Ai miei tempi di adolescente e primi 20 anni era l’InterRail. Passare l’estate in treno a girare l’Europa, dormire nelle stazioni ferroviarie di Berlino ed Amsterdam ed attraversare la Spagna da nord a sud assicurava a chiunque l’avesse fatto lo status di “figo” e il beneficiario poteva camparci di rendita anche per un anno pieno. Poi, come tutti sappiamo, internet ha cambiato il modo di fare le cose a tanti, anche ai viaggiatori “zaino in spalla“, dando loro la possibilità di organizzarsi in un modo che nei lontani anni ’90 era forse impensabile.
Ho passato recentemente un weekend a Bristol con Caterina e Francesca, due mie care amiche, e dopo aver visitato la deliziosa cittadina un tempo casa del pirata Barbanera, posso dire che mai posto sarebbe stato migliore per fare la conoscenza con una convinta comunità di attivisti del couch-surfing, house-sitting e backpacking (la migliore traduzione a questi termini la darete voi leggendo l’articolo).
Francesca mi aveva già parlato del couch-surfing, cosa che pratica da tempo e che consiste nell’entrare a far parte della comunità online dove poter trovare persone disposte ad ospitarvi (a darvi il loro divano, couch, appunto) durante i vostri viaggi. Ovviamente nel pieno dello spirito internettiano e in base alla regola di qualsiasi socialnetwork che si rispetti, la cosa va poi condivisa e soprattutto contraccambiata, anche se all’incontro di sabato sera hanno partecipato persone che invece sono contente di mettere il loro divano a disposizione senza essere loro stessi viaggiatori e lo fanno semplicemente per lo stesso motivo che dovrebbe muovere chi pratica tale attività: il conoscere gente e culture diverse e trarre ricchezza da questo. Chiunque infatti penserebbe che la motivazione prima che possa spingere qualcuno a dormire sul divano di uno sconosciuto sia il risparmio ma in fondo poi non è sempre così. Spesso non tutti quelli che hanno un letto da offrire vivono nel centro cittadino, quindi bisogna considerare, tra le altre cose, i costi di trasporto per arrivare in centro. In più, chiunque abbia un po’ di buon senso, non si presenterà a mani vuote ma contribuirà almeno alla spesa in casa per i giorni in cui sarà ospite. Alla fine quello che si spende può essere comparabile a ciò che si spenderebbe in un ostello a buon mercato in centro con bagno al piano. Cosa ci si guadagna? Un’esperienza diversa.
Non avendo mai praticato couch-surfing e non facendo parte della comunità, sabato sera mi sono limitato ad osservare, finché, non ricordo come, Chris si è fermato a parlare con me.
Chris è un trentottenne del posto che da anni vive la sua vita facendo backpacking, zaino in spalla e chilometri da macinare. La chiacchierata con Chris è stata interessante e soprattutto illuminante, di quelle che poi ti chiedi: Ma io che sto facendo? “Spesso” mi ha detto Chris, “anzi, quasi sempre, si finisce vittime del proprio lavoro. Più guadagnamo, più ci diamo dei motivi per dover guadagnare ancora di più e alla fine non ne usciremo mai. Chiunque può fare quello che faccio io, basta semplicemente farlo“.
Riassumerò la conversazione nei punti che chiunque abbia intenzione di affrontare un viaggio dall’altra parte del mondo, zaino in spalla, potrà trovare interessanti. Se avete letto il blog di Chris avrete visto che recentemente ha viaggiato da Perth a Bisbane (4300 km circa) facendo autostop, a volte montando la sua tenda sul bordo di una super strada. Quelli che seguono non sono i miei personali consigli nè sto suggerendo a nessuno di fare altrettanto. L’unico consiglio personale che posso dare, non avendo mai fatto viaggi simili, è che la prima cosa che andrebbe messa nello zaino è un po’ di buon senso e la capacità di saper capire quando è il caso di non rovinarsi la vacanza.
Come fa Chris a risparmiare sui voli? Durante l’ultimo viaggio, ha detto, ha pagato circa £300 per un biglietto per Perth, Australia. Il biglietto iniziale da Londra lo ha portato in Sri Lanka, dove si è fermato un po’ e da dove poi ha raggiunto Perth con dei voli interni di compagnie locali. A volte conviene raggiungere l’area geografica piuttosto che direttamente la località dove si vuole andare e poi spostarsi con dei voli interni, molto più a buon mercato. Ovviamente ci si impiega più tempo, ma in fondo quando si viaggia zaino in spalla ci si dovrebbe liberare da certe convenzioni come quella del tempo.
Come fa Chris a sostentarsi durante viaggi lunghi mesi? “Ovunque c’è qualcuno che ha un giardino da potare o una parete da ridipingere. Basta saper essere lì al momento giusto“. Questa la risposta che mi è stata data e per quanto possa sembrare facilona, penso che il senso sia chiaro: anche in quei Paesi dove solitamente la gente non paga il giardiniere per badare alle piante si può trovare qualcuno che ha bisogno di una mano col raccolto in cambio di un pasto o un passaggio per la città successiva. Se poi si è fortunati, continua Chris, si può sempre lavorare come house-sitter. Cos’è un house-sitter? Semplice da spiegare: un baby-sitter è qualcuno che guarda i bimbi di qualcun altro mentre i genitori non ci sono. Un house-sitter è qualcuno che guarda la casa di qualcun altro mentre i proprietari sono via. Ovviamente si parla di chi ha una casa grande, spesso con animali da accudire e, appunto, giardini da potare. Esistono delle agenzie online dove è possibile registrarsi e candidarsi per certe posizioni. La paga varia: principalmente consiste nell’avere un alloggio, spesso anche il vitto e a volte qualcosa in più.
E in quei Paesi dove serve un visto per lavorare? Si riesce sempre a lavoricchiare. Da persona che vive e lavora all’estero e ha dovuto affrontare la lunga prassi per prendere un visto, dico anche di non esagerare.
Come ci si sposta internamente? Si cammina, si viaggia su pullman stracarichi o a volte si riesce a rimediare un passaggio. Il consiglio è viaggiare di notte se possibile: si risparmierà sull’alloggio.
Non è mai pericoloso? Basta usare sempre la testa ed evitare certe situazioni che potrebbero essere pericolose. Per quelle che non dipendono da noi non possiamo fare molto. Non ostentate iPhone e iPad: sembrate poveri con nulla che varrebbe la pena rubare.
La chiacchierata con Chris è andata avanti con i suoi racconti di posti visitati e gente incontrata nel sud-est asiatico, in Australia e nelle isole del sud Pacifico, finché la campana ha suonato l’ultimo giro servito al pub e i coach-surfer hanno ripreso la strada. Senza zaino in spalla stavolta.
C’è un’età giusta per fare queste cose? Questa di domanda non l’ho fatta a Chris. Mi piace pensare che non si è mai troppo vecchi per niente, neanche a 38 anni per girare l’Australia in autostop, ma forse sulla soglia dei 35 questo è quello che mi dico per rassicurarmi che c’è ancora tempo. Non mi piace pensare che tale convinzione, che tanto non è mai troppo tardi, diventi una giustificazione per rimandare invece di montare lo zaino e prendere la strada. In fondo, se non ora, quando?