Giampaolo Pansa, “eravamo poveri, torneremo poveri”, ma almeno ci è data l’opportunità di saperlo con un certo anticipo, e quindi abbiamo una grande fortuna: quella di poterci organizzare per tempo. E magari iniziare a reimparare come si sta insieme, come ci si sostiene l’un l’altro, come si resta uniti per spartirsi i compiti, come si mettono in condivisione i frutti del lavoro di ognuno.
Il giorno in cui tanti di noi avranno meno denaro a disposizione, e meno possibilità di sprecarlo in superficiali vizi egocentrici e solipsistici, chissà… potrà anche succedere che ci si ritrovi tutti accomunati da un collettivo bisogno di darsi una mano a vicenda, e di non essere più solamente dei singoli.
Per questo, più che un augurio, in questo ultimo giorno del 2011 vorrei fare una raccomandazione.
Si sa, è importante partire col piede giusto, per garantirsi un cammino fruttuoso. Dunque, quando stasera scoccherà la mezzanotte e salteranno i tappi dello champagne, anziché cominciare a digitare sullo smartphone per inviare sms dall’altra parte del mondo o twittare in tempo reale le vostre non-emozioni di inizio anno, fate un gesto trasgressivo, inconsueto: guardatevi attorno, rimanete per qualche minuto attaccati alla realtà che vi circonda fisicamente, e baciate chi è lì.
Mi piacerebbe, come buon auspicio per il futuro in arrivo, rendermi conto che, per la prima volta dopo tanti anni di telefonia mobile, a mezzanotte le linee dei cellulari non sono intasate per il troppo traffico ma che, finalmente, ognuno sta abbracciando il suo vicino di flûte.
Sarebbe bello, se succedesse. Sarebbe, finalmente, un vero nuovo inizio.